La 29anne è morta durante i disordini nella città di Derry. Brexit e il pericolo di un nuovo confine irlandese alla base dell'esplosione della nuova ondata di violenza

Una giornalista di 29 anni è stata uccisa a colpi di arma da fuoco durante le rivolte a Creggan, nella città di Derry, nell'Irlanda del Nord, e la polizia tratta l'omicidio come un incidente terroristico. La vittima è Lyra McKee, reporter che poco prima di essere uccisa ha pubblicato un'immagine dei disordini nella città, scrivendo "Derry questa notte. Follia totale". La città, nota anche come Londonderry, è stata teatro di violenti scontri: le immagini pubblicate sui social media mostrano un'auto e un furgone in fiamme e persone incappucciate che lanciano molotov e fuochi d'artificio su veicoli della polizia. La violenza è esplosa in vista del weekend di Pasqua, anniversario della rivolta repubblicana del 1916 contro il dominio britannico in Irlanda del Nord.

Secondo l'agenzia Janklow & Nesbit, McKee è nata a Belfast e si è lungamente occupata del conflitto nordirlandese e delle sue conseguenze. "Ero a fianco di questa giovane donna, quando è caduta accanto a una Land Rover", "ho chiamato un'ambulanza per lei ma la polizia l'ha messa nel retro del veicolo e l'ha portata all'ospedale, dove è morta", ha raccontato su Twitter la giornalista del Belfast Telegraph, Leona O'Neill.

Sempre a Derry, dall'inizio di quest'anno, è esplosa un'autobomba e due furgoni sono stati dirottati. Per questi episodi la polizia ha incolpato un gruppo paramilitare dissidente, la New Ira, il nuovo esercito repubblicano irlandese. Si teme però che i recenti attacchi siano frutto dell'attuale turbolenza politica sull'Irlanda del Nord e il suo confine con la Repubblica d'Irlanda causato dalla Brexit.

La città è tristemente nota per essere stata teatro, il 30 gennaio 1972, del Bloody Sunday, la Domenica di Sangue, quando il primo Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell'esercito britannico aprì il fuoco contro una folla di manifestanti per i diritti civili, colpendone 26 e uccidendone 13. Era il periodo peggiore dei Troubles, il conflitto nordirlandese che in trent'anni – dalla fine degli anni '60 e fino all'Accordo del Venerdì santo, la pace firmata nel 1998 – causò la morte di 3.500 persone.

Michelle O'Neill, il vice leader del partito repubblicano irlandese Sinn Fein, ha condannato i responsabili dell'omicidio. "Il mio cuore va alla famiglia della giovane donna uccisa dai cosiddetti dissidenti", ha scritto su Twitter. "Questo è stato un attacco alla comunità, un attacco al processo di pace e un attacco all'Accordo del Venerdì Santo". Sempre su Twitter parla di "atto insensato" e "notizie strazianti" Arlene Foster, leader del Partito unionista democratico nordirlandese (Dup): "Chi ha portato armi da fuoco nelle nostre strade dagli anni '70, '80 e '90 aveva torto. È ugualmente sbagliato nel 2019. Nessuno vuole tornare indietro. i miei pensieri vanno agli agenti coraggiosi che hanno difeso la loro comunità".

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata