Gaza, Netanyahu: “Abbiamo ancora lavoro da fare”. Hamas consegna i corpi di due ostaggi

Gaza, Netanyahu: “Abbiamo ancora lavoro da fare”. Hamas consegna i corpi di due ostaggi
Israeli soldiers work on tanks (AP Photo/Ohad Zwigenberg) Associated Press / LaPresse Only italy and spain

A Gerusalemme proteste degli ultra ortodossi contro la leva

 “Vogliamo garantire che l’obiettivo concordato con il presidente Trump di disarmare Hamas e smilitarizzare Gaza venga infine raggiunto”. Lo ha affermato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante una visita ieri a una struttura militare nel sud di Israele, dove le truppe statunitensi stanno monitorando la tregua. “C’è un vero sforzo di cooperazione qui, mentre la sicurezza è nelle nostre mani”, ha detto Netanyahu, secondo una dichiarazione rilasciata dal suo ufficio.

Hamas ha consegnato i corpi di due ostaggi

Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno comunicato ch la Croce Rossa ha informato l’esercito di aver ritirato poco fa due bare, contenenti presumibilmente i corpi di due ostaggi uccisi da Hamas nella zona centrale di Gaza. La Croce Rossa sta ora portando le bare alle truppe dell’Idf all’interno della Striscia, dove si terrà una piccola cerimonia presieduta da un rabbino militare. 

Netanyahu: “Abbiamo ancora del lavoro da fare”

 “Israele ha ancora del lavoro da fare a Gaza“. Lo ha dichiarato il primo ministro Benjamin Netanyahu durante la cerimonia di consegna dei diplomi ai cadetti della scuola ufficiali Bahad 1, nel sud del Paese, come riporta Times of Israel. “Se Hamas continuerà a violare apertamente il cessate il fuoco, subirà attacchi potenti come quelli di due giorni fa e di ieri”, ha avvertito il premier, facendo riferimento alle recenti operazioni israeliane nella Striscia. “Siamo noi a decidere, e agiremo ogni volta che sarà necessario per eliminare le minacce immediate contro le nostre forze”. Netanyahu ha ribadito con forza: “Siamo noi a decidere, e noi agiamo”, in risposta alle critiche secondo cui le restrizioni imposte da Washington avrebbero frenato la reazione israeliana agli attacchi di Hamas che hanno causato vittime tra i soldati dell’Idf. – “Alla fine, Hamas sarà disarmato e Gaza sarà demilitarizzata“. Lo ha dichiarato il primo ministro Benjamin Netanyahu durante la cerimonia di consegna dei diplomi ai cadetti della scuola ufficiali Bahad 1, nel sud del Paese, come riporta Times of Israel. “se saranno truppe straniere a farlo, bene. Se non lo faranno, lo faremo noi”, ha aggiunto Netanyahu.

Raid israeliani nel sud della Striscia

Israele ha lanciato attacchi aerei sulle città di Abasan al-Kabira e Bani Suheila, a est di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riferisce Al-Jazeera. I raid arrivano il giorno dopo che Israele ha attaccato Beit Lahiya, nel nord di Gaza, dichiarando che aveva come obiettivo quello di colpire un “sito di infrastrutture terroristiche”.

Gerusalemme, ultraortodossi protestano contro leva

Decine di migliaia di ultraortodossi si sono raccolti nel centro Gerusalemme per protestare contro il progetto di arruolarli nell’esercito. Si tratta di una sfida significativa per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che fa affidamento sui partiti ultraortodossi in Parlamento. La questione della leva militare ha approfondito le divisioni in Israele. Molti membri della comunità ultraortodossa si oppongono al servizio militare, ritenendo che il loro dovere sia quello di studiare i testi religiosi. La protesta segue la decisione di discutere la legge attuale sull’arruolamento in una commissione della Knesset la prossima settimana. I tentativi dei partiti ultraortodossi di approvare una legge che esenti in modo permanente gli israeliani ultraortodossi dal servizio militare potrebbero affondare il governo di Netanyahu e scatenare elezioni anticipate. Israele ha chiuso la principale autostrada all’ingresso di Gerusalemme e ha schierato più di 2.000 agenti, mentre decine di migliaia di ultraortodossi, noti come haredim, affollavano le strade. La protesta ha paralizzato gran parte della città, con strade chiuse e trasporti pubblici fermi.  

Circa 1,3 milioni di ebrei ultraortodossi costituiscono circa il 13% della popolazione israeliana e si oppongono all’arruolamento perché ritengono che studiare a tempo pieno nei seminari religiosi sia il loro dovere più importante. L’esenzione dal servizio militare per gli ultraortodossi risale alla fondazione di Israele nel 1948, quando un piccolo numero di studiosi era esentato dalla leva. Ma con la spinta dei partiti religiosi politicamente potenti quel numero è aumentato nel corso dei decenni. Nel 2017 la Corte ha dichiarato illegali le esenzioni, ma le ripetute proroghe e le tattiche dilatorie del governo hanno impedito l’approvazione di una legge sostitutiva. Le ampie esenzioni dal servizio militare obbligatorio hanno riaperto una profonda divisione nel Paese e fatto infuriare gran parte dell’opinione pubblica durante la guerra a Gaza. Dall’inizio della guerra sono stati uccisi oltre 900 soldati. Molti riservisti hanno prestato servizio per centinaia di giorni in più turni di servizio e l’esercito ha ripetutamente lanciato l’allarme sulla necessità disperata di altri soldati per soddisfare le esigenze di difesa di Israele.

I due partiti ultraortodossi del Paese erano una parte essenziale della fragile coalizione di Netanyahu prima di lasciarla durante l’estate per protestare contro la proposta di legge sul servizio militare obbligatorio, tuttavia votano ancora spesso con Netanyahu, consentendo al suo governo di sopravvivere.  Le elezioni sono attualmente previste per il prossimo novembre, ma è probabile che Netanyahu possa essere costretto a indire elezioni anticipate nei prossimi mesi. Il fattore scatenante della protesta di oggi è stata la decisione di portare la legge sull’arruolamento in discussione in una commissione della Knesset la prossima settimana, nonostante la forte opposizione al disegno di legge anche da parte dello stesso partito di Netanyahu. Questo è il primo passo prima che il disegno di legge possa essere sottoposto al voto della Knesset. I membri haredi della Knesset non sono riusciti a ottenere le due cose richieste dalla loro comunità: un’esenzione permanente dal servizio militare o un aumento dei fondi destinati alla loro comunità, ha spiegato Shuki Friedman, vicepresidente del Jewish People Policy Institute, un think tank di Gerusalemme esperto di questioni haredi. Una serie di cause alla Corte Suprema ha intaccato il bilancio che consente agli uomini haredi di studiare a tempo pieno in cambio di una borsa di studio dallo Stato. Finora i partiti hanno individuato un finanziamento temporaneo come misura provvisoria, ma tali borse di studio sono sempre più a rischio. Alcune voci all’interno della comunità haredi sostengono una soluzione pragmatica, che include la possibilità di consentire a un piccolo gruppo di uomini haredi che non studiano testi ebraici a tempo pieno di prestare servizio militare, ma la protesta è un tentativo di dare una dimostrazione unitaria di forza contro qualsiasi tipo di compromesso, ha spiegato Friedman.

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