Roma, 12 gen. (LaPresse) – La notte ha portato 20 voti a favore di Nicola Cosentino. I 308 ‘no’ all’arresto contro i 298 ‘sì’ decretati dall’aula della Camera, ieri sera non erano di certo auspicabili per l’ex sottosegretario all’Economia accusato dalla procura di Napoli di essere il “referente politico del clan dei Casalesi”. Le dichiarazioni di Umberto Bossi, che ha lasciato ai suoi libertà di coscienza, e lo scrutinio segreto richiesto dal gruppo del Pdl alla Camera, hanno salvato evidentemente il deputato da Poggioreale. Sarà quindi il silenzio dell’urna a celare da dove e come siano arrivati quei voti che hanno negato la misura cautelare in carcere a Nicola Cosentino.
Noti sono invece i 18 assenti che oggi non hanno partecipato al voto. Nella Lega Umberto Bossi e Marco Maggione, 8 i parlamentari del Pdl: Giuseppe Angeli, Amato Berardi, Manuela Di Centa, Antonio Martino, Jole Santelli, Souad Sbai, Lucio Stanca e Giulio Tremonti; 2 quelli del Pd, Beppe Fioroni e Giovanni Sanga, entrambi ricoverati in ospedale. Non hanno preso parte alla votazione anche i due ‘responsabili’ Saverio Romano e Maria Grazia Siliquini. Due anche gli assenti di Fli, Francesco Divella e Donato Lamorte, uno dell’Udc, Angelo Compagnon; nel gruppo misto, non hanno votato Angelo Lombardo, Carmelo Lo Monte e Antonio Gaglione. Agli assenti si devono aggiungere i 4 in missione. In tutto non hanno votato 22 parlamentari. Altro mistero velato dal voto segreto è quanti nelle file del Carroccio hanno dato ascolto al diktat di Roberto Maroni piuttosto che a quello di Umberto Bossi. Numeri alla mano si può comunque ipotizzare che se i 6 deputati radicali avessero optato per il sì, i favorevoli sarebbero stati 304 anzichè 298, mentre i contrari si sarebbero attestati a 303 invece di 309. Insomma un solo voto di scarto avrebbe condannato Nicola Cosentino al carcere.
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