Roma, 7 nov. (LaPresse) – “Abbiamo avuto qualche discussione in questi giorni” in merito al patto del Nazareno, “noi confermiamo questa volontà di scrivere le regole del gioco insieme con il centrodestra, con Grillo e con le altre forze politiche, proprio perché non vogliamo poi le larghe intese. Noi manteniamo l’impegno per scrivere le regole del gioco tutti insieme. Siamo disposti a fare le riforme con chi ci sta. Se poi qualcuno si tira indietro, noi però andiamo avanti. Quello che noi non accetteremo mai sono i veti”. Dalla cena di autofinanziamento del Pd, a Roma, Matteo Renzi da un lato rassicura sul patto del Nazareno – dicendo di confermare gli impegni -, dall’altro apre ad altre possibili accordi sui contenuti delle riforme, come avvenuto in modo evidente ieri con il voto congiunto di Pd e M5S sui giudici della Consulta e del Csm.

Sempre in merito alla possibilità di elezioni anticipate, di cui si sarebbe lamentato proprio Silvio Berlusconi, Renzi ha speso parole chiare: “Il risultato del Pd alle Europee non si usa per fare giochini politici – come per esempio le elezioni nel momento in cui a noi converrebbe di più – noi questo 40,8% lo mettiamo a disposizione del Paese, lo reinvestiamo sull’Italia. Ed è uno sforzo pazzesco: mandare avanti le riforme tutte insieme”.

Renzi per la prima volta affronta anche il nodo dei conti italiani. “Gli indicatori economici italiani non sono positivi”, dice, ma aggiunge subito dopo: “Verrebbe voglia di dire che il Pil non conta niente” e cita il discorso di Bob Kennedy sull’inadeguatezza del Pil per misurare la ricchezza reale di un Paese. Quindi lancia il video con il famoso discorso del candidato presidente Usa, tenuto nel ’68 nell’università del Kansas.

Tra le questioni affrontate, compare anche la giustizia. E Renzi non risparmia una stoccata ai magistrati – “ribadisco, anche se questo non è il punto centrale della riforma, che le ferie dei magistrati sono troppe” – e sottolinea che “per 20 anni si è parlato di giustizia solo per i processi che riguardavano qualcuno”. “Ma il punto – ha rimarcato il premier – è che io mi vergogno dello spread sulla durata del processo civile in Italia: tre volte il tempo di altri Paesi per arrivare solo a una sentenza di primo grado”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata