Roma, 7 gen. (LaPresse) – “Non si è creata quella nuova formazione forte e chiara che io auspicavo ma un insieme di liste collegate che certamente faranno un buon lavoro, rimanendo però esposte alle vecchie logiche di corrente”. Così Corrado Passera, intervistato dal Corriere della Sera, spiega i motivi che l’hanno spinto a decidere di non candidarsi con la formazione che si è raccolta intorno al presidente del Consiglio dimissionario, Mario Monti. “Si è persa una grande occasione – ha detto Passera – io credevo al progetto di una lista unica Monti sia alla Camera sia al Senato”, ma durante la riunione dello scorso 28 dicembre “hanno prevalso le posizioni di Italia Futura, di Montezemolo, di Riccardi, di Casini. Ho preso atto e me ne sono tirato fuori, ma non farò mancare il mio sostegno a Monti”.
Il ministro dello Sviluppo economico ha spiegato che il rapporto personale con il professore “non è mai venuto meno” e che non accetterebbe “mai” di candidarsi contro di lui. Anche se la “scelta civica” di Monti non lo convnce del tutto. “Doveva innanzi tutto essere una cosa nuova – ha sottolineato – chiara e non legata a strutture preesistenti, con figure di primo piano sia della società che della politica beninteso, in particolare del mondo dell’impresa, delle professioni, dell’economia sociale con una grande attenzione ai temi della famiglia e della solidarietà, che oggi non sono rappresentati come sarebbe giusto che fosse. Avrei voluto un programma in alcuni punti più coraggioso. Una svolta più radicale”.
Per Passera, sulla base delle attuali proiezioni, alle elezioni di febbraio trionferà il centrosinistra di Bersani, “ma servono – ha puntualizzato – maggioranze forti per affrontare alla radice i problemi del Paese. Mi auguro una coalizione forte con il raggruppamento di Monti che garantisca la governabilità del Paese almeno in questa fase ancora difficile”.
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