Il nuovo libro della giornalista Cecilia Sala si intitola ‘I figli dell’odio?’. La giornalista, che lo scorso dicembre è stata imprigionata in Iran, ne parla con il Corriere della Sera, approfondendo anche la sua prigionia.
“Quando mi hanno fatto uscire dalla cella, bendata e incappucciata come sempre, aggrappata al bastone della guardia per non cadere, e mi hanno tolto la benda e il cappuccio per farmi vedere una gru: “È quello che facciamo alle spie”. È una cosa che sappiamo tutti, ma le assicuro che vedere la gru delle impiccagioni lì, nel cortile del carcere, è stata durissima. Ho avuto una crisi di panico, e per una volta, anche se mi ero ripromessa di non farlo mai, ho accettato di essere sedata” spiega Cecilia Sala nell’intervista.
Cecilia Sala spiega anche che ora non può tornare in Iran ma che pensa che tornerà prima della pensione e che, per quel momento, “la Repubblica islamica sarà caduta”. “Non sarà facile, e non sarà domani; ma il regime cadrà. Perché la grande maggioranza degli iraniani è giovane”. Volevano “che confessassi di essere una spia. Se dev’essere scambiata con qualcuno, una spia vale più di una giornalista”.
Il racconto della prigionia a Evin
Quanto arrivi “ti spogliano. Devi fare il solito squat nuda. Sul pavimento sotto il metal detector sono dipinte le bandiere americana e israeliana, che devi calpestare”. “Gli uomini vengono picchiati. Tutti, sistematicamente. Le celle per gli interrogatori sono chiuse e insonorizzate, ma a volte vengono aperte, e senti le grida dei torturati. Anche le donne a volte vengono bastonate. A me non è accaduto”.
Nella cella non c’è “nulla. Assolutamente nulla”, spiega, “tranne la macchia di sangue” appartenuta alla donna lì detenuta prima di lei.
Il conflitto a Gaza: Hamas, i giovani israeliani e i giovani palestinesi
“I giovani non conoscono i palestinesi, anche se vivono appiccicati a loro. Sono decisamente più a destra non solo dei fondatori laburisti, ma dei loro padri, che credevano ai due Stati. In Iran i giovani sono più liberali dei padri. In Israele molti giovani sono più incattiviti dei genitori quando avevano la loro età. Negano quello che sta accadendo a Gaza”, spiega Cecilia Sala a proposito del conflitto in Medio Oriente.
Lei ha intervistato un ragazzo palestinese cui un cecchino ha amputato la mano destra con una fucilata – chiede il Corriere della Sera. “È una punizione molto diffusa, di una crudeltà quasi perversa, anche se efficiente dal loro punto di vista: un maschio senza la mano destra non potrà mai fare il miliziano. Ma l’odio che monta è qualcosa di indelebile. Ogni minuscola azione, anche solo accenderti una sigaretta, ti ricorda quello che hai subito”.
“Non penso vedremo una guerra civile in Israele, perché la parte di Israele che crede nello stato di diritto farà di tutto per evitarla. Ma l’altra parte, quella estremista e messianica, per evitarla non fa nulla”.