Alberto Trentini, la madre: “Il governo si è speso poco per mio figlio”

Alberto Trentini, la madre: “Il governo si è speso poco per mio figlio”

Il cooperante italiano è detenuto da un anno in Venezuela

La madre di Alberto Trentini, il cooperante detenuto in Venezuela da un anno, alza la voce: “Fino ad agosto il nostro governo non aveva avuto alcun contatto col governo venezuelano. Fino ad agosto. E questo dimostra quanto poco si sono spesi per mio figlio“. Armanda Colusso denuncia quella che definisce la scarsa attenzione dimostrata dalle istituzioni italiane nei confronti del figlio detto in una conferenza stampa a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, insieme all’avvocata della famiglia, Alessandra Ballerini, e al presidente di Articolo 21, Giuseppe Giulietti. Sono qui dopo 365 giorni a esprimere indignazione. Per Alberto non si è fatto ciò che era doveroso fare”, ha aggiunto, spiegando davanti alle telecamere che “sono stata troppo paziente ed educata, ma ora la pazienza è finita”. Sul fronte dei contatti istituzionali, la madre del 46 anni veneziano ha ricordato che “in 12 mesi ho avuto tre telefonate dalla premier Giorgia Meloni e ho avuto due incontri col sottosegretario Mantovano con cui c’è costante contatto. Siamo in contatto con l’inviato speciale per gli italiani in Venezuela che è sempre disponibile”. “Dai rappresentanti del governo, da subito, ci è stato imposto il silenzio per non danneggiare la posizione di mio figlio. Ci siamo fidati e abbiamo operato in silenzio. Ma non potendo continuare a essere ignorati, con il nostro benestare è stata fatta un’interrogazione parlamentare”, ha concluso.

“Ho sperato in clima disteso e in canonizzazioni di santi venezuelani”

“Mi aveva rasserenata la stretta di mano del nostro Presidente Mattarella del 19 ottobre scorso alla ministra dell’Istruzione venezuelana e il clima disteso e costruttivo con cui si erano tenute le celebrazioni per la canonizzazione dei due santi venezuelani a Roma”. A dirlo è Armanda Colusso, madre del cooperante Alberto Trentini detenuto da un anno in Venezuela, durante una conferenza stampa a Palazzo Marino, sede del comune di Milano, insieme all’avvocata della famiglia, Alessandra Ballerini, e al presidente di Articolo 21, Giuseppe Giulietti. “Avevo sperato che quella occasione fosse il punto di svolta per la liberazione di Alberto. Per arrivare all’obiettivo della liberazione di Alberto doveva esserci, e invece non c’è stato, un gruppo coeso e motivato di persone che doveva mirare a uno stesso risultato”, ha proseguito la madre del cooperante quarantaseienne, aggiungendo che “sono qui dopo 365 giorni a esprimere la mia indignazione perché sono certa che per Alberto non si è fatto quel che era necessario e doveroso fare per la sua liberazione. Sono stata troppo paziente ed educata, ma ora la mia pazienza si è esaurita e ho finito”. Presenti in sala anche i genitori di Giulio Regeni, Claudio e Paola, che hanno donato alla donna alcuni dolcetti tipici friulani, e i genitori di Andy Rocchelli, il fotografo dell’agenzia Cesura ucciso in Donbass nel 2014.

L’avvocato: “Governo tratti Alberto come fosse figlio suo”

“Al governo italiano chiediamo di trattare Alberto come fosse figlio loro. Non è sopportabile un giorno in più di detenzione. Succedono tante cose in un anno di detenzione e ogni giorno si subiscono traumi, soprattutto se detenuti ingiustamente”. Così l’avvocata Alessandra Ballerini, legale di Alberto Trentini, il cooperante 46enne veneziano, detenuto da un anno nelle carceri venezuelane, e della sua famiglia, durante una conferenza stampa a Palazzo Marino, sede del comune di Milano, con la madre del cooperante e il presidente di Art.21, Giuseppe Giulietti. “Chiediamo che il governo faccia tutto il possibile e di utilizzare il canale che si è aperto con il Venezuela e rassicurarli che se ci ridaranno Alberto non volteremo loro le spalle. L’Italia ripudia la guerra e non saremo favorevoli a un’invasione Usa”, ha aggiunto. “Suggerirei a Maduro – ha proseguito – di approfittare di questo rapporto cordiale col nostro Paese. Maduro faccia un gesto di distensione, lui e i suoi ministri rispettino le promesse e permettano ad Alberto di tornare a casa. Questo è il miglior modo di invocare la pace“. Rispondendo a una domanda dell’ex magistrato Gherardo Colombo, che chiedeva se una presa di posizione formale del governo italiano contro l’invasione Usa al Venezuela potesse aiutare, la legale ha risposto: “Potrebbe essere utile ma non l’hanno fatto”.

La madre del fotoreporter Rocchelli: “Vicina a famiglia Trentini”

“Sono qui per un gesto obbligato di solidarietà nei confronti di Alberto Trentini e della sua famiglia. Alberto Trentini è trattenuto illegalmente al di fuori di qualsiasi giustificazione giuridica da un governo straniero, mi domando quando le istituzioni del nostro Paese riusciranno efficacemente a ottenere una liberazione che attendiamo da un anno e nel frattempo penso che Alberto Trentini viva uno degli anni più difficili della sua vita, mi auguro che non lasci tracce nel suo futuro che auguro di tutt’altro tipo”. Così Elisa Signori, madre del fotogiornalista italiano, Andy Rocchelli, ucciso nel 2014 nel Donbass dall’esercito ucraino, parlando a margine della conferenza stampa di Armanda Colusso, madre del cooperante detenuto da un anno in Venezuela. “Direi che questo sistema di prendere in ostaggio una persona senza specificare accuse, senza consentirgli il contatto con la famiglia e con gli avvocati è quanto di peggio possa accadere da parte di un governo straniero. Quello che mi attendo è una efficace difesa dei diritti di un concittadino italiano da parte delle nostre istituzioni”, ha concluso la madre del fotoreporter.

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