Parma, 5 gen. (LaPresse) – Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd, che si trova ricoverato in ospedale per una emorragia cerebrale, ha sessantadue anni ed è stato presidente della Regione Emilia Romagna tra il 1993 e il 1996, nonché ministro dell’Industria negli esecutivi guidati da Romano Prodi e Massimo D’Alema, ministro dei Trasporti con il secondo governo D’Alema e con Giuliano Amato e ministro dello Sviluppo economico nel secondo governo Prodi. Ha vinto le primarie del centrosinistra che hanno preceduto le ultime politiche, ma non è riuscito a portare il Pd alla vincere le elezioni, il che ha provocato una catena di avvenimenti che lo ha portato alle dimissioni.
Originario di Bettola, nel piacentino, figlio di un benzinaio, si laureò in filosofia all’università di Bologna. A 34 anni fu eletto consigliere comunale di Bettola nel Partito comunista. Poi l’elezione in Consiglio regionale, seguito dall’incarico di assessore e infine l’arrivo al vertice dell’ente locale nel 1993. Da allora fu un continuo susseguirsi di incarichi di Governo alla guida di diversi ministeri.
Ma al centro della sua avventura politica c’è la nascita del Partito democratico, nel 2007: alle prime primarie, atto costituente della nuova formazione politica, scelse di non candidarsi alla segreteria, lasciando il campo a Valter Ventroni, che raccolse il 75% dei consensi. Si candidò invece nel 2009, e vinse battendo il segretario uscente Dario Franceschini e il senatore Ignazio Marino. Nel 2012 vinse poi le primarie del centrosinistra indette per scegliere il candidato premier, battendo anche lo sfidante interno, Matteo Renzi.
Nella storia politica di Bersani si delinea il suo ruolo di garante del patto fondativo del Pd in una realtà che doveva tenere conto di due vicende politiche in passato in conflitto, quella del Pci-Pds-Ds e quella della DC-Popolari-Margherita. In questa storia Bersani ha rappresentato l’anima maggioritaria, quella che arrivava dal Pci. E a questa vicenda del patto fondativo del Pd Bersani si è riferito con una definizione rimasta nella memoria: la “ditta”.
Dopo le primarie del 2012 le elezioni politiche però non consegnano al Pd la maggioranza. Bersani, incaricato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di costituire un Governo, non riesce a trovare la maggioranza necessaria in Parlamento. Intanto scade il mandato dello stesso Napolitano. Si procede all’elezione del nuovo capo dello Stato. Bersani propone prima Franco Marini e poi Romano Prodi, due nomi storici del centrosinistra. Ma entrambi vengono silurati. Si procede così alla rielezione di Napolitano. Bersani, sentendosi tradito dal suo stesso partito, si dimette tra le polemiche. Assume provvisoriamente l’incarico l’ex segretario Cgil Guglielmo Epifani. Alle successive primarie dell’8 dicembre 2013, vince Renzi, che diventa il nuovo segretario.