La "rivoluzione pacifica" del 9 novembre 1989 portò all'abbattimento della barriera che divise la Capitale tedesca e il mondo per 28 anni e che fu il simbolo della Guerra Fredda

Lontano dalle speranze sorte con la fine della 'cortina di ferro', la Germania e l'Europa celebrano i 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino in un'atmosfera pesante, nel pieno dell'ascesa dei nazionalismi e con lo spettro di un ritorno della Guerra fredda.

Segno dei tempi, la Germania ha organizzato un programma politico minimo per questa commemorazione, il cui piatto forte è previsto per sabato. Dieci anni fa, per i 20 anni dalla caduta del Muro del 9 novembre del 1989, davanti alla Porta di Brandeburgo erano giunti i leader del pianeta, comprese le quattro forze alleate della Seconda guerra mondiale, per mostrare che i tempi delle chiusure appartenevano definitivamente al passato. Ma quest'anno le ex potenze della Guerra fredda non ci saranno, mentre a mettere a dura prova gli equilibri planetari ci sono 'l'America first' di Donald Trump, la Brexit del Regno Unito e il ritorno sulla scena della Russia.

In Germania il clima politico è polarizzato come non mai a seguito dell'ascesa dell'estrema destra anti-migranti, in particolare nella ex Germania Est comunista, la Ddr. Ascesa che illustra un fossato politico che persiste nonostante siano passati 30 anni dalla fine della divisione fra le due parti del Paese.

Solo cinque anni fa i riflettori erano puntati su leader mondiali come Barack Obama e Mikhail Gorbachev. Stavolta, invece, il focus principale è sull'Europa. La presidente designata della prossima Commissione Ue, Ursula von der Leyen, è stata chiamata per un discorso alla vigilia dell'anniversario, in un evento con la cancelliera Angela Merkel. Il giorno stesso dei 30 anni, invece, cioè il 9 novembre, alle cerimonie ufficiali accanto a Merkel e al capo dello Stato Frank-Walter Steinmeier sono attesi solo i presidenti dei Paesi dell'Europa centrale.

La settimana di celebrazioni si è aperta a Berlino con una serie di esposizioni e concerti, nei luoghi che furono teatro dei fatti del 1989. Poi l'intervento di Merkel sabato mattina nella cappella della riconciliazione, edificata vicino a dove passava il confine tra Berlino Ovest e Berlino Est. Al suo fianco i leader di Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, per sottolineare "il contributo degli Stati dell'Europa centrale alla rivoluzione pacifica" del 1989. A seguire, il discorso del presidente Frank-Walter Steinmeier a inizio serata alla Porta di Brandeburgo, prima di un grande concerto dell'orchestra filarmonica di Berlino. "L'unità tedesca è un regalo dell'Europa alla Germania, al termine di un secolo in cui i tedeschi hanno imposto sofferenze inimmaginabili a questo continente", ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas.

Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, che era di stanza in Germania da soldato nel 1989, è in visita a Berlino da mercoledì, per lasciare il Paese alla vigilia dell'anniversario. Quindi, ha incontrato Merkel e i membri del governo venerdì, tenendo poi un discorso in cui si è scagliato contro i pericoli rappresentati da Russia e Cina, e ha chiesto alla Nato di crescere e affrontare "le sfide attuali".

La caduta del Muro e della 'cortina di ferro' che avevano diviso l'Europa del dopoguerra aveva fatto sperare, all'epoca, in un'era di distensione e unità, di disarmo, di diffusione del modello delle democrazie liberali. Ma il vento sembra essere cambiato: le frontiere sono tornate; l'Ue accusa Paesi liberati 30 anni fa dal blocco comunista, come Ungheria e Polonia, di rimettere in causa lo Stato di diritto; ovunque la tentazione del nazionalismo si percepisce nelle opinioni. E sul piano geopolitico "la Guerra fredda è di ritorno" ma stavolta "con una differenza", avvertiva l'anno scorso il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, segnalando che "i meccanismi e le tutele che permettevano allora di gestire i rischi di escalation non sembrano più esistere". Gli Usa sono usciti dal trattato di disarmo Inf firmato durante la Guerra fredda, aprendo la strada a una nuova corsa agli armamenti contro la Russia, che mette le sue pedine ovunque Washington si ritiri come in Medioriente, e la Cina.

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