Chianciano (Siena), 14 set. (LaPresse) – “Se cade il Governo il decreto non sarà convertito e si tornerà a pagare l’Imu”. Lo ha detto il premier Enrico Letta, intervenendo a Chianciano, nel senese, alla festa dell’Udc. “Faccio il premier perché ne sono convinto – ha aggiunto -. Non è un sacrificio – ha puntualizzato – anzi è un onore ed è la cosa più bella che può capitare a chi ama le istituzioni” ma devo “mordermi tante volte la lingua molte volte ogni giorno”.
“MERCOLEDI’ NON CAPITERA’ NULLA AL GOVERNO”. “Sono assolutamente convinto – ha aggiunto il presidente del Consiglio – che mercoledì non capiterà nulla che metterà in pericolo il Governo. Decideranno nella Giunta, il Pdl farà le sue scelte e le sue valutazioni, il giorno dopo non ci sarà nulla che metterà in pericolo il Governo”. In caso contrario, ha sottolineato, “se il Governo cade la legge di Stabilità la scriveranno a Bruxelles, perché noi abbiamo la stessa moneta degli spagnoli e dei francesi”. Qualcosa da dire a Berlusconi? “A Berlusconi non ho nulla da dire, penso a quello che deve fare il Governo”. Nel Pd, ha aggiunto, non ci saranno franchi tiratori a favore di Berlusconi: “Penso di no”.
“LETTA BIS? NON FACCIO GIOCHI POLITICI”. Sull’ipotesi di un Letta bis, ha sottolineato: “Io non faccio nulla nei giochi politici che possano mettere in pericolo la vita del Governo, non tutto è nella mie mani però”. Letta ha anche spiegato che non prenderà posizione al congresso del Pd per un candidato o l’altro alla segreteria.
“INSTABILITA’ POTREBBE COSTARE UN MILIARDO”. Se la politica dovesse prevalere sulla tenuta del Governo, però, ha continuato, si rischia un nuovo aumento dei tassi di interesse che potrebbe costare alle casse pubbliche un miliardo di euro: “Noi – ha spiegato – spendiamo ogni anno 80-90 miliardi per mantenere in vita il debito. Ora abbiamo 4 mesi davanti, se sbagliamo andiamo a spendere un miliardo in più, se facciamo bene i tassi scenderanno come in Spagna. Là hanno un Governo stabile, e gli investitori hanno fiducia. Il problema in Italia è che è ricominciata la fibrillazione politica e i tassi sono risaliti. Se continuano a salire spenderemo un milardo in più”. “Noi – ha sottolineato – abbiamo la possibilità di far scendere i nostri tassi d’interesse, se arrivassimo al 4% sarebbe una spinta all’economia e agli investimenti. Noi risparmieremmo anche gli interessi sul debito pubblico. Se invece finiamo l’anno al 5%, sono soldi che dovremo pagare tutti insieme”.
“PRIMA VOLTA DA MINISTRO MI SENTIVO FIGO, POI IMPARAI A NON PRENDERMI SUL SERIO”. A Matteo Renzi, che lo ha accusato di essere troppo attaccato alla seggiola di premier, ha risposto di non essersi offeso. E per spiegare perché ha raccontato un aneddoto. “Ero da 48 ore ministro, mi sentivo un gran figo”, ha ricordato la prima volta in cui divenne ministro. Era l’ottobre 1998, entrò nell’esecutivo D’Alema con la delega al dicastero delle Politiche comunitarie. L’incarico, ha spiegato, gli fu conferito in una notte: “Ricevetti una telefonata: ‘domani giuri, sei nel Governo’ – ha detto – come qualche volta accade nella vita. Cercavano qualcuno che avesse la mia posizione politica e che avesse competenze sui temi europei, che era ciò di cui io mi ero sempre occupato”. Letta ha raccontato di essersi ritrovato in un hotel di Bologna in una situazione comica: per un equivoco non lo registrarono alla reception e si ritrovò con una coppia in atteggiamenti intimi in stanza, che entrò mentre lui stava dormendo. Dopo di che il concierge, al quale non risultava alcuna registrazione, chiamò la polizia, pensando che fosse un intruso. Chiarito l’equivoco, l’allora ministro potè tornare a dormire. “Quella vicenda mi insegnò a non prendermi mai troppo sul serio”.
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