Roma, 5 lug. (LaPresse) – “Resto convinto di quanto dissi alle Camere, nel giorno anniversario della nascita del nostro Stato: dinanzi alle prove più difficili che l’Italia, a partire da allora, abbia dovuto affrontare, ‘ha operato, e ha deciso a favore del successo, un forte cemento unitario, impensabile senza identità nazionale condivisa’. E questo è vero anche oggi dinanzi alle nuove prove che ci attendono, incalzanti e complesse come non mai”. Così il Capo dello Stato Giorgio Napolitano in una lettera al quotidiano ‘La Repubblica’, in occasione del centenario dalla prima Guerra Mondiale che si celebrerà domani a Redipuglia.
Il Presidente della Repubblica ha rivolto un accorato appello all’Europa, perchè resti unita, e all’Italia affinchè favorisca questo processo nel delicato semestre che la vede alla guida della Ue. “I paesi europei – si legge – che si combatterono allora sanguinosamente su fronti opposti, si ritrovano oggi insieme nel grande progetto e crogiuolo dell’integrazione comunitaria, dell’Unione che raccoglie 28 Stati membri ed è aperta ad altri naturali completamenti: e dovrebbero dunque porsi il problema di una commemorazione comune e della lezione da trarne per far crescere il loro comune patrimonio identitario”. Napolitano esprime quindi un rammarico che è anche un monito. “Purtroppo – scrive – le cose non stanno muovendosi in questo senso: nella commemorazione, cento anni dopo, della prima guerra mondiale, dall’iniziale sua deflagrazione al suo tormentato epilogo, l’Europa sta ‘procedendo in ordine sparso’, come si è letto in un assai critico commento francese”.
“Essa – spiega il Capo dello Stato – rischia addirittura, impantanandosi fin dall’inizio in polemiche recriminatorie sulla responsabilità dello scoppio della guerra, di veder resuscitare le opposte fazioni del passato, com’è sembrato accadere qualche giorno fa a Sarajevo”. E il richiamo alla responsabilità del nostro Paese. “Ecco dunque – dice Napolitano – un primo punto su cui l’Italia stessa dovrebbe farsi sentire: il richiamo alla necessità che l’Europa, l’Unione e le sue istituzioni, non rinuncino all’obbiettivo di suscitare una memoria collettiva europea rispetto a vicende che hanno profondamente segnato la nostra storia”.
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