Roma, 5 lug. (LaPresse) – “Le Province sono soppresse”. Il Consiglio dei ministri, incassato lo stop della Corte costituzionale alla riorganizzazione degli enti territoriali contenuta nel decreto ‘Salva Italia’, approva il disegno di legge costituzionale che ne dispone l’abolizione. Le Province italiane saranno abolite “entro sei mesi dalla data in entrata in vigore” del provvedimento. Spetterà allo Stato e alle Regioni, “sulla base di criteri e requisiti definiti con legge dello Stato”, definire “le forme e le modalità di esercizio delle relative funzioni”. Dopo l’intervento della Consulta, spiega il presidente del Consiglio Enrico Letta al termine della riunione, “abbiamo ritenuto necessario agire con l’intervento di maggior livello possibile”, un disegno di legge costituzionale che “abroga il termine ‘Province’ da tutti gli articoli e i commi della Costituzione che lo contengono”.
Il premier spera in una rapida approvazione da parte delle Camere e si rivolge direttamente alla sua maggioranza: “Diciamo al Parlamento – ammette – che è necessario approvare questo provvedimento nel minor tempo possibile”, dal momento che il ddl “rimanda a una legge ordinaria” per quel che riguarda l’abolizione e la riorganizzazione degli enti territoriali. Il Governo, ammette Letta, dovrà poi prendere tutte le misure necessarie “per gestire la fase transitoria”, misure che si faranno carico di “salvaguardare i lavoratori” e “le funzioni” delle Province. La legge ordinaria, spiega il ministro per le Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello, verrà proposta dal ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio “quando conosceremo le motivazioni della sentenza della Corte costituzionale”.
La linea insomma è chiara: il Governo delle larghe intese ha fatto del l’abolizione delle Province una delle sue bandiere, e non sono possibili ulteriori stop. “Ulteriori vicoli ciechi”, per usare le parole di Letta. Anche i tempi sono importanti. “Utilizzeremo la corsia più rapida possibile”, assicura il premier. “Se verificheremo che la via più rapida non è quella del Comitato dei 40” per le riforme costituzionali “utilizzeremo le commissioni parlamentari”. È però il ddl costituzionale sulle riforme, approvato dal Cdm lo scorso 6 giugno, a stabilire che il Comitato dei 40 “esamina i progetti di legge di revisione costituzionale degli articoli di cui ai titoli I, II, III e V della parte seconda della Costituzione afferenti alle forme di Stato e di Governo”, all’interno dei quali rientra anche l’ordinamento delle Province. Non solo. “I Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati – si legge al secondo comma dell’articolo 2 – assegnano o riassegnano al Comitato i progetti di legge costituzionale ed ordinaria” che riguardano “presentati alle Camere a decorrere dall’inizio della XVII legislatura e fino alla data di conclusione dei suoi lavori”. Non è quindi escluso che, per vedere abolite le Province, non debbano comunque passare i 18 mesi previsti per la riforma dell’ordinamento costituzionale.
A dire la sua, e a suo modo, sull’argomento anche Beppe Grillo, che attacca la decisione della Consulta che ha “detto in parole povere le Province non si toccano”. Sono “circa 17 miliardi di risparmio all’anno per un ente le cui competenze possono essere assorbite dalla Regioni, ma di questi tempi si può scialare”, ironizza il leader del M5S. Per l’ex comico l’occasione è ghiotta per ribadire il messaggio principe degli ultimi giorni, quello per cui Grillo ha anche chiesto di incontrare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Di fronte a queste decisioni calate all’improvviso da enti supremi come un fulmine di Giove (ieri il Consiglio Superiore della Difesa per gli F35, oggi la Consulta per le Province) – ribadisce sul suo blog – il cittadino si ritrova come nel ‘Processo’ di Kafka, spogliato da ogni decisione, annichilito da forze inesplicabili, inavvicinabili. Da moderni numi contro i quali non c’è appello”.
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