Roma, 10 ago. (LaPresse) – Un Consiglio dei ministri fiume, di quasi 5 ore per affrontare questioni delicate e fare il punto di quanto fatto finora e di ciò che resta da fare nei prossimi mesi. In Cdm i ministri hanno presentato al premier Mario Monti il bilancio dell’attività svolta e con lui hanno fatto giro di orizzonte sulle prossime iniziative, di natura economica in primis, con un occhio costantemente puntato all’andamento dei differenziali con i titoli tedeschi e alle oscillazioni dei mercati. E di provvedimenti di natura economica si è occupato anche formalmente il Cdm: dalla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, in ottica di contenimento della spesa pubblica, al regolamento per la golden share, che eviti le scalate agli asset strategici della Difesa, passando per i trasferimenti del Fondo sperimentale di riequilibrio ai Comuni. Trentuno tribunali e altrettante procure soppresse, spariscono 220 sedi distaccate e 667 uffici di giudici di pace. Questa la cura dimagrante imposta dal Consiglio dei ministri al sistema giudiziario italiano. Nella riunione odierna, l’ultima prima delle due settimane di ferie che l’esecutivo si è concesso, il Cdm ha dato il via libera definitivo al provvedimento sulla revisione della geografia giudiziaria, ma la sforbiciata è stata più leggera del previsto. Inizialmente la soppressione doveva interessare 37 tribunali e 37 procure, ma “sono state espunte, dall’iniziale elenco di 37 tribunali e relative procure, le sedi in zone ad alta concentrazione di criminalità organizzata, con l’accorpamento, ove possibile, di tribunali e/o sezioni distaccate, caratterizzate da una criminalità mafiosa omogenea, dalla contiguità territoriale e dalla comunicazione tra i territori”, perché come ha sottolineato il ministro della Giustizia, Paola Severino quello della lotta alla mafia è un terreno “su cui il governo non intende in alcun modo arretrare, neanche sul piano simbolico”. I sei tribunali salvati dovrebbero essere quelli di Caltagirone e Sciacca (in Sicilia); Castrovillari (in cui sarà accorpato il tribunale di Rossano), Lamezia Terme e Paola (in Calabria); e Cassino, al quale sarà accorpata la sezione distaccata di Gaeta (nel Lazio).
Il professore ha poi illustrato in Consiglio un provvedimento di sua iniziativa che definisce il regolamento per l’individuazione delle attività di rilevanza strategica per il sistema di difesa e sicurezza nazionale. In altre parole, il decreto definisce il perimetro e i contenuti del possibile esercizio dei poteri concessi dal decreto sulla golden share. In particolare, il provvedimento rende possibile l’applicazione dei poteri speciali delegati al presidente del Consiglio su proposta del ministro della Difesa e, qualora si tratti di aziende controllate dallo Stato, su proposta del ministro dell’Economia e finanze. Nella sostanza, il presidente del Consiglio può esercitare i propri “poteri speciali” attraverso imposizione di specifiche condizioni all’acquisto di partecipazioni; veto all’adozione delle più significative delibere societarie o apposizione di specifiche condizioni, se sufficienti a garantire adeguata tutela; opposizione all’acquisto di partecipazioni che raggiungano un livello tale da compromettere gli interessi protetti secondo valutazioni da operare caso per caso, non essendo possibile ricorrere a fattispecie astrattamente predeterminate. Lo schema di Decreto del presidente del Consiglio dei ministri sarà sottoposto al parere del Consiglio di Stato e comunicato alle competenti Commissioni prima della sua adozione. Nel corso della riunione è stata data l’autorizzazione al ministro dell’Interno di anticipare il pagamento della metà della terza ed ultima rata 2012 del Fondo sperimentale di riequilibrio per i Comuni delle Regioni a statuto ordinario. Il Fondo è quantificato, per il 2012, in circa 6 miliardi e 800 milioni di euro e, con decreto Interno-Economia del 4 maggio 2012, è stato previsto che i pagamenti vengano disposti dal Ministero dell’interno in tre rate di uguale importo entro i mesi di marzo, maggio e ottobre.
L’anticipo della metà dell’ultima rata – che consentirebbe di operare poi le compensazioni sulla parte residua sulla base dei dati effettivi del gettito IMU – permette ai bilanci comunali di poter immediatamente disporre di una somma pari a circa 1 miliardo e 190 milioni di euro. La ratio di questa scelta, spiega palazzo Chigi, è determinata dal fatto che “l’introduzione del federalismo fiscale municipale e l’applicazione anticipata dell’imposta municipale propria (Imu) stanno generando, anche per l’andamento non uniforme del gettito tributario rispetto alle stime previste, una criticità nel sistema di ‘finanza locale’ che si riflette sulla liquidità di numerosi Comuni, con ripercussioni sul regolare pagamento degli stipendi e sulla ottimale gestione dei servizi”.
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