Milano, 7 feb. (LaPresse) – Il premier Enrico Letta volerà a Sochi per l’apertura delle Olimpiadi invernali 2014. Lo annuncia lo stesso presidente del Consiglio in una lettera aperta indirizzata a Ferruccio De Bortoli, il direttore del quotidiano ‘Il Corriere della Sera’. Letta non risparmia qualche critica al governo russo.
“Caro Direttore – scrive Letta – oggi sarò a Sochi, al fianco dei 113 atleti italiani, all’inaugurazione della ventiduesima edizione delle Olimpiadi invernali. È una scelta che rivendico. Proprio per questo non mi sottraggo al dibattito sull’opportunità della mia presenza. Meglio non andare, qualcuno ha detto. Meglio disertare per manifestare più esplicitamente il dissenso del nostro governo – già peraltro inequivocabile – rispetto alle discriminazioni nei confronti delle persone omosessuali e alla limitazione delle libertà di espressione. In molti tuttavia hanno preferito esserci, a partire dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che senz’altro non può essere tacciato di mollezza nella causa universale di difesa dei diritti”.
Per l’occasione Letta avrà anche modo di confrontarsi con gli altri leader mondiali in merito a una possibile candidatura italiana per le Olimpiadi del 2024. “Anche di questo parlerò oggi e domani a Sochi con i capi di Stato e di governo. Con loro e con quanti avranno la responsabilità di valutare la possibile candidatura olimpica di Roma 2024. Come è stato per Roma 1960 e Torino 2006, e come deve essere oggi per Expo 2015, è indispensabile guadagnare credibilità, mobilitando intorno a questo progetto le risorse e la passione di tutto il Paese, a partire dalle sue istituzioni”, ha evidenziato il presidente del Consiglio.
Il presidente del Consiglio spiega i motivi che l’hanno spinto a partecipare alla cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici Invernali di Sochi. “Non ho la presunzione di assegnare le pagelle su quale sia lo strumento più efficace di affermazione dei propri valori in questa vicenda: se la strada della pressione diplomatica forte, la ‘moral suasion’, i gesti simbolici, il confronto aperto. Per me lo sport non è politica – ha sottolineato – E’ però dimensione pubblica. E’ cultura delle regole, competizione tra pari, aggregazione sociale. In un campo di basket, come in una pista di neve o di ghiaccio, non conta da dove vieni, quanto guadagni, che religione professi, che partito voti. Non conta quali sono le tue inclinazioni sessuali. In un campo e in una pista contano l’agonismo, il sudore, la testa. Vinci o perdi, ma per dare il meglio di te puoi fare affidamento solo sui talenti e la fatica”.
Il premier ha ribadito quindi il valore sportivo dei Giochi. “E così, dopo anni di sacrifici, che i nostri atleti sono arrivati a Sochi. Rappresentano l’Italia. Sfilano dietro il tricolore. Sono portatori dei valori che la nostra bandiera in sé compendia: la libertà, l’eguaglianza, la condanna di ogni forma di discriminazione – prosegue Letta nella sua missiva – Principi inscritti nella Costituzione repubblicana come pure, a ben vedere, nella più profonda identità europea, quella che ha modellato anche lo spirito olimpico, antico e moderno. Essere in Russia, da presidente del Consiglio di un Paese che storicamente tanta parte ha avuto nella costruzione della coscienza europea, significa esprimere, appunto in una dimensione pubblica, la nostra concezione di libertà, di comunità, di rispetto dell’altro”, ha sottolineato il presidente del Consiglio. “Esserci non significa dismettere ma anzi riaffermare il ruolo che l’Italia svolge, e ancor più continuerà a svolgere quando sarà alla guida dell’Europa nel prossimo semestre, per l’estensione (e certo non per un arretramento) dei diritti. Esserci, infine, vuol dire porsi in continuità con la nostra tradizione olimpica. Una tradizione fatta di presenze. Mai di diserzione”, ha ribadito il premier.

