Genova, 1 set. (LaPresse) – “Il congresso va fatto entro il 7 novembre”. Queste le parole di Matteo Renzi alla festa nazionale del Pd a Genova, durante un’intervista con Enrico Mentana. “Che io ci faccia un pensierino alla segreteria, l’han capito tutti. Il problema è quali regole ci saranno, e soprattutto che tipo di idee ci saranno. Basta casacchine di appartenenza”, ha aggiunto. “Al congresso – ha sottolineato – non voglio il voto dei renziani, voglio il voto di donne e uomini liberi che hanno a cuore l’Italia”.
“Il punto – ha aggiunto il sindaco di Firenze – non è cosa faccio io da grande, ma cosa farà il Pd, che deve tornare ad essere un partito che vince, farò tutto il possibile per raggiungere questo obiettivo”. E guardando al Congresso ha spiegato: “Se il Pd parla dell’Italia vince, se parla del Pd perde. Al congresso quindi parliamo dei problemi degli italiani”.
Poi, parlando delle elezioni perse, ha lanciato una frecciata nei confronti di Pierluigi Bersani: “Riuscire a non vincere quelle elezioni, non era facile, ci siamo dovuti impegnare per riuscirci. Se pensavamo di più al lavoro ai giovani e non a smacchiare il giaguaro, ora non faremmo le riunioni con Alfano e Brunetta”. E riferendosi al suo modo di fare politica ha spiegato: “Ho preso i voti non perché avessi una corrente, ma perché avevo delle idee convincenti. Il 2 dicembre non ho chiesto nulla. Se ci fosse stata una corrente dei renziani, avrebbe oggi il 40% dei posti e dei seggi, visto che ho preso il 40% dei voti”.
Infine da Renzi viene lanciata all’Italia, che a fatica cerca di uscire dalla crisi, economica e politica, una parola di speranza: “Ora basta con le chiacchiere, dobbiamo creare un orizzonte per i prossimi mesi. Non è vero che è finita, la pagina più bella dobbiamo scriverla”. Riprendendo il suo cavallo di battaglia, in concetto di rottamazione, Renzi ha spiegato: “Vanno rottamati anche tanti personaggi dell’economia. In Italia ci sono tante finte realtà imprenditoriali, dove con patti parasociali e sociali, anche con partecipazioni da prefisso telefonico, lo 0,12% o lo 0,15%, controlla i grandi gruppi editoriali, industriali e i giornali”. “Il problema è di come vengono finanziate le aziende, e come vengono controllate – ha aggiunto – dov’erano la Consob e l’Isvap? Possiamo fare altri esempi, c’è bisogno di un settore economico trasparente”. E ancora: “Serve un po’ di tregua fiscale per dare respiro ai contribuenti italiani. Servono tre lauree ad Harvard per stare dietro alle riforme”.
Riferendosi alla dibattuta questione della tassa sulla casa, la ricetta per renzi è una: “Siccome sull’Imu hanno vinto loro, facciamo adesso delle proposte noi? Ad esempio sulle pensioni da 90mila euro o la legge elettorale. Ora si fa un po’ per uno, possiamo essere anche noi a cambiare la vita degli italiani, magari facendoli vivere senza la scimmia del controllo fiscale”.
In chiusura, un appello ai suoi compagni di partito: “Per i prossimi 20 mesi possiamo non parlare dell’assenza di Berlusconi, il Pd deve parlare d’altro. Dobbiamo parlare dei nostri figli e non dei figli di Berlusconi. A sinistra tante volte siamo stati insieme perché di là c’era lui. Ora che le cose stanno cambiando, dobbiamo trovare un modo diverso per stare insieme”.
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