Roma, 4 gen. (LaPresse) – “La crescita sta virando in recessione anche per effetto del decreto ‘salva Italia’, troppo fiscale e regressivo; la credibilità si vede ma solo in Europa, non sul mercato finanziario, infatti lo spread è a quota 500. L’Europa è una piazza necessaria, ma non è sufficiente. L’Europa “suggerisce” molto, ma può poco. Il mercato finanziario suggerisce uguale, ma può tutto”. Così l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, in una intervista al ‘Corriere della sera’, commenta la manovra economica varata dal governo di Mario Monti. “C’è una fortissima asimmetria: la ‘cifra’ della crisi è altissima – spiega Tremonti parlando della governabilità della crisi economica – la politica è scesa al livello di cosa a bassa frequenza”.

Secondo Tremonti, “si attiverà un processo di disgregazione-riaggregazione creatrice. Un processo generato dalla severità della crisi che selezionerà specie politiche diverse per serietà, competenza, internazionalità. Conteranno meno l’hardware e le strutture tradizionali della politica italiana e sempre di più il software, le idee”. L’ex titolare dei via XX Settembre ammette che “non c’è la presenza dei grandi partiti” e sulla Lega “lasciando da parte le questioni di stile” trova giusto che “in un Parlamento democratico ci siano maggioranza e opposizione. Non sarebbe salutare per la democrazia un consenso del 100%”.

Sulle voci che lo vedevano già proprietario della tessera del Carroccio, Tremonti non ha dubbi nello smentire l’ingresso nel partito di Umberto Bossi: “Ho già avuto abbastanza problemi con un altro ‘stato maggiore’. Non voglio crearne a quello della Lega”. Per il professore la manovra ‘salva Italia’ non dovrebbe essere seguita da un altro provvedimento, “ma non è escluso che venga nuovamente ‘suggerita’. Credo comunque – spiega – che il rischio più grave per l’Italia non sia quello di dover fare un’altra manovra, ma di dover fare una domanda di assistenza al Fondo monetario internazionale”.

E quando si fa notare che la lettera della Bce l’ha chiesta proprio il governo di Silvio Berlusconi, Tremonti sottolinea che “non l’ho certo chiesta io. Forse altri. Comunque, seppure affatto atipica, la lettera Bce-Banca d’Italia era ‘Europa su Europa’. Con il Fondo monetario internazionale si produrrebbe invece una drammatica divisione politica dell’eurozona tra Stati di serie A, che contano sempre di più, e Stati di serie B, che contano sempre di meno, con il cappio al collo”.

E sul rapporto tra lui e l’ex premier Berlusconi, Tremonti conferma la lealtà verso il cavaliere “forse non verso i suoi” e “quanto all’accusa secondo cui io avrei compromesso la sua immagine all’estero: è un’accusa che, avendo talvolta letto la stampa estera, trovo onestamente ridicola”. Su Equitalia, l’ex ministro sottolinea come “negli ultimi tre anni il contrasto all’evasione fiscale” sia stato “reale e fondamentale. Reale: più di 25 miliardi non ‘contabilizzati’ ma incassati. Fondamentale: senza quelle entrate ci sarebbero stati i tagli sociali. Ciò che accade in questi giorni rende comunque opportune correzioni che mi pare siano già in atto”.

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