di Claudia Farallo

Roma, 5 lug. (LaPresse) – Le coste della Grecia sembrano più vicine nel giorno del referendum sulla proposta della Troika. Chi contro l’austerità, e chi contro un’austerità che però si porterebbe appresso anche l’euro, sono volati ad Atene decine di parlamentari italiani, tra Sel, Pd, ex Pd, M5s ed ex M5s. E da lì attenderanno i risultati di quella che sarà, comunque vada, una consultazione chiave per il futuro dell’Europa.

Era mattina quando la delegazione di Sel è giunta in piazza Syntagma. Capitanato da Nichi Vendola, il gruppo di deputati e senatori comprendeva Nicola Fratoianni, Arturo Scotto, Loredana De Petris, Michele Piras e Massimo Cervellini. Con loro, anche l’ex Pd Stefano Fassina, il deputato democrat Alfredo D’Attorre e l’ex grillino Franco Campanella.

Due battute con i giornalisti e poi via verso la sede di Syriza, dove ad attenderli c’era Tasos Koronakis, segretario nazionale del partito greco. “Abbiamo discusso dell’importanza del voto di oggi, per il destino della Grecia, dell’Europa e dell’Italia”, ha detto Fassina. “L’agenda liberista che soffoca la Grecia”, ha chiarito, “è la stessa che soffoca l’eurozona e i Paesi più esposti come l’Italia. È una battaglia comune”. “Syriza, sulle proprie piccole spalle, sa di avere una responsabilità politica rispetto alla possibilità che in Europa ci sia un cambio”, ha fatto eco Arturo Scotto, capogruppo di Sel a Montecitorio.

Il pensiero è stato rivolto anche al presidente del Consiglio, accusato di essersi ‘appiattito’ sulla posizione tedesca. “La posizione della Merkel danneggia il nostro interesse nazionale e, purtoppo, il governo italiano si è schierato col più forte nonostante le posizioni del più forte siano negative per l’interesse nazionale”, ha dichiarato Fassina, appena uscito dall’incontro con Syriza. “In tutta questa vicenda la parte più codarda è quella che ha giocato l’Italia”, ha twittato Vendola.

Sugli esiti nessuno si sbilancia, ma una cosa viene data per certa: il referendum greco sulla proposta di Bce, Fmi e Commissione europea cambia, di per sé, l’Europa. Che vinca il sì o vinca il no “cambia comunque la percezione che l’Europa ha di sé, ovvero che si può scegliere una linea di politica economica anche attraverso il voto popolare e democratico, e non con tutto scritto all’interno dei trattati o rimandato definitivamente alle scelte di un’élite ristretta”, ha detto Scotto.

Che il cambiamento sia fin da oggi ne sono convinti anche i parlamentari 5 stelle. La loro delegazione, annunciata di circa 50 parlamentari e una decina di europarlamentari, è giunta ad Atene a scaglioni durante la giornata. Alla sede di Syriza hanno preferito la piazza e, da quanto si apprende, non incontreranno esponenti del partito ellenico. “Siamo ad Atene perché la cosa più bella, e ciò che riteniamo sia una vittoria per tutti i popoli d’Europa, è quella di poter scegliere e di potersi esprimere su delle questioni così importanti”, ha commentato il deputato pentastellato Giorgio Sorial, che ha puntato il dito anche contro l’euro: “Il referendum in Grecia è un referendum sulle politiche di austerità, ma è innegabile che le politiche di austerità siano direttamente correlate alla moneta unica”.

Ma sebbene siano tutti in piazza ad Atene, le diverse delegazioni ci tengono a mettere le distanze. Da Salvini e Grillo “ci distingue una cosa”, dice Scotto: “che noi siamo innamorati dell’Europa”. La sinistra, secondo Scotto, deve farsi portatrice di “un europeismo antagonista all’Europa schiacciata sulla Merkel che oggi rappresenta Matteo Renzi, ma anche all’Europa degli egoismi di Salvini e all’Europa dei populismi di Grillo”. La replica non tarda ad arrivare: “La parola populista è da ricondurre direttamente a un referendum”, dice Sorial. “Nel momento in cui si sceglie di fare decidere un popolo, la politica diventa giustamente populista”, spiega.

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