Prosegue la guerra a Gaza all’indomani dell’intervento di Mahmoud Abbas all’Assemblea Generale dell’Onu: il leader dell’Autorità Nazionale Palestinese ha definito le azioni commesse da Israele come un crimine di guerra e di genocidio, definendosi pronto a collaborare con Trump e con gli alleati per un piano di pace e un futuro governo palestinese in cui Hamas non avrà un ruolo. Intanto sempre all’Assemblea dell’Onu fischi all’intervento del premier Israeliano Netanyahu, e alcuni hanno lasciato l’Aula.
Da parte sua, il presidente americano Donald Trump, dopo aver sentito il premier israeliano Donald Trump, si è detto fiducioso sul fatto che un accordo sulla Striscia sia vicino, ribadendo che non permetterà allo Stato ebraico di annettere la Cisgiordania. Continuano intanto i bombardamenti a Gaza: dall’alba sono 10 i morti nella Striscia. Mentre proseguono anche in Italia le manifestazioni a sostegno della Global Sumud Flotilla. Ecco tutti gli aggiornamenti di oggi.
“Medici senza frontiere (Msf) è costretta a sospendere le attività mediche a Gaza City a causa dell’incessante offensiva israeliana e del rapido deterioramento della situazione di sicurezza, tra continui attacchi aerei e l’avanzata dei carri armati a meno di un chilometro dalle strutture sanitarie di Msf. L’intensificarsi degli attacchi delle forze israeliane ha creato un livello di rischio inaccettabile per il personale”. Lo comunica Medici senza frontiere in una nota. “Non abbiamo avuto altra scelta che interrompere le nostre attività, poiché le nostre cliniche sono circondate dalle forze israeliane. Questa è l’ultima cosa che avremmo voluto, poiché i bisogni a Gaza City sono enormi e le persone più vulnerabili – i neonati in terapia intensiva, i feriti gravi e i malati terminali – non possono muoversi e sono in grave pericolo”, afferma Jacob Granger, coordinatore delle emergenze di Msf a Gaza. “Msf chiede la fine immediata delle violenze e misure concrete per proteggere i civili. Le autorità israeliane devono garantire immediatamente libero accesso e sicurezza alle organizzazioni umanitarie che operano a Gaza City, nonché condizioni accettabili per fornire in modo sicuro e continuativo assistenza medica e aiuti umanitari, condizioni che ad oggi non sussistono”, è l’appello dell’organizzazione.
Medici senza frontiere sottolinea che a Gaza City ci sono ancora centinaia di migliaia di persone che non possono lasciare la città e non hanno altra scelta se non restare. Chi ha la possibilità di andarsene, si trova comunque davanti a una decisione insostenibile: rimanere a Gaza City nonostante le intense operazioni militari e l’intensificarsi degli ordini di evacuazione, oppure abbandonare ciò che resta delle proprie case, dei propri beni e dei ricordi personali, per spostarsi verso aree in cui le condizioni umanitarie stanno rapidamente collassando. “Gli ospedali parzialmente funzionanti in tutta la Striscia sono allo stremo, a causa della grave mancanza di personale, forniture e carburante, mentre i pazienti affrontano ostacoli immensi per raggiungere le strutture sanitarie, arrivando spesso troppo tardi e in condizioni critiche”, si legge ancora nel comunicato, che ricorda che “solo la scorsa settimana, e nonostante l’offensiva crescente, le cliniche di Msf a Gaza City hanno effettuato oltre 3.640 consultazioni e trattato 1.655 pazienti che soffrivano di malnutrizione”. Tra loro pazienti con ferite gravi e ustioni, donne incinte e pazienti che necessitavano di cure mediche continue e non erano in grado di lasciare la città. “Questo quadro descrive bene l’enorme portata dei bisogni medici a Gaza City in questo momento”, si sottolinea.
Msf evidenzia che, “nonostante sia stata costretta a sospendere le sue attività a Gaza City, continuerà a supportare i servizi essenziali nelle strutture del ministero della salute, compresi gli ospedali Al Helou e Al Shifa, finché continueranno a funzionare”. “L’accesso e la fornitura di acqua potabile, cibo, ripari e cure mediche sono sempre più limitati. Le persone a Gaza City sono state bombardate ripetutamente e senza sosta: sono esauste e vengono deliberatamente private dei beni essenziali per sopravvivere”, sottoliena. Nel sud della Striscia di Gaza Msf continua a fornire cure mediche: a Khan Younis supporta l’ospedale Nasser e gestisce 3 centri di assistenza sanitaria di base. Nella zona centrale Msf supporta il pronto soccorso e la clinica per il trattamento delle ferite dell’ospedale Al-Aqsa e gestisce 2 ospedali da campo a Deir Al-Balah.
La Spagna insieme a Belgio, Danimarca, Francia, Islanda, Irlanda, Giappone, Norvegia, Arabia Saudita, Slovenia, Svizzera e Regno Unito, ha annunciato il lancio della Coalizione di emergenza per la sostenibilità finanziaria dell’Autorità palestinese. Questa coalizione è stata istituita “in risposta alla crisi finanziaria urgente e senza precedenti che sta affrontando l’Autorità palestinese” e “il suo scopo immediato è quello di stabilizzare le finanze dell’Anp e preservarne la capacità di governare, fornire servizi essenziali e mantenere la sicurezza, tutti elementi indispensabili per la stabilità regionale e per preservare la soluzione dei due Stati”.
La coalizione ha attirato un gruppo ampio ed eterogeneo di Paesi e partner sostenitori provenienti da tutte le regioni, molti dei quali hanno già fornito contributi finanziari significativi e promesso un sostegno costante. “Il nostro impegno collettivo dimostra l’ampio consenso internazionale sulla necessità di impedire il collasso dell’Autorità palestinese e di sostenere le basi della pace”, si legge nella dichiarazione in cui si sottolinea che “gli aiuti a breve termine da soli non sono sufficienti”. La coalizione “promuoverà quindi un approccio sostenibile, prevedibile e coordinato, collaborando con le istituzioni finanziarie internazionali e i partner chiave per mobilitare risorse, sostenere le riforme economiche e di governance in corso e garantire la piena trasparenza e responsabilità”.
I 12 Paesi hanno chiesto a Israele di “sbloccare immediatamente tutte le entrate palestinesi e di cessare qualsiasi misura che ostacoli o indebolisca l’Autorità palestinese o ne rischi il collasso”, sottolineando che “tali azioni minacciano non solo i mezzi di sussistenza e la stabilità istituzionale dei palestinesi, ma anche la pace e la sicurezza regionale e internazionale”.
“La coalizione è aperta e inclusiva e invita tutti gli Stati e le organizzazioni internazionali a partecipare a questo sforzo collettivo. Il rafforzamento delle basi finanziarie dell’Autorità palestinese è un investimento nella pace, nella stabilità e nella sicurezza per i palestinesi, gli israeliani e l’intera regione”, si legge nella dichiarazione. Con questa iniziativa, la coalizione “ribadisce il proprio impegno a salvaguardare la fattibilità della soluzione dei due Stati e a promuovere una pace giusta, duratura e globale”.
“In risposta alle istanze sollevate dal Governo e dal Presidente della Repubblica, la Delegazione italiana del Global Movement to Gaza ha ritenuto opportuno richiedere la presenza in Italia della Portavoce Maria Elena Delia, al fine di condurre un dialogo diretto con le istituzioni per garantire l’incolumità dei membri italiani dell’equipaggio e il raggiungimento degli obiettivi della missione nel rispetto del diritto internazionale”. E’ quanto si legge in una nota rilasciata dal Global Movement to Gaza.
Taher al-Nunu, consigliere per i media del capo dell’ufficio politico di Hamas, ha confermato ad Al Arabiya/Al Hadath che verrà creato uno Stato palestinese basato sulla volontà palestinese, araba e internazionale, nonostante i tentativi del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di contrastarlo. Al Nunu ha poi affermato che costringere la delegazione di Netanyahu ad applaudire durante il suo discorso all’Onu riflette quella che ha definito “megalomania”. Ha aggiunto che trasmettere il discorso di Netanyahu tramite altoparlanti su carri armati e veicoli militari a Gaza riflette il suo sadismo.
Il “boicottaggio del discorso di Netanyahu all’Onu riflette l’isolamento di Israele e le conseguenze della sua guerra di sterminio contro i palestinesi”. Lo ha detto ad Al Arabiya/Al Hadath il consigliere per i media del capo dell’ufficio politico di Hamas Taher al-Nunu, sottolineando che il vero posto di Netanyahu è in prigione come criminale di guerra, non alle Nazioni Unite. Durante il suo discorso all’Onu, molti dei presenti hanno fischiato il premier israeliano e hanno lasciato l’aula in segno di protesta prima che iniziasse a parlare.
Secondo quanto riportato dai media israeliani, la Casa Bianca starebbe appoggiando un piano che vedrebbe l’ex premier britannico Tony Blair a capo di un’amministrazione temporanea della Striscia di Gaza, inizialmente senza il coinvolgimento diretto dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp). Secondo la proposta, riportata dal Guardian, Blair guiderebbe un organismo denominato Gaza International Transitional Authority (Gita), che avrebbe il mandato di essere la “suprema autorità politica e giuridica” di Gaza per un periodo di cinque anni. I palestinesi non sarebbero costretti a lasciare il territorio, come si temeva potesse accadere con le precedenti proposte degli Stati Uniti di trasformare la Striscia nella ‘Riviera di Gaza’. Se la proposta fosse approvata, Blair guiderebbe un segretariato composto da un massimo di 25 persone e presiederebbe un consiglio di sette persone per supervisionare un organo esecutivo che gestisca il territorio.
Oxfam denuncia che un’operatrice di un’organizzazione partner, identificata come Tasneem, è stata uccisa assieme ai suoi 2 figli, Sham di 5 anni e Suleiman di 3, in un attacco israeliano dello scorso 20 settembre. “Gli attacchi indiscriminati israeliani a Gaza continuano a mietere vittime tra gli operatori umanitari. Lo scorso 20 settembre Tasneem – psicologa di 27 anni che lavorava per Juzoor for Health and Community Development, organizzazione partner di Oxfam – è rimasta uccisa assieme ai suoi 2 figli, Sham di 5 anni e Suleiman di 3”, riferisce Oxfam in un comunicato.
“Siamo sconvolti per quanto successo quando è stata uccisa Tasneem era incinta, dopo aver già perso l’anno scorso un altro figlio, Muslam. Nell’attacco è rimasto ferito anche suo marito”, dice Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia. “Era una persona coraggiosa, che non si tirava mai indietro nell’aiutare gli altri. – aggiunge il dottor Umiayeh Khammash, direttore di Juzoor – Nonostante il costante pericolo ha continuato il suo lavoro fino alla fine. La sua morte, insieme a quella dei suoi figli, è una tragedia straziante. Si continuano a uccidere coloro che cercano di aiutare. È incomprensibile e deve finire. Quando è troppo è troppo”. Oxfam scrive chenegli ultimi tre giorni i bombardamenti israeliani hanno distrutto anche le sedi di altri due partner di Oxfam a Gaza. Lunedì sono stati distrutti una clinica della Palestinian Medical Relief Society (PMRS) e gli uffici di Al Ataa, associazione di donne che lavora per l’emancipazione e la protezione dei gruppi più vulnerabili. Mercoledì un altro attacco ha colpito la sede amministrativa e il principale centro medico della PMRS, portando a 10 il numero totale dei centri dell’organizzazione andati distrutti: 9 nel nord di Gaza e uno a Khan Younis, nel sud della Striscia. La PMRS curava ogni giorno migliaia di persone nel nord di Gaza, fornendo assistenza sanitaria di base, servizi alle donne incinte e a persone vulnerabili, assistenza contro la malnutrizione, sostegno psicosociale e cure specialistiche di cardiologia, endocrinologia, pneumologia, nefrologia, nutrizione e oftalmologia.
“La distruzione dei loro ultimi due centri nel nord di Gaza questa settimana, insieme allo sfollamento forzato del personale e dei pazienti, è un colpo devastante per le comunità che contavano sul loro lavoro quotidiano, dati i pochissimi servizi sanitari ancora in funzione”, scrive Oxfam. “Siamo sopraffatti dal dolore, dalla tristezza e da un profondo senso di ingiustizia. – ha dichiarato il dottor Bassam Zaquot, responsabile della PMRS nella Striscia di Gaza- In un solo istante, il lavoro cruciale svolto dai nostri medici e operatori umanitari è stato distrutto, le nostre strutture sono state completamente spazzate via. In questa situazione siamo costretti a sospendere il lavoro delle nostre équipe mediche mobili a Gaza per garantirne l’incolumità”.
“Gli attacchi degli ultimi giorni sono solo alcuni tra le centinaia che in quasi 2 anni hanno ucciso impunemente e regolarmente tantissimi operatori umanitari mentre svolgevano il loro cruciale lavoro in aiuto della popolazione o mentre si trovavano a casa con le loro famiglie. – aggiunge Pezzati – Ad oggi sono oltre 1600 le uccisioni confermate di operatori umanitari e sanitari. I nostri partner, il nostro staff corrono rischi incredibili per fornire aiuti salvavita ai palestinesi di Gaza, le cui sofferenze sono inimmaginabili. L’uccisione di operatori umanitari e la distruzione di infrastrutture umanitarie vitali, come le strutture sanitarie, sono atti criminali e lasciano migliaia di palestinesi senza l’aiuto di cui hanno disperatamente bisogno. Per di più tutto questo avviene mentre i bisogni aumentano in modo esponenziale, con l’intensificarsi delle operazioni militari israeliane a Gaza City, che sta costringendo allo sfollamento forzato quasi un milione di persone, costrette a fuggire verso presunte ‘aree umanitarie’ sovraffollate e prive di qualsiasi di servizio di base”. “Per questo chiediamo con forza alla comunità internazionale, Italia compresa, di adottare misure urgenti per porre fine al genocidio in corso a Gaza e garantire la protezione di tutti gli operatori umanitari, esercitando ogni pressione diplomatica ed economica necessaria su Israele per arrivare ad un cessate il fuoco permanente e alla revoca dell’assedio, che blocca l’ingresso di aiuti essenziali per la popolazione”, conclude Pezzati.
“Quello che sta accadendo” a Gaza “è a tutti gli effetti un genocidio ed è inaccettabile”. Lo ha detto l’attrice statunitense Jennifer Lawrence in conferenza stampa al Festival del Cinema di San Sebastian, secondo quanto riporta la radio tv pubblica spagnola Rtve. L’artista 35enne sarà la più giovane a ricevere il prestigioso Premio Donostia nel corso della kermesse. “Quando ignori ciò che accade dall’altra parte del mondo, devi capire che in un modo o nell’altro finirà per arrivare anche nel tuo Paese”, ha detto Lawrence nel punto stampa che è stato caratterizzato da domande politiche sulla situazione a Gaza.
“In questi tempi in cui non si fa altro che parlare di odio e di divisione, di barriere e di supremazia l’uno nei confronti dell’altro, è molto importante porre gesti nel territorio che tengano viva la cultura della pace, come l’apertura di un parco. A Vicenza, come in qualsiasi parte del mondo, abbiamo bisogno di lavorare per la Pace e di costruire relazioni creando una cultura di apertura, di accoglienza e di dialogo”. Così un passaggio del videomessaggio inviato dal cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, alla manifestazione Sindaci per la Pace, in corso di svolgimento Vicenza, alla quale partecipa anche il sindaco di Betlemme Maher Nicolas Canahuati: “La sua presenza – sottolinea il cardinale – è segno di vicinanza e di solidarietà con la città di Betlemme, un simbolo importante per tutta la Terra Santa cristiana ma non solo.
“Quello che da due anni sta accadendo qui, soprattutto a Gaza, è diventato un po’ un simbolo universale di dolore, morte e violenza. Ma la tragedia che stiamo vivendo – aggiunge Pizzaballa – che stanno vivendo il popolo palestinese, e a modo suo anche quello israeliano, deve diventare una lezione per tutti noi, per reagire in maniera positiva. Laddove tutto si distrugge, noi vogliamo essere quelli che costruiscono; laddove il territorio viene devastato, noi lo ricostruiamo; dove le relazioni sono devastate, come sta accadendo qui purtroppo da troppo tempo, noi le vogliamo salvare, curare, guarire. Le nuove generazioni hanno diritto di avere prospettive diverse rispetto a quelle che stiamo costruendo ora”, conclude Pizzaballa nel video.
“Siamo molto vicini a un accordo su Gaza”. Lo ha detto Donald Trump parlando con i giornalisti alla Casa Bianca. E’ un accordo, ha aggiunto il presidente, che “riporterà indietro gli ostaggi, metterà fine alla guerra e porterà la pace”.
“Come abbiamo avuto già modo di dire, auspichiamo in tal senso che il dialogo tra i cardinali Zuppi e Pizzaballa e i coordinatori della Global Sumud Flotilla continui profuicamente, certi che sia per tutti gli interlocutori cruciale innanzitutto alleviare la sofferenza inimmaginabile della popolazione di Gaza”. Così una nota dei democratici Arturo Scotto e Annalisa Corrado imbarcati sulla Flotilla.
L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che le Forze di difesa israeliane hanno “preso il controllo dei telefoni” dei civili palestinesi e degli agenti di Hamas a Gaza e che il suo discorso alle Nazioni Unite “viene ora trasmesso in diretta tramite quei dispositivi”. Lo riporta Times of Israel. I residenti di Gaza hanno ricevuto messaggi di testo con un link al discorso di Netanyahu. Non ci sono conferme immediate del sequestro dei dispositivi. Il discorso di Netanyahu è stato trasmesso in diretta anche tramite altoparlanti, alcuni al confine con Gaza e altri nel cuore della Striscia, posizionati dall’Idf negli accampamenti militari.
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, all’inizio del suo intervento all’Assemblea generale dell’Onu, ha mostrato una mappa intitolata ‘la maledizione’. “Questo asse minacciava la pace del mondo intero, la stabilità della nostra regione e l’esistenza stessa del mio Paese, Israele”, ha detto Netanyahu, usando un pennarello per indicare i diversi Paesi. Israele ha “martellato” gli Houthi, distrutto “la maggior parte della macchina terroristica di Hamas” e “paralizzato Hezbollah”, ha detto, aggiungendo che “l’Iran stava sviluppando molto rapidamente un programma di armi nucleari massiccio, e anche un programma di missili balistici massiccio”. Toccando i Paesi sulla mappa, Netanyahu ha elencato diversi leader, fra cui Yahya Sinwar di Hamas, Hassan Nasrallah di Hezbollah e i principali scienziati nucleari iraniani: “tutti spariti”, ha detto.
“Ancora non è finita. Ciò che resta di Hamas ancora è arroccato a Gaza e loro hanno giurato di perpetrare atrocità di nuovo come il 7 ottobre ancora e ancora, per questo Israele deve portare a termine il lavoro e dobbiamo farlo nel modo più rapido possibile”. Lo ha detto il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, parlando all’Assemblea generale dell’Onu.
Fischi per il premier israeliano Benjamin Netanyahu all’Assemblea generale delle Nazioni unite. Quando Netanyahu è salito sul podio per iniziare il suo intervento, il premier è stato contestato e decine di delegati hanno lasciato l’aula dell’Assemblea Onu mentre alcuni fischiavano Netanyahu e altri lo applaudivano. “Per favore, ordine in sala”, continuava a ripetere il presidente della sessione, battendo il martelletto.
“Non c’è alcuna possibilità che la Flotilla vada a Cipro a lasciare aiuti umanitari, perchè ciò significherebbe collaborare al genocidio” a Gaza. Lo ha detto a LaPresse l’ex sindaca di Barcellona Ada Colau, che si trova a bordo della Global Sumud Flotilla, commentando la proposta di mediazione avanzata dal governo italiano. “Noi manteniamo il nostro obiettivo che è quello di arrivare fino a Gaza per aprire un corridoio umanitario vero e proprio, che non sia controllato da Israele ma dagli esperti dell’aiuto umanitario, ovvero organizzazioni palestinesi, ong internazionali o l’Onu per far arrivare cibo e medicine ai bambini e a tutti quelli che ne hanno bisogno”, ha rimarcato la ex ‘alcaldesa’. Colau ha fatto notare che ci sono “migliaia di chili di cibo e medicine bloccate da Israele fuori dai confini della Palestina”. “Israele fa da amministratore e fa passare pochissimi aiuti umanitari e quel poco che fa passare lo usa anche per creare terrore e uccidere i palestinesi”, ha sostenuto l’ex sindaca ricordando che “centinaia di persone, tra cui tanti bambini, sono state uccise proprio nel momento in cui si distribuivano gli aiuti umanitari” a Gaza. “Quindi portare gli aiuti umanitari a Cipro vuol dire collaborare con Israele per continuare a mettere in atto il genocidio, è davvero un insulto all’intelligenza”, ha commentato, affermando che la Flotilla esiste proprio per “rompere il blocco illegale messo in atto da Israele”.
Le Nazioni Unite hanno aggiunto quasi 70 nuovi nomi alla blacklist di aziende provenienti da 11 Paesi, accusate di essere complici nella violazione dei diritti umani dei palestinesi attraverso i loro legami commerciali con gli insediamenti israeliani in Cisgiordania occupata. Il nuovo elenco mette in evidenza le imprese che svolgono attività considerate di sostegno agli insediamenti, ritenuti da molti illegali secondo il diritto internazionale. La blacklist include una vasta gamma di società, dai fornitori di materiali da costruzione e macchinari per il movimento terra, ai prestatori di servizi di sicurezza, viaggi e finanza.
È salito a 47 morti il bilancio degli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza dall’alba di oggi, di cui 28 a Gaza City. Lo riporta Al-Jazeera, citando fonti ospedaliere.
Il premier spagnolo Pedro Sanchez, in un’intervista rilasciata ad Abc News, ha detto di non essere d’accordo con l’affermazione del presidente Usa Donald Trump secondo cui il riconoscimento dello Stato della Palestina sarebbe una ricompensa per Hamas. “Quando si afferma che questo è un premio per Hamas, si sta riconoscendo ad Hamas un’influenza che non ha. Quello che stiamo facendo, in realtà, riconoscendo lo status di Stato della Palestina, è rafforzare i moderati all’interno della società palestinese. Quindi è esattamente il contrario”, ha detto il leader socialista. “Se si ascolta ciò che ha affermato il presidente dell’Autorità palestinese Abbas, ha chiesto al popolo israeliano di porre fine alla guerra e di avviare un processo politico per stabilire la pace e la sicurezza di cui hanno bisogno il popolo israeliano e, naturalmente, i cittadini palestinesi”, ha aggiunto.
È di 34 morti nella Striscia di Gaza il bilancio degli attacchi israeliani dall’alba di oggi, di cui 23 a Gaza City. Lo riporta Al-Jazeera, citando fonti ospedaliere. Precedentemente era stato riferito che 11 delle vittime, fra cui due bambini, erano state uccise nel centro della Striscia mentre erano in cerca di aiuti.
È avvenuto la notte scorsa in prossimità della zona in cui naviga la Global Sumud Flotilla, l’avvicendamento della fregata ‘Alpino’ della Marina Militare italiana alla fregata ‘Fasan’. Lo si apprende da fonti qualificate. La fregata ‘Fasan’ si quindi allontanata per fare svolgere funzioni di logistica.
Con il presidente Trump “abbiamo valutato molte questioni all’ordine del giorno. In primo luogo, abbiamo discusso le possibili misure per sviluppare le nostre relazioni commerciali e di investimento sulla base di interessi reciproci”. Lo ha dichiarato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan in merito all’incontro avuto alla Casa Bianca con il leader Usa. “Abbiamo esaminato in modo costruttivo le misure che apriranno la strada alla cooperazione nel campo della difesa”, ha spiegato Erdogan, come riporta l’agenzia Anadolu. “Uno dei temi chiave del nostro incontro sono stati i passi da intraprendere per porre fine alle atrocità a Gaza. Abbiamo anche scambiato idee dettagliate sul mantenimento della stabilità in Siria e sulla creazione di un ambiente pacifico in Medioriente”, ha proseguito. Spero che i nostri contatti e il nostro lavoro presso le Nazioni Unite, nonché le decisioni prese durante l’incontro con il mio stimato amico, il signor Trump, siano vantaggiosi per il nostro Paese, la nostra nazione e la nostra regione”, ha aggiunto.
“Abbiamo bloccato lo scalo Cargo di Malpensa perché da qui partono anche armi e finanziamenti, aiuti militari di tutti i tipi e non solo, anche civili per Israele e noi abbiamo già bloccato più volte la partenza di carichi in quella direzione e questo dà un segnale forte a tutti quanti, al Cargo, a Malpensa, a Fiumicino, a tutti gli aeroporti italiani”. Così Walter Montagnoli, segretario della Cub di Malpensa, ha spiegato il blocco di questa mattina allo scalo merci dell’aeroporto lombardo. “Siamo qua perché si è dichiarato lo sciopero per i diritti dei lavoratori, per i salari, ma è un sciopero anche legato alla vicenda politica che riguarda la Palestina”, ha aggiunto Montagnoli. “Lì sta avvenendo un genocidio che è diventato insopportabile per le persone normali, per i lavoratori, per i cittadini. E questo si è visto lunedì quando, alla nostra chiamata dei sindacati di base, hanno risposto un milione di persone che hanno riempito le piazze di tutta Italia”, ha concluso.
Microsoft ha dichiarato di aver disabilitato i servizi a una unità dell’esercito israeliano dopo che una revisione interna dell’azienda aveva determinato che i suoi prodotti di intelligenza artificiale e cloud computing venivano utilizzati per contribuire alla sorveglianza di massa dei palestinesi. L’azione arriva dopo che Associated Press e Guardian hanno pubblicato all’inizio di quest’anno reportage che rivelavano come il ministero della Difesa israeliano stesse utilizzando la piattaforma Azure di Microsoft per sostenere la guerra a Gaza e l’occupazione della Cisgiordania. Brad Smith, presidente di Microsoft, ha scritto in un post sul blog che l’azienda stava prendendo provvedimenti per far rispettare i termini di servizio. Un’inchiesta dell’AP a febbraio aveva mostrato che l’uso dei prodotti Microsoft da parte dell’esercito israeliano era aumentato vertiginosamente dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Il rapporto dell’AP citava dati interni di Microsoft che mostravano come gli israeliani stessero utilizzando gigabyte di spazio cloud e enormi quantità di servizi di traduzione linguistica abilitati all’AI.
L’AP ha inoltre riferito che l’esercito israeliano usava Microsoft Azure per compilare informazioni raccolte attraverso la sorveglianza di massa, che venivano trascritte e tradotte, inclusi telefonate e messaggi di testo. Queste informazioni venivano poi confrontate con i sistemi di IA interni di Israele per la selezione degli obiettivi dei raid aerei. Secondo l’AP, i dati interni di Microsoft mostravano che più abbonamenti ad Azure erano collegati all’Unità 8200, un’unità d’élite di guerra cibernetica dell’esercito israeliano responsabile di operazioni clandestine, raccolta di intelligence sui segnali e sorveglianza. A seguito del rapporto dell’AP, Microsoft ha riconosciuto a maggio di aver venduto servizi avanzati di AI e cloud computing all’esercito israeliano durante la guerra di Gaza e di aver contribuito negli sforzi per localizzare e salvare ostaggi israeliani. Tuttavia, l’azienda ha affermato che una revisione interna non aveva trovato “alcuna prova” che la piattaforma Azure fosse stata utilizzata per prendere di mira o danneggiare persone. Il Guardian, in collaborazione con la pubblicazione israelo-palestinese +972 Magazine e il portale in lingua ebraica Local Call, ha riportato ad agosto che il comandante dell’Unità 8200 aveva incontrato direttamente nel 2021 Satya Nadella, presidente e Ceo di Microsoft. L’unità israeliana aveva poi utilizzato i prodotti Microsoft per sviluppare un sistema di sorveglianza di massa basato su AI, che raccoglieva, traduceva e analizzava milioni di telefonate quotidiane dei civili palestinesi. L’inchiesta ha inoltre rivelato che i dati del sistema di sorveglianza israeliano venivano conservati nei data center cloud di Microsoft in Europa. A seguito del report del Guardian, Microsoft ha incaricato una seconda revisione, questa volta da parte di uno studio legale esterno. Anche se la revisione è ancora in corso, Smith ha dichiarato che l’indagine aveva scoperto prove che i prodotti venivano utilizzati in violazione dei termini di servizio. Tuttavia, Smith non ha specificato quale unità israeliana avrebbe perso l’accesso ai servizi Microsoft.
Il corteo partito dal terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa è giunto all’ingresso dell’area Cargo City dove i manifestanti hanno bloccato la rotonda stradale e l’accesso allo scalo merci. Al grido di “non un chiodo per Israele” i dimostranti hanno occupato la strada che conduce agli hangar, mentre le forze dell’ordine hanno chiuso le vie d’accesso deviando i tir in arrivo e impedendo l’ingresso dei mezzi pesanti.
Le Forze di difesa israeliane hanno emesso un avviso di evacuazione per i palestinesi residenti nei pressi di un edificio a Gaza City in vista di un attacco aereo. “L’Idf colpirà presto l’edificio a causa della presenza di infrastrutture terroristiche di Hamas al suo interno o nelle vicinanze”, ha affermato il portavoce militare in lingua araba Avichay Adraee.
“La società spagnola, il governo spagnolo e io stesso siamo impegnati a favore di Israele. Vogliamo il futuro migliore per Israele. Ma quello che sta facendo il primo ministro Benjamin Netanyahu è l’opposto, sta creando una situazione politica più instabile in Medioriente. Sta gettando i semi per un potenziale terrorismo futuro in Medioriente“. Lo ha detto il premier spagnolo Pedro Sanchez in un’intervista al programma Amanpour di Cnn. “Questo è inaccettabile per la regione, per la sua società e anche per noi” che “apparteniamo ai paesi mediterranei”, ha detto il leader socialista rimarcando che la situazione che si dovrà affrontare nei prossimi decenni è “un Medioriente più instabile”. “Questo è qualcosa che, ovviamente, ha un impatto geopolitico sulla Spagna e sul fianco meridionale dell’Europa. Ecco perché chiedo agli europei di impegnarsi e di coinvolgersi maggiormente nella situazione, proprio come facciamo quando si tratta dell’Ucraina”, ha spiegato.
L’aeronautica militare israeliana ha colpito oltre 140 obiettivi nella Striscia di Gaza nell’ultimo giorno. Lo ha dichiarato l’esercito, secondo cui tra gli obiettivi colpiti figuravano “terroristi, tunnel, edifici utilizzati da gruppi terroristici e altre infrastrutture”. Le truppe “continuano a distruggere siti di Hamas, compresi i tunnel, a uccidere agenti e a localizzare armi nel corso di una nuova offensiva”, ha proseguito l’esercito, aggiungendo di aver bombardato circa 35 siti a Gaza City, tra cui edifici utilizzati da Hamas e dai suoi agenti. In un’altra parte della Striscia di Gaza settentrionale, fuori da Gaza City, le truppe dell’Idf “hanno ucciso diversi agenti che si erano avvicinati alle forze israeliane“.
“Esprimo la mia solidarietà all’avvocato Alessandro Luzon, vicepresidente della Comunità Ebraica di Roma, per le gravi minacce ricevute. Ogni atto di antisemitismo è un attacco ai valori di dignità, libertà e convivenza civile e va condannato con fermezza e senza alcuna giustificazione. Alla Comunità Ebraica di Roma la nostra vicinanza e il rinnovato impegno a difendere principi di dialogo e rispetto, pilastri della nostra democrazia”. Lo scrive su Facebook il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato all’Idf di installare altoparlanti in tutta la Striscia di Gaza, in modo che il discorso del premier all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite possa essere trasmesso in diretta ai residenti. Lo riferiscono i media israeliani. Secondo Channel 12, l’esercito si sarebbe opposto a questo ordine, poiché richiederebbe ai soldati di lasciare le loro postazioni ed entrare in aree della Striscia di Gaza che li esporrebbero a un rischio maggiore di essere presi di mira dagli operatori di Hamas. Tuttavia, il quotidiano Haaretz riporta che l’esercito non intende disobbedire alla richiesta dell’ufficio e si sta preparando a trasmettere il discorso di Netanyahu in tutta Gaza. Un funzionario militare ha dichiarato a Haaretz che la mossa costituisce un atto di guerra psicologica. Il discorso di Netanyahu è previsto per le 16 ora locale, le 15 in Italia.
“La posizione del Governo è chiarissima, noi siamo per il riconoscimento dello Stato di Palestina ma senza Hamas. La mozione che porteremo in Parlamento lo ribadisce in modo chiaro: finché ci sarà Hamas non ci può essere nessun riconoscimento, perché non è un soggetto istituzionale che può essere un interlocutore della comunità internazionale”. Lo ha detto Raffaele Nevi, portavoce nazionale di Forza Italia, ad Agorà su Rai3.
“In queste ore si sta continuando a lavorare per tutelare le persone a bordo delle navi della Global Sumud Flotilla ed evitare il peggio. Gli uomini e le donne della nostra Marina Militare stanno facendo un lavoro straordinario, gestendo con grande capacità e umanità una situazione delicatissima ed è a loro che va il nostro più sentito ringraziamento”. Lo ha detto Raffaele Nevi, portavoce nazionale di Forza Italia, ad Agorà su Rai3.
“Ogni forzatura finirebbe per inasprire ancora di più rapporti già tesissimi e su questo invitiamo i rappresentanti della Flotilla a ragionare in termini di responsabilità – aggiunge – Bisognare evitare provocazioni che possano innescare addirittura una escalation in un quadro molto complesso, dove l’unica via di uscita è il dialogo”.
L’Unione Sindacale di Base unitamente a Global Movement for Gaza – Movimento Studenti Palestinesi in Italia – Udap – Giovani Palestinesi in Italia – Associazione dei Palestinesi in Italia – Comunità Palestinese in Italia annunciano la mobilitazione permanente verso la manifestazione nazionale del 4 ottobre a Roma con lo stato di agitazione permanente e l’occupazione di cento piazze per Gaza. “Dopo che Gaza è sotto assedio da due anni – si legge in una nota – e continua il genocidio del popolo palestinese, si fanno sempre più preoccupanti le notizie che indicano un ulteriore attacco da parte di Israele contro la Global Sumud Flotilla. ‘Israele’ attacca impunemente una missione umanitaria in acque internazionali, in spregio ad ogni norma e con una brutalità inaccettabile. Inoltre le imbarcazioni battevano bandiera italiana, inglese e polacca, quindi si tratta di fatto di un atto di guerra in piena regola anche nei confronti del nostro Paese. Il governo balbetta e stenta ad assumere una qualche iniziativa. Stanotte i bombardamenti sono continuati incessanti su Gaza, decine di persone sono già state massacrate all’alba di oggi, mentre il Governo coloniale sionista ha annunciato la chiusura del valico di Allenby con la Giordania, per strangolare e annettere la Cisgiordania. I nostri fratelli e le nostre sorelle che sono sulla Flotilla stanno mettendo a repentaglio la loro incolumità per rompere l’assedio e per supportare la liberazione del popolo palestinese“.
“A partire da venerdì 26 settembre – si legge in una nota – creiamo accampamenti permanenti in ogni città nelle grandi piazze. A Roma piazza dei Cinquecento, da dove è partito lo sciopero generale. A Genova nei pressi del valico 3, dove sono stati raccolti gli aiuti. In tutte le città italiane occupiamo e presenziamo le piazze, riversiamo in strada il sentimento di solidarietà dei lavoratori nei confronti del popolo palestinese e di forte biasimo contro il governo israeliano e contro i governi occidentali inerti contro il criminale genocidio che stiamo vedendo in tutte le sue più drammatiche immagini. Invitiamo tutte le realtà sociali, sindacali, politiche che hanno dato vita alle mobilitazioni di questi giorni ad unirsi in piazza, con la Palestina nel cuore, a fianco della Flotilla, per Gaza, fermiamo Israele. Da venerdi 26 dalle 17.30 una prima assemblea di lavoratori aprirà Piazza Gaza, sotto la statua di Papa Giovanni Paolo II, fino alla manifestazione nazionale del 4 ottobre, ogni giorno iniziative, dibattiti, proiezioni in appoggio al popolo palestinese“.
Questa mattina sei ragazzi di Ultima Generazione sono stati bloccati dalla polizia nel tentativo di entrare in piazza Montecitorio. I ragazzi urlavano slogan contro il ‘genocidio a Gaza’ sventolando bandiere della Palestina.
“Non dobbiamo entrare in guerra con Israele ma esercitare il massimo della pressione su un paese che sta minacciando i nostri concittadini che stanno portando aiuti umanitari. Al Governo italiano chiediamo di interrompere ogni relazione diplomatica ed economica e di isolare Israele e di assicurare agli equipaggi tutta la protezione possibile. Se la Flotilla venisse attaccata in modo drammatico proclameremo lo sciopero generale“. Così in una nota Guido Lutrario, membro dell’esecutivo confederale dell’Usb, rivolta alla premier Giorgia Meloni.
“Vergognose le scritte al vicepresidente della comunità ebraica di Roma, Alex Luzon. La campagna d’odio dilagante sta dando i suoi frutti. Esprimiamo solidarietà a Luzon e alla Comunità. Ci auguriamo che anche le altre forze politiche esprimano la loro condanna”. Lo dichiarano i componenti di Fratelli d’Italia della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza Lucio Malan, Marco Scurria, Ester Mieli, Ella Bucalo, Giulio Terzi di Sant’Agata e Raffaele Speranzon, in merito ai manifesti antisemiti trovati fuori dallo studio legale di Luzon a Roma.
Le truppe israeliane hanno arrestato 24 palestinesi durante i raid nella Cisgiordania occupata. L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito che 22 persone, tra cui giornalisti, sono state arrestate durante raid effettuati all’alba nel governatorato di Nablus, nella città di Nablus, nei campi di Askar e Balata e nelle città di Zawata e Kafr Qalil. Altri due palestinesi sono stati arrestati nella città di Attil, nel governatorato di Tulkarem.
“Fare un passo indietro per non ostacolare nessuna mediazione, anche rispetto all’opzione Cipro”. A chiederlo al governo è il deputato del Pd, Arturo Scotto, a bordo della Flotilla, intervistato da ‘La Stampa’. Bisogna “evitare strumentalizzazioni politiche”, aggiunge. E poi commenta a proposito dell’appello alla responsabilità lanciato dalla premier Giorgia Meloni: “Non siamo noi a essere irresponsabili, ma i governi, soprattutto rispetto a Gaza”. Secondo il parlamentare dem, ancora, “l’obiettivo è arrivare a Gaza e scaricare aiuti lì, dove c’è da anni un blocco navale illegale. Quella via marittima è chiusa dal 2007 e va superata, non lo diciamo noi, lo dice la Convenzione di Ginevra. Anche la Corte di Giustizia ha intimato a Israele di garantire ai palestinesi rifornimenti e aiuti“. Alla domanda se sia accantonata l’opzione sul tavolo di portare gli aiuti a Cipro e poi affidarli al patriarca di Gerusalemme, Scotto risponde: “Innanzitutto, ringrazio la Conferenza episcopale italiana per il lavoro che sta facendo in queste ore, che è preziosissimo. Questo è un segnale positivo, tutti i corridoi umanitari devono restare aperti per aiutare la popolazione palestinese. Chiederei però al governo di farsi da parte rispetto a questa iniziativa per evitare di alimentare discussioni e polemiche“.
“È il momento di abbassare i toni anche in politica. Dopo l’omicidio di Charlie Kirk, conto che non ci sia nessun abbattimento di aerei” e “conto che i ragazzi che sono in barca a vela si fermino e consegnino alla Chiesa cattolica” i viveri per Gaza. Lo ha detto il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, a ‘Mattino Cinque News’ su Canale 5. “Debito europeo per comprare armi? No, diplomazia, dialogo e rispetto“, ha aggiunto.
“Mi sembrano più partiti e più governi in uno solo. Crosetto tranquillizza, poi subito dopo una deputata di FdI fa un intervento di fuoco contro le opposizioni. La Flotilla rispetta il diritto internazionale e porta aiuti, va protetta“. Così la segretaria del Pd Elly Schlein intervistata dal Quotidiano nazionale. “D’altronde la premier Meloni è andata alle Nazioni Unite per dividere la nazione attaccando le opposizioni e i giudici – aggiunge – Ha parlato di irresponsabilità di chi la critica su Gaza, ma è irresponsabile aver schiacciato l’Italia sulle posizioni di Netanyahu che sta commettendo crimini a Gaza e in Cisgiordania”.
Sul riconoscimento dello Stato di Palestina, “o la riconosci o no – avverte la leader dem -. Non esiste giuridicamente un riconoscimento condizionato. Meloni lo antepone all’eliminazione di Hamas. Ma si riconosce l’Anp, non i terroristi di Hamas, a meno che non stia accusando Francia, Spagna, Inghilterra e una miriade di altri Paesi, da ultimo San Marino, di essere dei fiancheggiatori dei terroristi perché l’hanno riconosciuta. Ma di che parliamo? La Palestina va riconosciuta immediatamente, o rischiamo che non rimanga più nulla da riconoscere“.
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha incontrato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov a margine dell’assemblea generale dell’Onu. I due, spiega in una nota il ministero degli Esteri di Mosca, hanno discusso della situazione in Ucraina e del conflitto israelo-palestinese. Lavrov, si legge, ha inoltre sottolineato l’importanza di un “approccio imparziale ed equidistante” da parte del segretariato Onu. “La parte russa ha ribadito il suo impegno al ruolo centrale di coordinamento dell’organizzazione globale negli affari internazionali e ai principi della Carta delle Nazioni Unite nella loro interezza”, prosegue la nota.
“A me dispiace che sia fallito il tentativo di mediazione perché era una trattativa molto delicata, importante, portata avanti dalla Chiesa e su cui qualcuno ha voluto mettere il cappello in maniera molto evidente, bruciandola”. Così Annalisa Corrado, eurodeputata del Pd a bordo della Flotilla, in un’intervista a ‘la Repubblica’, a proposito della decisione della missione umanitaria di non lasciare a Cipro gli aiuti per Gaza. “Mi riferisco in particolare al ministro degli Esteri Antonio Tajani, anche perché il governo italiano non è un interlocutore affidabile per Flotilla: non agisce per il bene della popolazione di Gaza e continua a considerare il governo di Netanyahu un esecutivo amico“, ha aggiunto. Quindi, il governo ha voluto sabotarlo? “Può essere stato un vero e proprio desiderio di acquisire un protagonismo su una vicenda importantissima per le persone italiane, così da rifarsi una sorta di verginità rispetto a questo tema su cui sono stati assolutamente conniventi. Oppure ha voluto sabotarlo ufficialmente. Comunque sia il risultato è pessimo”, ha sottolineato. Corrado ha, quindi, rimarcato: “Io auspico che il dialogo tra i rappresentanti della Flotilla e i cardinali Pizzaballa e Zuppi, che si sono resi disponibili a trovare una soluzione, vada avanti. Cipro avrebbe potuto essere, a mio avviso, un’opzione importante, anche per ripristinare il ruolo delle Nazioni unite. Per questo i governi devono fare un passo indietro a favore di chi è più credibile di loro nell’aiutare Gaza”.
Dieci palestinesi sono morti nei raid aerei israeliani di ieri sui quartieri di Gaza City. Lo riporta l’agenzia di stampa Wafa, segnalando che gli attacchi sono proseguiti tutta la notte. Sei persone sono morte e altre sono rimaste ferite quando un attacco israeliano ha preso di mira un gruppo di residenti nei pressi del Patient’s Friends Hospital nel quartiere di al-Remal, a ovest della città. Altri quattro palestinesi sono morti in raid sul campo profughi di al-Shati, sempre nella parte occidentale di Gaza City.
“Io mi sto adoperando per la logistica, per fare in modo che quegli aiuti arrivino. Perché ce n’è un gran bisogno”. Così il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, Conferenza episcopale italiana, in merito al suo coinvolgimento sulla missione della Flotilla. In un colloquio su ‘la Repubblica’, Zuppi evidenzia: “Si può arrivare di fronte a Gaza, nel rispetto dei limiti delle acque internazionali naturalmente, come gesto simbolico. Poi però resta necessario arrivare a portare gli aiuti, perché quello vuole fare la Flotilla, no? E allora dopo si devono andare a scaricare i viveri a Cipro per farli arrivare alla popolazione”.
Il riconoscimento dello Stato di Palestina? “Siamo pronti a farlo anche domani, ma le condizioni sono chiare: lo faremmo dopo che Hamas uscirà da Gaza e sarà uscita dalla guida politica della Palestina. E lo faremo dopo la liberazione di tutti gli ostaggi. Farlo prima sarebbe un riconoscimento del loro potere e un indebolimento dell’Autorità palestinese”. Così il vicepremier, ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’. “Francia, Gran Bretagna e altri hanno riconosciuto la Palestina: è forse cambiato qualcosa nell’atteggiamento di Israele? Non mi pare proprio. Noi abbiamo detto chiaramente che è in atto una carneficina, che condanniamo la politica di Israele su Gaza, ma diciamo anche che Hamas deve essere sconfitta, che deve rilasciare gli ostaggi e non farsi scudo con la popolazione civile, mandandola al massacro. E poi dobbiamo avviare un nuovo ciclo politico e diplomatico per realizzare l’obiettivo dei 2 Stati”, ha aggiunto.
Nel governo “certo che lavoriamo insieme, assolutamente. Tutti vogliamo una de-escalation, e stiamo facendo tutto il possibile perché gli aiuti umanitari che Flotilla trasporta arrivino davvero a destinazione. È così che si aiuta la popolazione civile, come sta facendo l’Italia, che siamo il primo Paese europeo per accoglienza dei palestinesi. Non è forzando un blocco navale di un Paese in guerra che si aiutano i civili“. Lo ha detto il ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’, che lancia un’appello alla “responsabilità” da parte di tutti. La mediazione – ha aggiunto – “al momento è stata rifiutata, ma ci auguriamo che ci ripensino e si continui a lavorare. Noi insistiamo: se l’obiettivo è offrire aiuto alla popolazione di Gaza, possiamo trovare modi per portare gli aiuti. È l’unica soluzione possibile per evitare rischi altissimi“. Gli italiani sulla Flotilla sono sensibili ai vostri appelli? “Molti di loro sono più responsabili e capiscono che la situazione può degenerare. Siamo in contatto dal primo giorno con loro, l’Unità di crisi della Farnesina segue passo passo la missione, e la nostra nave militare è lì non per ingaggiare azioni militari con qualcuno, ma eventualmente per dare aiuto se mai fosse necessario. Aiuto civile appunto, non militare. Siamo anche pronti a riportare a casa chiunque lo chiedesse. Ma lo ribadisco: non possiamo rischiare la vita dei nostri militari, comunque la si pensi sulla missione: questo non è in discussione”, ha spiegato Tajani. Alla domanda se abbia parlato con i leader dell’opposizione, il vicepremier azzurro ha risposto: “Ho parlato con Elly Schlein, perché è un tema che riguarda tutti. Vedo che anche dal Pd arriva la richiesta di non chiudere sulla mediazione, è quello che diciamo anche noi. Siamo tutti preoccupati, per questo abbiamo detto che vanno abbassati i toni. Una cosa è la polemica politica, altra la violenza verbale. Fino ad oggi hanno utilizzato un linguaggio pericoloso, mi auguro che le cose cambino. Avete visto cosa scrivono anche sulla premier Meloni? Invito tutti a frenare il linguaggio e soprattutto a smetterla con l’additare il governo italiano come responsabile di fatti di sangue“.

