Napoli, 27 set. (LaPresse) – Il tribunale del riesame ha stabilito la scarcerazione per Gianpaolo Tarantini, annullando l’ordinanza di custodia cautelare nel confronti dell’imprenditore barese. Confermato invece il provvedimento restrittivo nel confronti di Valter Lavitola, che è latitante dallo scorso primo settembre a Panama. I giudici hanno modificato il reato per il direttore de ‘L’Avanti!’ da quello di estorsione, a quello di istigazione a mentire davanti all’autorità giudiziaria.

Gianpaolo Tarantini potrà lasciare il carcere di Poggioreale (Napoli), dove era rinchiuso dal primo settembre appena gli verrà notificata la decisione del tribunale del riesame partenopeo che ha stabilito la sua scarcerazione. Anche la moglie, Angela Devenuto, non sarà più trattenuta ai domiciliari. La notifica avverrà in nottata o alle prime luci dell’alba.

I giudici del tribunale del riesame di Napoli hanno accolto l’ipotesi accusatoria dei pm partenopei in merito al reato 377 bis, ovvero “l’induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria”. Quindi si prospetta una modifica della posizione del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, da parte lesa a indagato nell’indagine del presunto ricatto ordito da Tarantini e Lavitola.

Perciò il tribunale del riesame di Napoli ha stabilito che la procura competente ad indagare sul presunto ricatto al premier, Silvio Berlusconi, è quella di Bari. Nei giorni scorsi il gip partenopeo, Amelia Primavera, aveva stabilito che il fascicolo doveva essere trasferito a Roma, valutando solo su alcuni degli atti dell’inchiesta. Nuovi elementi, invece, sono stati presentati dai magistrati ai giudici del riesame. Proprio queste nuove ‘carte’ hanno portato allo stravolgimento dell’impostazione iniziale, che era parziale, e a una nuova richiesta da parte dei pm. Un impianto appoggiato dai giudici.

Per il riesame deve essere la procura di Bari ad indagare in quanto Berlusconi, attraverso Lavitola, avrebbe pagato Tarantini per mentire sul caso delle escort reclutate dall’imprenditore barese e portate nelle residenze private del premier. L’inchiesta è seguita dalla procura di Bari, che nei giorni scorsi ha presentato l’atto di conclusione delle indagini. I due fascicoli, quindi, andranno forse ad unificarsi. La tesi che adesso i magistrati devono dimostrare vede Lavitola come ‘strumento pagatore’ mentre Berlusconi come ‘pagante’ per evitare che Tarantini facesse dichiarazioni scomode all’autorità giudiziaria.

“Per noi è un grande successo, veramente enorme. L’abbiamo discusso l’udienza del riesame con moltissimi argomenti e grande convinzione”. Ad affermarlo è uno dei legali di Gianpaolo Tarantini, Alessandro Diddi, che commenta la scarcerazione dell’imprenditore barese. “Ci credevamo – spiega Diddi – ma non immaginavamo che tribunale del riesame potesse prendere decisione così coraggiosa. E’ una doppia soddisfazione”.

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