Di Salvo Cataldo

Palermo, 26 ott. (LaPresse) – “Un presidente della Repubblica interrogato dall’avvocato di un mafioso nell’ambito del processo Stato-mafia in qualsiasi paese europeo si sarebbe già dimesso. E’ una questione di opportunità politica: ci troviamo in una situazione imbarazzante”. Lo dice il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio commentando con LaPresse la possibilità concessa al legale del boss Totò Riina, Luca Cianferoni, di porre domande al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che martedì deporrà in un’udienza del processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia.

“Che ci fa il presidente della Repubblica in questo processo?”, si chiede Di Maio, a Palermo per partecipare allo ‘Sfiducia day’ organizzato dal Movimento cinque stelle contro il governatore siciliano Rosario Crocetta. “Non so come andrà a finire questo processo – aggiunge – Io tifo semplicemente per la verità, ma chi, in questo momento, è coinvolto in questo processo, anche solo come persona informata sui fatti, se è la carica più alta di questo Stato dovrebbe domandarsi che immagine stia dando dello Stato in questo momento. Non sto dicendo che Napolitano sia un criminale, ma dal punto di vista politico – conclude – rappresenta un imbarazzo”.

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