Di Donatella Di Nitto
Roma, 17 set. (LaPresse) – Salvare il patto del Nazareno e sbloccare lo stallo in Parlamento sulle nomine dei due membri laici del Csm e dei due giudici della Corte costituzionale. Questo l’obiettivo dell’incontro di oggi alle 17 a Palazzo Chigi tra il premier Matteo Renzi e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Che i due si dovessero vedere era noto già dall’ultimo faccia a faccia prima della pausa estiva, ma il duro monito lanciato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, oggi ha dato una accelerata quasi prevedibile. Oggi pomeriggio infatti torneranno a riunirsi le due Camere e c’è già odore di una ennesima fumata nera. Non tanto sulla Consulta ma sul Csm, organo, come ha spiegato lo stesso capo dello Stato, che ha bisogno dell’interezza del suo plenum per operare come organo di garanzia. Napolitano ha infatti avvertito dei “gravi interrogativi” che potrebbero sollevarsi “senza risultati conclusivi” delle votazioni in Parlamento. Ma ha anche messo in evidenza come possa essere possibile in futuro con quorum più alti (il disegno di legge sulla riforma costituzionale infatti prevede un innalzamento delle soglie) trovare un accordo politico sui candidati se oggi non lo è.
Questa mattina il messaggio inviato ai parlamentari azzurri confermava la convergenza del partito su Violante e Bruno alla Consulta, ma sul Csm scheda bianca. L’ennesimo probabile ‘nulla di fatto’ ha quindi costretto Napolitano a intervenire e gli eventi hanno poi avuto un cambio di passo. Poco prima dell’inizio della votazione alla Camera, prevista per le 16,15, nuovo sms per i senatori e deputati azzurri: per il Csm votare Pierantonio Zanettin. E a seguire il nuovo faccia a faccia tra i due leader, il quarto da quel 18 gennaio quando il leader del partito di opposizione varcò la soglia del Nazareno, sede politica del centrosinistra. Sullo sfondo però non c’è solo il problema Consulta e Csm, Renzi e Berlusconi coglieranno l’occasione anche per blindare il patto del Nazareno, che si regge sul non andare alle urne prima del dovuto, in cambio di una opposizione ‘responsabile’ che vada in soccorso del governo su provvedimenti necessari per il bene del Paese.
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