Gli Stati Uniti pronti a lanciare un public warning contro la presunta offensiva della Repubblica Popolare

 Scenario da guerra di spie nella caccia al vaccino. I servizi segreti cinesi coadiuvati da hackers dell'intelligence di Pechino sarebbero al lavoro per sottrarre ai ricercatori statunitensi preziose informazioni per lo sviluppo del vaccino e del trattamento contro il coronavirus. E' l'ultima delle numerose accuse mosse dagli Stati Uniti alla Cina dall'inizio della pandemia. A rivelarlo è il New York Times. Il giornale ha riferito che l'Fbi e il Dipartimento della sicurezza interna degli Usa sarebbero pronti a lanciare un "public warning" per mettere tutti in guardia dall'offensiva che arriva da oriente. "Accusarci senza prove è immorale", è stata la risposta data dal portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian, "la Cina è leader nella ricerca del vaccino e del trattamento per il Covid-19", se hanno prove le tirino fuori.

I rapporti tra gli Usa e la Cina si fanno sempre più tesi. Il presidente Donald Trump ha più volte accusato il gigante asiatico di aver gestito la pandemia con poca trasparenza, avanzando perfino il dubbio che il Sars-CoV-2 sia frutto di un incidente avvenuto in un laboratorio di Wuhan. Trump da ultimo ha condiviso su Twitter un articolo che cita le rivelazioni pubblicate dal settimanale tedesco Der Spiegel secondo cui il leader cinese Xi Jinping avrebbe fatto pressioni sull'Oms al fine di ritardare la diffusione sulle informazioni relative alla pandemia. Il gelo tra Usa e Pechino è misurato anche dal termometro degli investimenti diretti tra i due Paesi che si sono fortemente contratti, arrivando a segnare il minimo in sette anni. Un rapporto pubblicato dal Comitato nazionale per le relazioni Usa-Cina e il gruppo Rhodium ha rilevato che gli investimenti diretti della Cina negli Stati Uniti sono scesi da 5,4 miliardi di dollari nel 2018 a 5 miliardi l'anno scorso, il livello più basso dal 2009. Investimenti che sono praticamente svaniti da gennaio a marzo di quest'anno. Un calo frutto anche delle restrizioni volute dagli Usa per evitare che la Cina entri in imprese e fabbriche negli Stati Uniti appropriandosi della tecnologia americana.

 Mentre i dati sull'andamento dei contagi registrati da Washington sono incoraggianti, con un calo dei decessi negli ultimi giorni, la Cina torna a fare i conti con il "nemico invisibile". Pechino ha infatti registrato un aumento di infezioni da coronavirus, con 17 nuovi casi, rispetto ai 14 di domenica che avevano rappresentato già il primo aumento a due cifre da 10 giorni. Di questi, sette risultano importati, mentre cinque sono stati rilevati nella città di Wuhan, primo epicentro della pandemia, dove l'incubo sembrava ormai superato. La speranza è che il nuovo focolaio venga prontamente arginato per evitare un nuovo lockdown.

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