Roma, 2 giu. (LaPresse)- Molto sobria, ad iniziare dalla folla assiepata lungo le transenne. La parata del 2 giugno ai Fori imperiali di Roma è andata in scena nella maniera più soft possibile. Come già abbondantemente annunciato, niente mezzi militari e niente frecce tricolori. Anche la gente, curiosi, romani e turisti, era meno rispetto alla passate edizioni. La mattinata è iniziata poco dopo le nove, con la deposizione di una corona di alloro sulla tomba del Milite ignoto, all’Altare della Patria, da parte del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ha indirizzato un messaggio alle Forze Armate: “Rivolgo il mio pensiero deferente alla memoria dei militari italiani che in ogni tempo e luogo hanno perso la vita al servizio della Patria: ieri, nel lungo e travagliato percorso che ha reso l’Italia una nazione libera e democratica; oggi, in paesi attraversati da conflitti e devastazioni, in aiuto a popolazioni sofferenti che nella presenza delle forze armate italiane trovano motivo di speranza e di fiducia”, ha scritto Napolitano. Il tema della parata di quest’anno erano ‘Le Forze armate al servizio del Paese’.
Nella tribuna autorità presenti, oltre a Napolitano con la signora Clio, il presidente del Consiglio Enrico Letta, il vice premier e ministro dell’Interno Angelino Alfano, i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, i ministri della Difesa, Mario Mauro, della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, degli Esteri, Emma Bonino, dell’Integrazione, Cecile Kyenge, il capo di Stato Maggiore della Difesa Luigi Pinelli Mantelli, il neo capo della Polizia alla sua prima uscita pubblica Alessandro Pansa, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e il sindaco di Roma Gianni Alemanno. In tribuna anche il sottosegretario alla Difesa, Roberta Pinotti, l’ex ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, Lamberto Dini, Antonio Martino, Maurizio Gasparri vicepresidente del Senato, Antonio Tajani vicepresidente della Commissione europea, Nunzia De Girolamo ministro per le Politiche agricole, i vertici militari, delle forze di polizia e dell’ordine. A sventolare in continuazione un cappellino delle Frecce tricolori in tribuna, a pochi metri dal capo dello Stato, Ignazio La Russa, seduto accanto a Pier Ferdinando Casini che aveva con sé il figlio più piccolo, Francesco.
L’ex ministro della Difesa si era portato il cappellino simbolo delle Frecce tricolori in polemica con l’assenza alla parata del tradizionale passaggio. A fine parata, però, con malcelato orgoglio annuncia: “Il presidente della Repubblica mi ha assicurato che il prossimo anno saranno ripristinate. Si addestrano tutto l’anno e il loro addestramento costa: lo spreco è quindi non usarle in una manifestazioni come questa”.
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