Roma, 7 giu. (LaPresse) – E’ attesa per domani alle 21 nella sede nazionale del Pd, in largo del Nazareno a Roma, la direzione del partito, dopo lo scontro avvenuto alle Regionali. L’appuntamento è visto da molti come la resa dei conti fra i democratici. E, a differenza di quanto paventato dall’inizio del suo mandato da segretario, in apparenza non è stato Matteo Renzi a innescare la mina contro la minoranza dem. La situazione è precipitata con la scelta della presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi di pubblicare la lista degli impresentabili il giorno prima del voto delle elezioni regionali del 31 maggio. Dopo il casus belli, nel Pd molti si sono smarcati apertamente a favore o contro una delle leader storiche prima dell’Ulivo poi del Partito democratico.

Come un castello di sabbia che si sgretola, dopo il caso Bindi, sono seguite altre prese di posizione. La più evidente è quella espressa su Twitter da Area Riformista che fa capo a Roberto Speranza: “Facciamo fatica ad andare avanti così. Ci stiamo preparando alla sfida congressuale”, con hashtag ‘scuola’ e ‘Senato’. La posta in gioco che verrà messa sul tavolo domani sera è chiara: la minoranza Pd chiede modifiche alle riforme dell’istruzione e del bicameralismo volute dal governo.

Sul tavolo ci saranno molte carte da giocare da entrambe le parti. A cominciare dal caso di Vincenzo De Luca, vincitore alle Regionali della Campania, su cui pende la legge Severino – che l’esecutivo ha detto di non volere toccare – e l’onta di ‘impresentabilità’ attribuita dalla commissione parlamentare Antimafia. Proprio oggi a ‘In mezz’ora’, la trasmissione di Lucia Annunziata su RaiTre, De Luca ha definito la sua posizione. “Non chiederò nulla a Renzi”, ha detto, assicurando che non subirà influenze nello scegliere i membri della sua giunta. Infine, dopo la querela per diffamazione, un altro attacco alla Bindi. De Luca ha definito l’iniziativa della presidente della commissione bicamerale Antimafia “infame e diffamatoria” sotto il profilo morale ed “eversiva” dal punto di vista costituzionale.

Il disegno di legge sulla scuola – ora in commissione al Senato con 2200 emendamenti, dopo il primo sì della Camera – non smette di suscitare polemiche al punto che a Repubblica delle Idee, ieri, il premier si è detto disposto a rivederne alcuni punti. Ed è di oggi la notizia che il Movimento 5 Stelle invierà domani un esposto e una diffida contro il Miur, oltre a presentare un atto parlamentare, in quanto, secondo i pentastellati, “dagli uffici regionali del Miur stanno già partendo le circolari nelle quali si chiede ai dirigenti scolastici di indicare l’organico potenziato da assumere per il prossimo anno mentre il disegno di legge è ancora in discussione al Senato”. Un atto che, secondo il M5S, dimostrerebbe la scarsa considerazione del governo nei confronti del Parlamento e l’inconsistenza dell’apertura annunciata da Matteo Renzi.

Un momento non facile per il Pd che a distanza di una settimana si è trovato ad affrontare il ‘caso Regionali’ con un candidato presidente “impresentabile” in Campania e una sonora sconfitta in Liguria a causa di un concorrente – Luca Pastorino – appartenente allo stesso centrosinistra e voluto da Sergio Cofferati, arrivato secondo alle primarie del Pd dopo la candidata renziana Raffaella Paita, non senza polemiche in merito a presunte irregolarità – e una seconda tranche dell’inchiesta Mafia Capitale che ha portato alla chiusura di 20 circoli romani del Pd e ha visto nel mirino di chi ne vuole le dimissioni il sindaco di Roma Ignazio Marino e il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

Domani Matteo Renzi tornerà in tempo dal G7 in Germania per affrontare le spinose questioni interne al partito e martedì è attesa la riunione dell’intero gruppo Pd in commissione Antimafia per discutere il ‘caso Bindi’.

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