Dal nostro inviato Jan Pellissier

Brescia, 9 nov. (LaPresse) – Ogni volta che Matteo Renzi viene a Brescia è per lanciare messaggi ben chiari. Nel 2013 appoggiò l’attuale sindaco Emilio Del Bono, marchiando come “sua” una vittoria in teoria del Pd, che era uscito con le ossa rotte del voto di qualche mese prima. Fu l’inizio della risalita anche per Renzi, battuto nelle primarie da Bersani. Poi è tornato a settembre, sfidando a viso aperto l’establishment economico che in quei giorni era radunato a Cernobbio, inaugurando la nuova sede delle Rubinetterie Bresciane. Al suo fianco allora come oggi, Giorgio Squinzi, leader degli industriali che, dopo l’iniziale fase di studio, ora appoggia e promuove a pieni voti il governo e la Legge di Stabilità. Celebrare quest’alleanza era infatti il motivo vero dell’odierna visita. Una vicinanza ovviamente indigesta ai sindacati, in specie Cgil e Fiom che oggi hanno presidiato l’assemblea degli industriali bresciani con un corteo rumoroso ma pacifico.

Molto più agitato invece il corteo organizzato dai movimenti antagonisti bresciani, che pur non riuscendo ad avvicinarsi alla Palazzoli, dove si sono ritrovati gli imprenditori e Renzi, ha dato molto lavoro alle forze dell’ordine. Il premier non si è fatto impressionare, anzi con gli operai dell’Italcementi e della Omr di Rezzato che ha visitato sempre in questa frenetica mattinata, ha parlato a lungo, ascoltando e rispondendo con calma. “Ha un’empatia molto forte con i lavoratori, e non è scontato in questo momento”, ha raccontato Del Bono che l’ha seguito da molto vicino.

Agli industriali invece Renzi ha rilanciato molti messaggi forti. “Il Paese vive una finestra di opportunità unica, ne sono profondamente convinto. Non coglierla sarebbe un errore gravissimo per noi e i nostri figli”, ha spiegato. Famiglia che è stata anche al centro del passaggio odierno più importante: “C’è l’idea di fare del lavoro il luogo dello scontro, mettendo uno contro gli altri lavoratori e impresa. Ma questa è una delle idee che hanno bloccato l’Italia, per 20 anni. Non esiste una doppia Italia, esiste solo un’Italia di chi vuole bene ai propri figli”. Però a chi vuole contestare il governo o il premier, Renzi dà il via libera, purché “non usino il mondo del lavoro come un campo di gioco di una partita politica, usando chi è senza lavoro”. Poi, riaprendo alla speranza, Renzi ha ribadito che “se riusciamo a far quanto promesso, l’Italia dei prossimi anni sarà la locomotiva d’Europa. E’ finito il tempo dei ‘si farà’, si fa ora o mai più”. “Il sistema Italia ha tutte le condizioni per uscire dalla crisi” ha garantito il premier, evidenziando le responsabilità della politica “che negli ultimi 30 anni non ha realizzato nulla”, e ribandendo che in futuro non sarà più possibile dare la colpa a qualcun’altro, perché “il processo di cambiamento avviato con le riforme è straordinario: finalmente si saprà chi non fa le cose”. Proprio per questo, “il primo gennaio 2015, e non ci sono dubbi, ci saranno regole nuove” per il mercato del lavoro. Ecco perché sul Jobs Act e la possibile fiducia, Renzi non si spaventa: “Se serve, la mettiamo; se non serve, non la mettiamo”.

“E’ da superare l’attuale disciplina dei licenziamenti, riservando la reintegrazione solo ai casi in cui vi siano oggettivi elementi di discriminazione” gli ha fatto sponda Squinzi. “Servono due soli ammortizzatori universali, obbligatori: la cassa integrazione guadagni, per affrontare crisi nelle quali è prevedibile una ripresa dell’attività, e l’ASPI per coloro che hanno perso il lavoro e sono attivamente alla ricerca di una nuova occupazione”. “L’Italia sta dimostrando leadership e autorevolezza, chiedendo una stagione di investimenti, ma con serietà, nel rispetto delle regole e degli impegni presi. È un merito che va riconosciuto al presidente del consiglio e al suo Governo” ha proseguito Squinzi, riferendosi al ruolo europeo del Governo. “I saldi della manovra ci dicono che essa non può dirsi pienamente espansiva, ma certamente limita dosi ulteriori di restrizione della domanda. In un’economia già duramente provata come la nostra è molto”, ha aggiunto sulla legge di Stabilità che, secondo Squinzi, “introduce una significativa discontinuità rispetto al passato”. “Il valore della manovra è, se mi consentite, soprattutto fondato sulla restituzione di fiducia: aiutare gli italiani a uscire dalla spirale recessiva e a credere che una lunga stagione negativa ce la possiamo lasciare definitivamente alle spalle” ha proseguito, ricordando però che sul punto cruciale, che sono gli investimenti “a nostro avviso la manovra fatica”. “Bisogna andare avanti” ha poi detto Squinzi, in partenza per Roma dove stasera sarà audito in Parlamento proprio sulla legge di bilancio.

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