Roma, 31 dic. (LaPresse) – Ultimo discorso di fine anno da presidente della Repubblica per Giorgio Napolitano. Un settennato, il suo, in cui ritiene di ave assolto il suo compito “con scrupolo, dedizione e rigore”. Un augurio di buon anno ma anche un’occasione per tirare un bilancio dei suoi anni come presidente della Repubblica. Nessun giudizio, invece, alla vigilia delle elezioni. Solo una veloce parentesi sulla salita in politica del premier dimissionario Mario Monti: “Ha compiuto una libera scelta di iniziativa programmatica e di impegno politico. Non poteva candidarsi ma poteva, e lo ha fatto, patrocinare una nuova entità politica che prenderò parte alla competizione. D’altronde non c’è nella nostra Costituzione l’elezione diretta del primo ministro”. “Il presidente del Consiglio dimissionario è tenuto secondo una prassi consolidata – ha proseguito il capo dello Stato – ad assicurare entro limiti ben definiti la gestione degli affari correnti, e ad attuare leggi e deleghe già approvate dal Parlamento, nel solco delle scelte sancite con la fiducia dalle diverse forze politiche che sostenevano il suo governo. Il ministro dell’Interno garantirà con assoluta imparzialità il corretto svolgimento del procedimento elettorale”.

E per le prossime elezioni Napolitano si attende che “ci sia senso del limite e della misura evitando contrapposizioni distruttive. In particolare nelle tematiche cruciali come le riforme dell’ordinamento costituzionale e della giustizia non bisogna dimenticare che saranno necessari sforzi convergenti, come accade in tutti i Paesi democratici”. E siccome con suo “grave rammarico” non si è “saputo o voluto riformare la legge elettorale”, per Napolitano “la prova d’appello è ora quella della qualità delle liste. Sono certo che gli elettori ne terranno il massimo conto. A loro si presenteranno nuove liste, con un afflusso di energie che può risultare vitale per rinnovare la democrazia. Il voto del 24 e 25 febbraio interverrà a indicare quali posizioni siano maggiormente condivise e debbano guidare il governo che si formerà e otterrà la fiducia delle Camere”.

Napolitano si è poi soffermato sulla crisi attraversata dall’Italia negli ultimi 4 anni, spiegando che ormai “dobbiamo parlare non più di disagio sociale ma di una vera e propria questione sociale da porre al centro dell’attenzione e dell’azione pubblica”, ma che in Italua “c’è stato un ritorno di fiducia. Hanno avuto successo le nuove emissioni di buoni del tesoro e si è ridotto il famoso spread che ormai è entrato nelle nostre preoccupazioni quotidiane”. Secondo il capo dello Stato “uscire dalla recessione e rilanciare l’economia è possibile solo insieme all’Europa, portando in sede europea una più forte spinta e credibili proposte per una maggiore integrazione, corresponsabilità e solidarietà nel portare avanti politiche capaci di promuovere realmente, su basi sostenibili, sviluppo, lavoro, giustizia sociale. L’Italia in Europa non può essere un passivo esecutore, è tra i paesi che hanno fondato e costruito l’Europa unita e ha titoli e responsabilità per essere protagonista di un futuro di integrazione e democrazia federale”.

Infine, un pensiero rivolto ai giovani che “sono quelli che hanno più motivi per essere aspramente polemici, nel prendere atto di pesanti errori e ritardi, scelte sbagliate e riforme mancate, fino all’insorgere di quel groviglio ed intreccio di nodi irrisolti che pesa sull’avvenire delle giovani generazioni. I giovani hanno dunque ragioni da vendere nei confronti dei partiti e dei governi per vicende degli ultimi decenni, anche se da un lato sarebbe consigliabile non fare di tutte le erbe un fascio e se dall’altro si dovrebbero chiamare in causa responsabilità delle classi dirigenti nel loro complesso e non solo dei soggetti politici”. Importante – ha proseguito – è che soprattutto tra i giovani si manifesti, insieme con la polemica e l’indignazione, la voglia di reagire, la volontà di partecipare a un moto di cambiamento e di aprirsi delle strade. Perché in fondo quel che si chiede è che si offrano ai giovani delle opportunità, ponendo fine alla vecchia pratica delle promesse o delle offerte per canali personalistici e clientelari. E opportunità bisogna offrire a quanti hanno consapevolezza e voglia di camminare con le loro gambe : bisogna offrirle soprattutto attraverso politiche pubbliche di istruzione e formazione rispondenti alle tendenze e alle esigenze di un più avanzato sviluppo economico e civile”.

Tutto questo, però, senza rifiutare o disprezzare la politica, cosa che non porterebbe da nessuna parte e sarebbe “pura negatività e sterilità”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata