Roma, 12 lug. (LaPresse) – “L’inchiesta P4 ha segnato la fine della mia carriera. E’ stato un dramma in cui sono rimasto stritolato da una guerra più grande di me e da cui sono uscito a testa alta. La storia di questi giorni, se non fosse per la sovraesposizione mediatica, è banale”. Lo ha detto in un’intervista al quotidiano ‘La Repubblica’ il generale Michele Adinolfi, protagonista con il premier Renzi di alcune intercettazioni in cui i due parlano dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Renzi “mi ha detto di stare sereno”, aggiunge il comandante in seconda della guardia di finanza, che chiede di ascoltare le famose intercettazioni perché “sono convinto che quelle frasi, che sicuramente saranno state pronunciate, non siano mie. Io non conosco Giulio Napolitano e non avrei mai potuto permettermi di dire nulla del mio presidente”.

Con Renzi e Lotti, spiega, “siamo diventati amici” quando “sono arrivato a Firenze nel 2011 come comandante interregionale Toscana, Emilia, Marche. Erano i miei interlocutori istituzionali”, ricorda, e respinge le accuse di aver creato una rete relazionale per i propri interessi: “E cosa avrei ottenuto da Renzi? O cosa avrebbero ottenuto Renzi e Lotti da me? A Firenze, per dirne una, non ho mai seguito né voluto sapere alcunché dell’inchiesta sulla casa di Marco Carrai abitata da Renzi”.

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