Firenze, 15 lug. (LaPresse) – “Il ritorno di Berlusconi è un passo indietro”. Ne è certo Matteo Renzi, sindaco di Firenze, intervistato dal Tgcom24, che però dell’ennesima discesa in campo dell’ex premier teme più che altro gli effetti sul centrosinistra: “Il rischio è che si riparta nell’anti-berlusconismo – spiega Renzi – io invece vorrei che noi raccontassimo cosa pensiamo e cosa proponiamo per il Paese a cominciare dall’innovazione, dal lavoro, dall’economia”. Ma prima bisogna trovare un leader. “Le primarie le faremo, credo a Bersani. La data non è importante, ma lo è scegliere tra i progetti per l’Italia”.
Sarà in ogni caso una battaglia dura. “Non ho nulla contro Bersani – dice il sindaco di Firenze – è una persona per bene. Io non lo critico e non lo insulto, ma se è vero che questa crisi sta cambiando le regole del gioco complessivo, la politica deve rispondere con marcia in più”. Ovvero essere più concreta: “Dimezzare i parlamentari e annullare gli enti inutili. Poi le azioni concrete per liberare l’Italia. Mettendo la scuola al centro, così come la giustizia. Queste cose possono essere fatte”. Oltre a tutto ciò, però Renzi chiede anche un rinnovamento della classe politica: “Chi è in Parlamento da 20 anni ha già dato e non ha cambiato nulla, vogliamo essere noi a guidare il cambiamento. La parola finale con le primarie andrà agli italiani, saranno loro a scegliere tra chi è in Parlamento da 20 anni e chi no”.
Un centrosinistra nuovo, in modo antitetico al centrodestra. “I giovani non devono cedere il passo come ha fatto Alfano con Berlusconi rinunciando alla leadership – spiega Renzi – io a Bersani dico no e proverò a sconfiggerlo”. Con che regole però? “Io dico no al registro, non c’è stato finora nelle primarie del passato che sono un’occasione democratica e non un modo per mettere nuove barriere”. E poi cosa farà il centrosinistra? “In politica l’importante è vincere, non come De Coubertin – spiega Renzi – la mia sinistra è quella di Blair, Clinton e Obama. Una sinistra idealista e pragmatica, che non viva di ricordi. Una sinistra diversa, lontana da quella che ha fatto cadere due volte Prodi nel 1999 e nel 2006”.
Proprio l’estrema sinistra è quella che dice no alla Tav, e anche su questo punto Renzi si dimostra quanto mai lontano: “Sulla Torino-Lione, la discussione si fa a un tavolo e non tirando sassi ai poliziotti, in quel caso come diceva Pasolini io sto con il poliziotto che difende l’ordine pubblico”. Quindi Tav sì per Renzi, con i dovuti distinguo: “Due sono i principi fondamentali su questo tema: l’alta velocità funziona ed è importante, ma in Italia le infrastrutture sono troppo care, dobbiamo capire perché”.
Ma chi saranno i renziani? Il primo cittadino di Firenze non fa nomi, ma l’identikit è chiaro: “Devono essere persone competenti, capaci di amministrare. Devono poi avere altre due caratteristiche: essere dotati di leggerezza nel far politica, non siamo in missione per conto di Dio, la politica non è sacra; secondo punto è che non si può fare politica per sempre, partendo a 20 anni, basta trastullarsi, nella nuova visione si fa politica per massimo 20 anni”. Montezemolo sarebbe perfetto in questo scenario. “Non credo che correrà alle politiche. E’ difficile inventarsi un partito dal niente, lui è il riferimento dell’Italia vincente. Ha un suo brand molto forte, ma non credo che si possa inventare un partito dal niente. Non ci sono condizioni. Poi, vedremo se mi smentirà”.
Oltre agli eventuali candidati, bisogna anche decidere come eleggere i parlamentari nel 2013. “La mia legge elettorale preferita è quella dei sindaci. Dopo un’ora sai chi ha vinto e chi ha perso. Mi piace il limite a due mandati. E soprattutto ci sono le preferenze”. Infine un giudizio sul governo Monti: “In sei mesi ha fatto quanto la classe politica non ha fatto in 20 anni – premette Renzi – ma in altri frangenti si è rimangiato la parola, a cominciare dall’abolizione delle Province. La valutazione è su quello che non è stato fatto. A cominciare dalla cessione dei beni immobili dello Stato”. In teoria con la spending review ciò dovrebbe accadere, ma Renzi pensa ad altro su questo tema: “S’è fatto tanto rumore per una cosa naturale che riguarda l’1% dei 750 miliardi di spesa dello Stato, una revisione è fisiologica. Secondo me il 90% degli italiani è d’accordo su tagli. Ma bisogna guardare avanti, a come far funzionare la giustizia dopo il taglio dei tribunali”. La non certezza sui tempi della giustizia “è il primo disincentivo per le aziende stranieri a venire in Italia, insieme alla burocrazia”.
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