Dalla nostra inviata Laura Carcano
Palermo, 28 ott. (LaPresse) – E’ stato un flusso di elettori costante ma fiacco quello registrato stamane sino alle 13 nelle sei sezioni del seggio elettorale allestito alla scuola ‘G. Falcone’ di Palermo, nel quartiere S.Filippo Neri, in un luogo simbolo del disagio della città, lo Zen 2 (la seconda delle due aree che compongono il quartiere Zen), dove si sta tentando di attuare una riqualificazione di cui non è facile però cogliere i segni. I seggi sono presidiati da 6 uomini, fra agenti di polizia, vigili, fiamme gialle. La vigilanza è alta. Certo non come a maggio scorso, quando il 20 e 21 del mese ci fu il ballottaggio che riconsegnò il Comune a Leoluca Orlando (che l’aveva già guidato dal 1985 al 1990 e dal 1993 al 2000), a pochi giorni dalla strage alla scuola di Brindisi, avvenuta il 19 maggio, proprio in un istituto che porta il nome di Falcone e Borsellino.
Nella scuola palermitana Falcone, dove oggi i cittadini votano per eleggere il presidente della Regione Sicilia e i deputati regionali, attorno a mezzogiorno un po’ di pioggia ha trasformato un tratto delle vie che portano al plesso scolastico in un laghetto da guadare. Le domande dei cronisti fuori dai seggi attirano subito l’attenzione dalle forze dell’ordine. Qui, come e forse più che altrove, nella città il voto può essere merce di scambio. Il controllo su presenze irrituali o comportamenti scorretti o illegali, c’è, almeno sino al cancello della scuola, una struttura non vecchissima, di un ventina d’anni, ma che ne dimostra molti di più, dopo essere stata ripetutamente vandalizzata.
Da uno dei sei seggi – dove alle 12 l’affluenza era del 6%, in caduta libera rispetto alle precedenti elezioni, a fronte di un dato medio cittadino del 16,1% – esce, dopo aver votato, una 19enne. E’ al suo secondo voto. La prima volta è andata alle urne a maggio. Dalla nuova giunta di Palazzo D’Orleans questa studentessa di architettura, “poco interessata al mondo dei politici” si aspetta però qualcosa di molto politico: “più attenzione all’urbanistica, alla viabilità, a partire dalle cose più semplici – fa notare – fondamentali per una città, come i tombini. Basta un po’ di pioggia e le strade si allagano, raggiungere l’università diventa una impresa”.
E poi il lavoro, più lavoro è la principale aspettativa degli elettori. Per una coppia di quarantenni disoccupati con due figli, quella del lavoro non è una aspettativa: è un problema e anche molto urgente. Non solo una paura per il futuro. “Vogliamo politici con facce nuove, vogliamo un cambiamento”. Ma in che direzione? “Devono essere persone nuove”. Di più non dicono marito e moglie, che salgono in macchina con i figli e se ne vanno. “Ho votato chi parla di diminuire le tasse – spiega un commerciante. Sono tante, troppe, insopportabili. Poi chissà se chi lo promette lo farà”. Troppe tasse da pagare è il mantra dell’elettore, che con il voto regionale per rinnovare la guida di una Regione, come la Sicilia, che ha quasi 6 miliardi di debito pubblico, vorrebbe dare un segnale forte. Un segnale che va oltre i confini regionali, che si vuole spingere fino a Roma.
In un altro dei 600 seggi allestiti nel capoluogo regionale siciliano, in tutt’altra zona, in un quartiere della Palermo bene, alla scuola Garzilli, in un palazzo d’epoca, ben tenuto, vicinissimo all’elegante e centrale Viale della Libertà, dove hanno votato la candidata presidente sostenuta da Sel e Idv e Federazione della sinistra Giovanna Marano e il sindaco Leoluca Orlando, fisco e sprechi della politica e della casta tornano a essere i temi ricorrenti. Le questioni che hanno orientato la scelta del voto. In queste 6 sezioni elettorali, di questa bella scuola, l’affluenza alle 12 oscillava fra il 18 e il 27%. “Ho votato la destra perché è contro le tasse che ci ammazzano”, dice un pensionato “stanco degli stipendi d’oro dei politici”, consapevole dei problemi di finanza pubblica della Regione e dell’Italia: “il debito – dice – non scende ma aumenta, non ne usciremo mai”. Si aspettava un gesto dalla politica, “una riduzione delle indennità”. Invece oggi si è ritrovato a votare lo stesso numero di deputati, 90, della scorsa tornata: lì non c’è stato nessun taglio, ma “negli ospedali manca tutto”, fa notare.
Una quarantenne, attrice, ha votato, sì, ma lo ha fatto “con grande scetticismo”: “In questa campagna elettorale – spiega – non ho sentito parlare nessuno dei nostri problemi, delle cose che interessano ai cittadini, i politici hanno parlato solo di politici”. “Tranne uno – fa notare – che, guarda caso, è un uomo di spettacolo e di mestiere fa il comico”. “Siamo venute a votare perché il voto è un diritto che è stato conquistato da chi ci ha preceduto e non dobbiamo mai rinunciarci”, sono le parole di una 23enne e di una 18enne, che arrivano alle urne insieme. “Non dobbiamo arrenderci – spiegano – perché se lo facciamo non possiamo lamentarci, ma non vogliamo solo annunci. Vorremmo vedere in Regione uno che fa qualcosa di concreto subito. E magari che ci coinvolga davvero come giovani, non solo quando si tratta di chiedere il voto alle elezioni”.
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