Pontida (Bergamo), 7 apr. (LaPresse) – La Lega resta unita e le voci che darebbero Umberto Bossi e i suoi fedelissimi pronti ad uscire dal movimento non sono altro che “balle”. Lo dimostra l’abbraccio tra il Senatur e Roberto Maroni sul palco di Pontida. Il segretario del Carroccio è andato a salutare Bossi al termine del suo discorso e gli ha circondato le spalle con il braccio. Il padre nobile della Lega è sempre stato al fianco di Maroni nel corso del suo intervento che ha chiuso la manifestazione.

BOSSI: CHI DICE CHE TUTTO VA BENE E’ UN LECCACULO. “Io ho fatto la Lega non per romperla – ha assicurato Bossi – chi ha detto che va tutto bene è un lecca culo, però tutto è ancora rimediabile e intendiamo rimediare”. Il presidente della Lega ha invitato i militanti, che poco prima avevano contestato il segretario della Liga Veneta Flavio Tosi, a evitare “fischi e insulti” per non fare “contenta la canaglia romana” e dare ragioni ai giornalisti “lecchini di Roma” che nei giorni scorsi hanno scritto di tensioni e dissensi. Sul Veneto, però, ammette, serve un congresso subito, come chiede uno striscione tra le prime file sotto il palco, perché dice “ormai tutti è commissariato”.

TENSIONI SOTTO IL PALCO. Poco prima lo stesso gruppo di militanti, una ventina di persone, avevano mostrato manifesti con il segretario del Carroccio Maroni con il naso da Pinocchio. Abbastanza per scatenare un gruppo di fedelissimi maroniani e generare attimi di tensione, che avrebbero potuto sfociare in rissa se il servizio d’ordine del Carroccio non fosse intervenuto a calmare gli animi.

Il Senatur poi si dice dispiaciuto per la base del partito “che viene trattata un po’ male, perché non ha le basi per difendersi” e che dovrebbe essere più coinvolta nelle scelte del Carroccio. Per Bossi, infatti, “ogni anno dalla base deve venire un giudizio su dirigenti ed eletti” perché “le cariche non posso essere eterne” e “non possiamo fare dipendere le scelte dal consiglio federale, a volte ci si mette d’accordo in consiglio federale”. Un discorso che il governatore Luca Zaia ha accolto con favore, tanto da spingerlo a definire il Senatur “Bossi Ghandi Umberto” per i segnali di distensione lanciati al popolo leghista.

MARONI: SIAMO UNITI. Anche il segretario Roberto Maroni punta tutto sull’unità del partito. “Abbiamo smentito i gufi che volevano la Lega finita, divisa – dice – e parlavano della resa dei conti di Pontida. Andate a quel paese giornalisti di regime”. “Non possiamo dividerci – aggiunge – è questo che vogliono i nostri avversari. Hanno paura di noi e allora scrivono stronzate”. Tutti uniti, quindi, per realizzare la macroregione del nord, obiettivo a cui è dedicato il raduno di quest’anno e per il quale sono state raccolte oltre 60mila firme che la prossima settimana verranno presentate in Senato (gli scatoloni con le firme erano simbolicamente sul palco). Per poter realizzare questo progetto Maroni e i governatori di Veneto e Piemonte, Zaia e Cota, hanno firmato una mozione comune, che è stata letta da Roberto Calderoli, con al centro la questione fiscale, il patto di stabilità e la macroregione. “Se serve faremo la guerra a Roma e al governo – aggiunge Maroni – servirà, ve lo assicuro”. “Abbiamo tempo fino al 31 dicembre e trattare – prosegue – dopodiché ci impegnamo a superare autonomamente i vincoli posti da Roma”.

MARONI: BOSSI E’ INDISPENSABILE. Per raggiungere questi obiettivi, che portano alla realizzazione del sogno della Padania, serve anche l’aiuto di Bossi. “Caro Umberto – lo invita Maroni – se serve devi andare giù a Roma a fare la guerra con i nostri parlamentari”.

MARONI: I DIAMANTI? SONO I MILITANTI. Il segretario della Lega vuole anche ricordare gli scandali e le inchieste che hanno travolto la Lega un anno fa e ha parlato dei diamanti acquistati dall’ex tesoriere Francesco Belsito e da alcuni dirigenti del partito, poi espulsi. “I diamanti della Lega sono i militanti”, ha detto Maroni estraendo dalla giacca delle buste contenenti i proventi della vendita dei preziosi, recuperati dai pm di Milano, Napoli e Reggio Calabria che si sono occupati delle inchieste. “Sono 13 diamanti veri – ha puntualizzato – del valore di 10 mila euro che voglio dare ai militanti più meritevoli e alle sezioni” più attive nel realizzare i progetti del Carroccio.

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