Roma, 31 dic. (LaPresse) – Camera ardente in Senato per Rita Levi Montalcini, morta ieri all’età di 103 anni, allestita dalle 13.30 alle 21. Tra i numerosi politici, si recheranno a rendere omaggio alla senatrice a vita anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il presidente del Senato Renato Schifani. I funerali si svolgeranno invece il 2 gennaio a Torino in forma privata.

Nata a Torino il 22 aprile 1909, Rita levi Montalcini nel 1986 vinse il Premio Nobel per la medicina grazie alla scoperta e all’identificazione del fattore di accrescimento della fibra nervosa. E’ stata, inoltre, la prima donna a essere ammessa alla Pontifica Accademia delle Scienze. Nel 2001 fu nominata senatrice a vita, dall’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che la scelse per i suoi meriti sociali e scientifici. E’ stata socia dell’Accademia dei Lincei per la classe delle scienze fisiche e tra i soci fondatori della Fondazione Idis-Città della Scienza. Figlia di un ingegnere ebreo, Adamo Levi, e di una pittrice, Adele Montalcini, trascorse l’infanzia e l’adolescenza nel capoluogo piemontese, dove frequentò anche la Facoltà di Medicina e dove, nel 1936, si laureò con 110 a lode. Durante il fascismo emigrò in Belgio per tornare poi a Torino dove continuò le sue ricerche neurologiche. Dopo un periodo trascorso nell’astigiano Rita Levi Montalcini si trasferì con la famiglia a Firenze, fino a quando nel 1944 entrò nelle forze alleate come medico.

Alla fine della guerra tornò a Torino dove proseguì la carriera accademica. Nel 1947 accettò un incarico alla Washington University e negli anni successivi lavorò anche a New York e a Rio de Janeiro. Rimase negli Stati Uniti fino al 1977 e in tutti quegli anni continuò a lavorare per dimostrare l’esistenza del fattore di crescita nervoso, proteina coinvolta nello sviluppo del sistema nervoso nei vertebrati. Grazie a questa scoperta vinse nel 1986 il Premio Nobel per la Medicina. Parte del denaro fu devoluto alla comunità ebraica di Roma per la costruzione di una sinagoga. Parallelamente al lavoro negli Stati Uniti, Rita Levi Montalcini continuò a seguire diversi in progetti anche in Italia, per conto del Centro nazionale delle ricerche, dell’Istituto superiore di sanità, della Fao e di numerose società scientifiche. Accanto alla carriera di accademica e ricercatrice, Rita Levi Montalcini si è sempre distinta anche per le sue battaglie in favore delle donne. Negli anni ’70 partecipò attivamente alle iniziative per la regolamentazione dell’aborto e rinunciò ad avere un marito e una famiglia per dedicarsi completamente alla scienza. Portò avanti anche progetti per aiutare le donne africane ad emanciparsi.

Nel luglio del 1992, insieme alla sorella gemella Paola, fondò in memoria del padre Adamo Levi, la Fondazione Levi-Montalcini Onlus, con il motto ‘Il futuro ai giovani’ per favorire l’orientamento allo studio e al lavoro delle nuove generazioni, diventata operativa nel novembre dello stesso anno. Nel corso della sua carriera, oltre al Nobel, ottenne altri importanti riconoscimenti, tra cui cinque lauree honoris causa e il Premio Max Weinstein, per i suoi contributi alla ricerca neurologica, il Premio Feltrinelli e il Premio internazionale Saint-Vincent. Nel 2006, dopo la vittoria dell’Unione alle politiche, il suo voto fu decisivo per accordare la fiducia al governo Prodi, che sostenne fino alla caduta. Tra le molte curiosità che la riguardano c’è anche la decisione dell’Istituto nazionale di Astrofisica di dedicare l’asteoride 9722, scoperto nel 1981 proprio alla scienziata.

Immediati i messaggi di cordoglio che sono piovuti da tutto il mondo politico:

“A nome mio personale e dell’Assemblea di Palazzo Madama esprimo i sentimenti del più profondo cordoglio per la scomparsa della senatrice Rita Levi-Montalcini. Nella sua lunga esistenza, dedicata sino alla fine, con straordinaria lucidità e immutata passione agli studi scientifici, ha illustrato il nostro Paese come pochi altri nel secolo passato”, ha detto il Presidente del Senato, Renato Schifani, in una dichiarazione. “La fiamma della ricerca – aggiunge il Presidente Schifani – ha sempre guidato Rita Levi-Montalcini: nell’esilio costretto dalle leggi razziali, nel difficile ritorno in patria e poi nelle ricerche, condotte tra Italia e Stati Uniti, che la portarono a scoprire il fattore di crescita nervoso, tappa fondamentale per la neurologia, grazie al quale, nel 1986, sarà insignita del Premio Nobel per la Medicina, altissimo e meritato riconoscimento per un impegno senza riserve a favore del progresso scientifico. Membro di numerose prestigiose accademie scientifiche internazionali e già presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Rita Levi-Montalcini ha accompagnato i suoi studi di sempre, specie negli ultimi anni, a un non comune impegno civile, che la portò a istituire, insieme alla sorella Paola, una fondazione dedicata alla formazione dei giovani e delle donne africane, e a condurre numerose battaglie in favore della ricerca in campo ambientale”. “A coronamento di una vita così straordinaria – scrive ancora Schifani – il presidente Ciampi la nominò, nel 2001, senatrice a vita: negli anni in cui ha fatto parte di questa Assemblea, la sua attenta ed attiva presenza ha saputo farsi amare ed apprezzare da tutti i senatori: per il tratto discreto e gentile, ma anche per la fermezza nella difesa dei suoi valori e di quanto più le stava a cuore. Con lei – conclude il presidente del Senato – l’Italia perde un grande scienziato e una grande donna, ma la sua figura e il suo insegnamento rimarranno sempre vivi nel nostro ricordo e continueranno a costituire motivo d’orgoglio per il nostro Paese”.

Il Presidente del Consiglio Mario Monti, appresa la notizia della scomparsa della neurologa e senatrice a vita, ha espresso profondo dolore e cordoglio. “Voglio ricordare – ha detto il presidente dimissionario – la ricercatrice che con il Premio Nobel del 1986 ha dato lustro al nostro Paese e alla ricerca scientifica. Ma soprattutto voglio ricordare l’esempio di una donna carismatica e tenace, che ha dato battaglia per tutta la vita per difendere i valori in cui credeva”. Monti ha rievocato gli anni all’estero della senatrice, l’impegno di medico a fianco dei militari e l’attività della Fondazione da lei creata per dare ai giovani, soprattutto di sesso femminile, l’opportunità di formarsi e dare vita a una classe di donne in grado di svolgere un ruolo centrale nella vita scientifica e sociale del proprio Paese. “L’umanità è fatta di uomini e donne e deve essere rappresentata da entrambi i sessi”: riportando alla memoria le parole celebri di Rita Levi Montalcini Monti ha auspicato che “l’esempio di questa donna coraggiosa resti vivo nella memoria di tutti gli italiani”.

“Ha saputo unire l’eccellenza della ricerca con una forte passione civile – ha detto il ministro della Salute Renato Balduzzi – Le sue parole e la sua opera di scienziata e di donna delle istituzioni sono e resteranno un esempio per tutti. Davvero, come recita la Costituzione a proposito dei senatori a vita, ha reso più illustre la nostra Patria agli occhi del mondo intero”.

“Con la scomparsa della professoressa Montalcini l’Italia perde un testimone importante della ricerca scientifica ma anche dell’impegno civile e politico del Paese. La lunga vita della scienziata è stata interamente segnata dalla sua caparbia determinazione nel perseguire gli obiettivi prefissati. Una tenacia che le ha permesso di superare i limiti culturali che da giovane volevano imporle di non studiare all’università, e che nel periodo delle leggi razziali l’avevano costretta a studiare a casa, allestendo un laboratorio domestico”, ha detto il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. “La sua trasferta negli Stati Uniti nell’immediato dopoguerra – ha ancora ricordato il ministro – la scoperta del fattore Ngf (il fattore di crescita delle cellule nervose) e poi tutta l’attività di ricerca al suo rientro in Italia, certificano una dedizione alla scienza giustamente premiata con il Nobel alla medicina del 1986. Ma costituiscono anche uno straordinario esempio di impegno civile, che la professoressa Montalcini ha sottolineato anche negli ultimi anni con la carica di senatrice a vita”. “Di lei ho due ricordi personali recenti – ha ancora detto Profumo – Il primo risale all’anno in cui compì i 100 anni. La invitammo al Politecnico di Torino per conferirle la laurea honoris causa in ingegneria biomedica. In quell’occasione ricordo che la professoressa, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, tenne un bellissimo discorso sui giovani e la scienza parlando con estrema lucidità e capacità empatica per oltre 20 minuti. Il secondo ricordo che ho di lei risale ad alcune settimane dopo la mia nomina a presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Andai a casa sua a visitarla, una domenica. La trovai affaticata, ma nonostante ciò fu prodiga di suggerimenti su come incentivare la ricerca e sulla necessità di favorire una più stretta interazione tra i laboratori che, sulle stesse tematiche, svolgono la medesima attività nelle diverse parti del mondo. Oggi dunque la scienza, ma anche l’Italia stessa, perdono uno dei loro rappresentanti più alti”.

“La scomparsa di Rita Levi Montalcini – ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno – è un gravissimo lutto non solo per la città di Roma e per l’Italia, ma per tutta l’umanità. Una persona che ha rappresentato la coscienza civile, la cultura e lo spirito di ricerca del nostro tempo e che ha saputo mettere insieme il rigore scientifico col massimo livello di umanità. Tutta Roma è addolorata per questa tristissima notizia”.

“Desidero esprimere il mio personale cordoglio e quello di tutti i piemontesi per la scomparsa della senatrice a vita Rita Levi Montalcini. Per noi è un vero onore che sia nata a Torino e che da qui abbia poi fatto tanta strada, dedicando la sua vita alla scienza, raggiungendo altissimi meriti in campo scientifico, fino al Premio Nobel per la medicina nel 1986”, ha detto il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota.

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