Milano, 17 mag. (LaPresse) – La Lega nord non ha pagato solo la laurea in Albania a Renzo Bossi, ma anche due rate dell’iscrizione del figlio maggiore del Senatur, Riccardo, alla facoltà di Economia dell’università dell’Insubria. Riccardo, indagato con il fratello per appropriazione indebita in concorso con l’ex tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito, la laurea non l’ha mai presa. Due rate del suo corso di studi, per gli anni 2007-2008 e 2008-2009, però sono state sostanzialmente pagate dal partito, attraverso un rimborso per cassa. La prima rata è costata 2.723 euro di cui 50 di mora, la seconda 690 euro a cui si va ad aggiungere una mora. I bollettini delle tasse universitarie erano intestati al primogenito 33enne del Senatur, ma i fondi con cui sono stati saldati, secondo i pm di Mialno che si occupano dell’inchiesta sui conti della Lega, provenivano dalle casse di via Bellerio e gli inquirenti non escludono che possano esserci altre rate pagate nello stesso modo.

Tra le spese personali dei figli Bossi a cui Belsito provvedeva, ci sono anche versamenti per 4mila euro per coprire il ‘rosso’ della carta di credito del ‘Trota’. Belsito, per giustificare questi bonifici destinati ad un conto intestato a Renzo Bossi presso una filiale di Genova della Banca Popolare di Novara, aveva utilizzato la causale “conto studio”. Questo dettaglio emerge da alcuni documenti bancari agli atti dell’inchiesta milanese. Il conto del ‘Trota’, fermo da un anno, “negli anni 2009-2010 è stato movimentato da addebiti per utilizzo di carta di credito, a volte con generazione di debordi coperti mediante bonifico – si legge i documenti – I bonifici del 16 dicembre 2009 di 1000 euro e del 7 aprile 2010 di 3000 euro recano la seguente descrizione: Bonifico da Belsito Francesco – conto studio – rimborso spese”.

I documenti bancari mettono in luce anche altri aspetti legati alla gestione Belsito. L’ex tesoriere aveva carta bianca fin dal 2007 sulla gestione dei conti della Lega, grazie ad una delega firmata dal suo predecessore Maurizio Balocchi (morto il 14 febbraio 2010). Belsito prende formalmente il suo posto il 22 febbraio, ma l’ex buttafuori già da tre anni amministra le casse del Carroccio con poteri illimitati. “Va per altro detto che Belsito ha operato seguendo la medesima prassi del suo predecessore – si legge nelle carte – per il quale non esisteva un documento della Lega che ne limitasse i poteri. In questo senso nel fascicolo presso Banca Aletti sono presenti un documento di delega a favore di Belsito a firma dell’onorevole Balocchi del 16 aprile 2007 nonché su moduli della medesima banca una procura generale e una procura su deposito titoli del 7 agosto 2008 ai signori Balocchi e Belsito con firma disgiunta.

E’ su questa continuità che si presume si sia basata la decisione di Banca Aletti di non insistere a richiedere la formalizzazione dei limiti dei poteri”.

Secondo gli atti dell’inchiesta, inoltre, Belsito non aveva limiti di spesa nonostante il consiglio federale della Lega gli avesse imposto di riferire ai vertici del movimento per qualsiasi operazione superiore a 150mila euro. “Di fatto Belsito ha svolto un’operatività senza limiti d’importo – precisano i documenti bancari – avvalendosi di una sua autocertificazione dell’aprile 2011 nella quale dichiarava che ‘il segretario amministrativo federale ha ad oggi poteri senza limite di importo per l’apertura e la gestione di conti correnti e deposito titoli bancari e postali nonch è richieste di fidejussioni sul territorio dell’Unione Europea’”. Ma non solo. Francesco Belsito, prima di dirottare quasi 6 milioni di euro dei rimborsi elettorali della Lega a Cipro e in Tanzania, aveva già pensato di puntare su mercati esteri e nel 2011, in piena crisi della zona euro, aveva spostato 9 milioni da investimenti in euro a dollari australiani, corone norvegesi e “sicav Pictet Liquidity in dollari Usa”.

Banca Aletti, spiegano i documenti, ha sempre proposto alla Lega nord “investimenti estremamente prudenti e conservativi in linea con il profilo del cliente. Il rischio palese ha portato in quel periodo Belsito verso posizioni sempre più orientate verso investimenti con l’estero. Banca Aletti ha cercato di diversificare tali investimenti cercando di seguire le volontà del cliente fino a quando lo stesso ha deciso di agire direttamente sui mercati esteri (Cipro e Tanzania) senza utilizzare più la consulenza della banca”. Nelle carte si trovano tracce dei rapporti tra Belsito e l’imprenditore Stefano Bonnet, anche lui indagato a Milano per appropriazione indebita e elementi che hanno portato i pm di Reggio Calabria ad indagare Belsito per riciclaggio.

Il funzionario di Banca Aletti che aveva sempre avallato le operazioni di Belsito, specificano i documenti bancari, è stato allontanato dall’istituto di credito, perchè nei suoi comportamenti sono emersi “anomalie definibili come non conformità operative, in particolare per quanto attiene la carente raccolta dei poteri di firma e un ruolo prevalente di un funzionario di Banca Aletti di Genova presso cui sono incadinati i rapporti della Lega nord e di Francesco Belsito e quindi referente della relazione”.

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