Padre Giulio Cesareo in una riflessione dedicata all'attualità del 'Cantico delle Creature' rispetto alla crisi climatica

Buoni cristiani significa anche essere dei buoni ecologisti? “Sì, penso proprio di sì. E’ così”. Una risposta che non stupisce ma che oggi assume dei contorni di “speranza” come racconta a LaPresse padre Giulio Cesareo, responsabile della Comunicazione del Sacro Convento di Assisi, in una riflessione dedicata all’attualità del ‘Cantico delle Creature’ rispetto alla crisi climatica.

In occasione dell’anniversario degli 800 anni del Cantico – scritto intorno al 1225 e considerato uno dei testi più antichi della letteratura italiana – viene ricordata la centralità, l’integrazione, e “la profonda verità” di San Francesco di fronte alla natura e all’umanità.

“Il Cantico tiene insieme la realtà: l’uomo, la natura, l’ambiente, la vita e la morte – afferma padre Giulio Cesareo – le debolezze della vita non vanno affrontate, come aveva detto anche Obama alcuni anni fa, a compartimenti stagni ma si affrontano in un’ottica globale”.

“Credo che l’umanità – continua – un po’ per colpa propria non sia in grado di fare oggi uno shift immediato dai fossili alle rinnovabili“.

Ma il pensiero di padre Giulio Cesareo si concentra sul messaggio di “speranza” e sulla forza delle persone, convinto che si potrà fare qualcosa per salvare la popolazione e per il Pianeta: “La sfida ambientale, che non è soltanto ambientale ma che diventa globale, si può vincere. Il mondo è un dono e la realtà è una casa che implica un utilizzo rispettoso“. Secondo padre Giulio Cesareo “il contributo di ciascuno lascia il segno: offrire un contributo è importante. Sono pieno di speranza per questo: il mondo che lasceremo alle generazioni future non sarà quello che abbiamo conosciuto. L’umanità è piena di risorse”.

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