Firenze, 27 ott. (LaPresse) – E’ cominciato in questi giorni, ma il processo congressuale del Pd prima e dopo l’acme delle primarie per il segretario dell’8 dicembre, vivrà molti altri momenti di consultazione. Un processo complesso e articolato, che i renziani intendono riformare, anzi “rottamare”. La prima fase è in corso in questi giorni e durerà fino al 5 novembre e riguarda le votazioni per i segretari cittadini e provinciali, insieme alla rispettive assemblee. A questa fase possono partecipare solo gli iscritti al partito. Poi dal 7 al 17 novembre si svolgerà le votazione per la convenzione nazionale. Nei 6mila circoli, e solo da parte degli iscritti al partito, infatti saranno votate le 4 mozioni dei candidati segretari. In base a quanti voti prenderanno rispettivamente le mozioni Renzi, Cuperlo, Civati e Pittella, il 24 novembre saranno scelti i 1000 partecipanti alla convenzione.
Istituzione che come i fiori dei cactus, durerà poche ore, il tempo di contarsi, e poi tutto si scioglierà come neve al sole. A cosa serve la convenzione? Solo a farsi un’idea di cosa pensa la famosa ‘base’? No. In realtà una funzione la convenzione ce l’ha, ed è ridurre a tre il numero dei candidati alla guida della segretaria. Saranno infatti solo i tre che avrvanno preso più voti nei 6mila circoli a contendersi l’8 dicembre la poltrona di segretario, finora occupata da Walter Veltroni, Pier Luigi Bersani e Guglielmo Epifani.
L’esito delle primarie sarà decisivo anche per definire la composizione della direzione del Pd, composta da 100 persone. L’ultimo tassello sarà quello delle votazioni per i segretari e le assemblee regionali, che dovranno svolgersi entro il 31 marzo. Qui la partecipazione sarà aperta, come per le primarie, ad iscritti e non, previo pagamento di 2 euro. A quel punto il Pd avrà un nuovo governo. In quello attuale, la segreteria di Epifani, siedono attualmente 14 persone.
Di questa barocca costruzione cosa lascerà in piedi Matteo Renzi? “Poco o nulla, si rottama tutto”, si dice da più parti alla Leopolda.
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