Roma, 17 ago. (LaPresse) – Un’ estate, difficile, da dimenticare, questa per la Lega Nord. La manovra anti-crisi, che ha fatto “grondare sangue dal cuore” di Silvio Berlusconi, ha acuito i dissensi tra il Carroccio e il Pdl, e non solo. La fronda maroniana del partito guidato dal Senatur, quella che vorrebbe ristabilire il principio di legalità e onestà, mettendo all’angolo Silvio Berlusconi, rilancia nuovi attacchi al “cerchio magico”, il gruppo di deputati fedeli al capogruppo della Lega alla Camera, Marco Reguzzoni. Questi ultimi hanno come obiettivo il federalismo e sono ben consci del fatto che, per attuarlo, l’unico modo è rimanere dentro la maggioranza, restare quindi al fianco del Cavaliere. Ma gli evidenti attacchi ai reguzzoniani non sono piaciuti al Senatur, ecco allora la sferzata ieri: “Ho fatto bene a venire a Ponte di Legno. Qui mi trovo sempre bene, e poi la gente ci sarebbe rimasta maleà”. Bossi cerca di sotterrare lo scontro tra i deputati alla Camera, ricordando che il capo è lui ed è lui che decide, ma la mancata unità a Montecitorio potrebbe creare non pochi problemi quando la manovra anti-crisi approderà proprio tra quelle mura. Al leader della Lega il provvedimento, che oggi sarà annunciato in Senato, non piace e non ne fa mistero: “Abbiamo salvato i poveracci – aveva detto dal palco di Ponte di Legno – adesso penseremo ai comuni”. Insomma, oltre al centrosinistra, anche Bossi sa che il decreto legge approvato in Consiglio dei ministri è tutto da rifare. Anche se l’aria che si respira nella maggioranza non è delle migliori, ieri all’hotel Mirella di Ponte di Legno, seduto a un tavolo con il suo solito sigaro, Bossi ha escluso l’ipotesi di elezioni anticipate e si è limitato a concedere che “noi andiamo alle elezioni quando gli alleati sono d’accordo”. Il leader della Lega però non risparmia nessuno. Dal palco aveva già attaccato il ministro Renato Brunetta, sulla questione delle pensioni. “Gli ho detto: ‘nano di Venezia, non romperci i coglionià'”, mentre sulla maggioranza e le ipotesi di un riavvicinamento tra Berlusconi e Fini, tra una bevanda fresca e l’altra, non si contiene: “Fino a che c’era Fini era più facile governare, quando si ha bisogno, ci si regge con quello che si può trovare: meglio Scilipoti che quella scienziata, la Montalcini”. Battuta che ha scatenato l’ira dei due poli. I primi a giungere in sostegno del ministro ‘avversario’ gli esponenti dell’Idv: “Esprimiamo solidarietà al ministro Brunetta, vittima della volgare e incivile aggressione verbale di Bossi e ci rammarichiamo per il fatto che nessuno, neanche tra i suoi colleghi, abbia sentito il bisogno di fare altrettanto”, dice il capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera, Massimo Donadi. Dal Pdl, Fabrizio Cicchitto ricorda a Bossi che Brunetta non era isolato a chiedere un intervento sulle pensioni, mentre il Pd ci tiene a sottolineare che l’attacco di Bossi a Brunetta mostra la “contraddizione del governo”. L’intervento a Ponte di Legno ha ristabilito la pace tra il Carroccio e la famiglia Caparini, tenutari della Lega a Ponte di Legno, ma non ha chiuso la partita delle contrapposizioni tra Pdl e Lega. Bossi ieri è uscito dagli argini e non è la prima volta. Anche in questo caso toccherà al premier mettere una pezza.
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