La mozione di 27 pagine chiede anche al Dipartimento di Giustizia di fornire maggiori dettagli sul materiale sequestrato l’8 agosto a casa del 45esimo presidente Usa e di restituire ogni elemento che non rientri nel mandato di perquisizione

Quindici giorni dopo la perquisizione dell’Fbi nella tenuta di Donald Trump a Mar-a-Lago, in Florida, i legali dell’ex presidente americano hanno chiesto con un’azione legale alla corte federale dello Stato di interrompere la revisione dei documenti sequestrati fino alla nomina di uno ‘special master’, un funzionario super partes – in genere un ex giudice – che assicuri l’imparzialità e la protezione dell’integrità dei documenti. La mozione di 27 pagine chiede anche al Dipartimento di Giustizia di fornire maggiori dettagli sul materiale sequestrato l’8 agosto a casa del 45esimo presidente Usa e di restituire ogni elemento che non rientri nel mandato di perquisizione. “Chiediamo che venga ordinato al Dipartimento di Giustizia di fermare immediatamente la revisione di documenti sequestrati illegalmente a casa mia,” ha tuonato Trump dal suo social network Truth.

Secondo il New York Times il tycoon avrebbe conservato almeno 300 documenti classificati, alcuni dei quali sono stati consegnati a inizio anno alla National Archives and Records Administration, gli archivi nazionali, altri sono stati dati dai suoi legali al Dipartimento di Giustizia nei mesi scorsi e gli ultimi sono stati confiscati dall’Fbi durante il blitz. “Tutti quei documenti sono stati in precedenza desecretati”, ha affermato Trump sul social, definendo la perquisizione del Bureau “un’irruzione non necessaria, arbitraria e antiamericana”, che ha violato il suo diritto di non subire perquisizioni e confische irragionevoli protetto dal quarto emendamento della Costituzione. La mozione presentata dagli avvocati del tycoon suggerisce che il blitz dell’Fbi avesse motivazioni politiche per danneggiare Trump in vista della sua possibile candidatura alle prossime elezioni presidenziali del 2024. “Una mossa oltraggiosamente aggressiva,” l’ha definita Trump, “intrapresa senza aver coscienza dell’angoscia che causerebbe alla maggior parte degli americani.”

“Le forze dell’ordine sono uno scudo che protegge l’America. Non possono essere utilizzate come arma per fini politici”, hanno scritto gli avvocati dell’ex presidente, “per tale motivo chiediamo assistenza giudiziaria in seguito a un’irruzione senza precedenti e inutile”. La mozione chiede che lo special master esamini i documenti sequestrati a Mar-a-Lago e metta da parte quelli coperti da privilegio esecutivo, prerogativa che permette ai presidenti di non condividere con il pubblico alcune informazioni. La Corte Suprema non ha mai stabilito se un ex presidente possa avvalersi di tale privilegio su documenti e ha scritto a gennaio che la questione non ha precedenti e solleva serie preoccupazioni. Nel documento i legali affermano anche che il raid dell’Fbi era ingiustificato perché Trump stava collaborando con gli investigatori e con la giustizia e aveva dato prova di estrema disponibilità, consegnando volontariamente documenti alle autorità. Nel mese di giugno, è la tesi, Trump aveva “invitato l’Fbi a Mar-a-Lago”, mostrando agli agenti dove teneva tutti i documenti e i ricordi del periodo della sua presidenza.

L’investigazione era iniziata mesi prima, quando l’esame del contenuto di 15 scatole consegnate ai National Archives aveva rivelato che l’ex presidente aveva portato a casa diversi documenti secretati. In seguito all’ispezione di giugno, alcuni testimoni interrogati avevano suggerito che probabilmente altri documenti classificati si trovavano ancora nella villa di Trump, che ha attaccato il Bureau sostenendo che avrebbe consegnato i documenti “senza la necessità di una spregevole irruzione in casa”.

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