Roma, 29 nov. (LaPresse) – Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini, Piero Longo e le ‘olgettine’ “sono gravemente indiziati” di corruzione in atti giudiziari. Lo scrivono i giudici della Quinta sezione penale del tribunale di Milano nelle motivazioni della sentenza con la quale hanno condannato, il 19 luglio scorso, Nicole Minetti a cinque anni di reclusione, Emilio Fede e Lele Mora a sette anni. “Le giovani donne, che poi rendevano false testimoninaze”, scrivono ancora i giudici del processo ‘Ruby bis’, sono indiziate perché “in qualità di testimoni ricevevano denaro e altre utilità, sia prima che dopo aver deposto come testimoni; Berlusconi in qualità di soggetto che elergiva il denaro e le altre utilità; gli avvocati Ghedini e Longo, in qualità di concorrenti per aver partecipato, nella loro qualità di difensori di Berlusconi, alla riunione del 15 gennaio 2011” organizzata ad Arcore per parlare della “questione” delle perquisizioni domiciliari che c’erano state nei confronti delle ragazze. “In seguito a questa riunione – scrivono ancora i giudici – tutte le ragazze testimoni del nostro processo iniziavano a percepire almeno la somma di 2.500 euro al mese ciascuna, a tempo indeterminato”.

Le ragazze per le quali viene ipotizzato il reato di falsa testimonianza ed è disposta la trasmissione degli atti alla procura per le indagini sono Diana Osorio Oriarte, Arisleida Espinosa, Marysthell Polanco, Barbara Faggioli, Ioana Visan, Elisa Toti, Lisney Barzionte, Francesca Cipriani, Alessandra Sorcinelli, Manuela e Marianna Ferrera, Eleonora e Concetta De Vivo, Roberta Bonasia, Raissa Skorkina, Barbara Guerra, Giovanna Rigatto e Claudia Ioana Almarghioale. All’attenzione dei giudici anche la posizione di Silvia Trevaini, giornalista assunta da Mediaset, che oltre allo stipendio per il rapporto di lavoro subordinato viene comunque pagata 2.500 euro al mese da Berlusconi, come ha dichiarato lei stessa. Inoltre ha ricevuto una cifra intorno agli 800mila euro tra appartamenti e auto che le sono stati interamente pagati, scrivono i giudici.

GHEDINI E LONGO: MOTIVAZIONI SCONNESSE DA REALTA’. “Le motivazioni della sentenza Ruby bis per quanto attiene l’asserita attività di inquinamento probatorio, sono totalmente sconnesse dalla realtà e dai riscontri fattuali”. lo hanno dichiarato gli avvocati Piero Longo e Niccolò Ghedini a proposito delle motivazioni della sentenza di condanna, emessa dai giudici della quinta sezione penale il 19 luglio scorso, di Nicole Minetti a 5 anni e di Emilio Fede e Lele Mora a 7 anni.

“I bonifici di 2.500 euro alle partecipanti alle serate di Arcore non sono affatto iniziati dopo la riunione del gennaio 2011 – precisano i legali di Silvio Berlusconi – bensì solo nel marzo 2012 quindi dopo oltre un anno e di ciò vi è prova documentale. E’ evidente quindi che non vi può essere connessione alcuna”. “Fra l’altro quell’incontro che era volto a reperire elementi utili alla difesa soprattutto di fronte alla giunta delle autorizzazioni è stato narrato al gruppo parlamentare del Pdl in data immediatamente successiva (18.1.2011) con grande risalto di stampa proprio dagli avvocati Ghedini e Longo – aggiungono – . Parimenti nessun rilievo hanno le copie delle dichiarazioni rese ritrovate durante le perquisizioni, poiché a tutti i testimoni era stata consegnata, come più volte ribadito nel corso del processo principale, copia delle dichiarazioni rese. Del resto tutti gli elementi citati nella sentenza erano più che noti alla Procura della Repubblica che giustamente mai ha ritenuto di muovere nel corso del processo principale accusa alcuna nei confronti del presidente Berlusconi e dei suoi difensori o delle testimoni che come tali appunto sono state sentite. Siamo certi che la Procura, preso atto della situazione, non potrà che procedere ad una rapida archiviazione”.

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