Roma, 23 dic. (LaPresse) – Conferenza stampa di fine anno fiume del premier Enrico Letta alla Camera. Tanti gli argomenti trattati, ma il tema che più sta a cuore al presidente del Consiglio è quello della “svolta generazionale” che c’è stata nella politica italiana. “Ci hanno spesso raccontato – ha spiegato – che l’Italia è un Paese non in grado di produrre leadership di 40enni, ma il nostro Paese quest’anno ha compiuto una svolta generazionale senza precedenti nella storia repubblicana italiana. Credo che l’unico precedente sia quello del dopoguerra”. Anche un monito, però: questa nuova generazione “è messa alla prova e non può fallire e non abbiamo alibi. Io farò quello che posso, per quanto mi riguarda, affinché questa svolta generazionale riesca” e “non si può fallire”. “L’Italia – ha spiegato il premier – tre anni fa ha avuto un grave incidente. Abbiamo lasciato il Pronto soccorso, la sala operatoria, e ora siamo alla fisioterapia”.In apertura dell’incontro, Letta ha voluto dedicare il suo discorso al brigadiere Giangrande, ferito nella sparatoria davanti a Palazzo Chigi nel giorno dell’insediamento dell’esecutivo: “Quel giorno cambiò la vita di una persona, il brigadiere Giangrande ha visto la sua vita menomata per difendere le istituzioni. Le istituzioni sono un valore”.
Grande spazio anche alle riforme, a partire da quella della legge elettorale, che sono da fare subito ma facendo in modo “che manchi la maggioranza dei due terzi alla quarta votazione, così da far decidere ai cittadini” tramite referendum. Sulla situazione politica, invece, Letta dà nuovamente il suo appoggio a Renzi, anche a proposito del dialogo con Forza Italia sulla riforma della legge elettorale che va fatta prima delle Europee, mentre sottolinea come la decadenza di Berlusconi abbia influenzato fortemente le vicende del politiche del Paese. Al Cavaliere, Letta chiede di non farsi “prendere la mano” e arrivare a scegliere “la strada della deriva nichilista. Sarebbe un errore per il Paese e per una persona, Berlusconi, che ha avuto un ruolo importante nella storia dell’Italia e non può terminare la sua storia con una deriva nichilista e populista”. La critica va anche al Movimento 5 Stelle, colpevole di aver “passato il limite negli attacchi al capo dello Stato”, con le parole “assolutamente fuori luogo” le parole di Beppe Grillo.
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