Roma, 8 ott. (LaPresse) – La tensione sul decreto anti-corruzione arriva anche nel cuore dell’esecutivo, mettendo uno contro l’altro Patroni Griffi e Catricalà. “Cercheremo in Senato il massimo del consenso e faremo alcune modifiche che riteniamo opportune. Una di queste potrebbe riguardare l’autorità che si occupa dell’anti-corruzione nella Pubblica amministrazione: attualmente è priva di effettivi poteri. Proporremo un vero e proprio commissario per l’anti-corruzione” ha annunciato Catricalà, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, in un’intervista a ‘il Messaggero’. Non saranno create nuove authority, il commissario sarà scelto direttamente dall’esecutivo e sarà eletto dal Parlamento con la maggioranza qualificata dei due-terzi. L’emendamento spiega Catricalà, è stato già “elaborato e scritto e tra poche ore lo consegneremo al guardasigilli Paola Severino”. L’iniziativa di Catricalà non è però piaciuta al ministro Patroni Griffi, che l’ha di fatto già bocciata, con un nota molto secca: “Il sottosegretario Antonio Catricalà pone la questione, reale, del rafforzamento della commissione incaricata della prevenzione della corruzione. In questo momento però ritengo che la priorità assoluta sia la conclusione dell’iter parlamentare del disegno di legge. Ed è per questo che il Governo ha presentato un emendamento soltanto relativo alla repressione della corruzione e quindi alla seconda parte del testo”. Di altre questioni, vedi il commissario, “si avrà modo di discutere in altri provvedimenti” aggiunge il titolare della Pubblica amministrazione e la semplificazione.
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