Polemica in Danimarca per la vicenda di una giovane donna di origini inuit alla quale è stata tolta la figlia neonata, dopo un test sulle capacità genitoriali che secondo diversi media stranieri non dovrebbero essere usati in queste situazioni, nei confronti di persone di origine groenlandese.
La vicenda è stata prima di tutto raccontata dalla stessa ragazza sui social, Ivana Nikoline Brønlund: “Ho camminato per nove mesi segnando la mia cara figlia. Tutti i suoi cari calci, tutti i suoi secchi di carbonio, tutti i suoi singhiozzi, tutti i respiri della mia cara figlia… Ora non ho niente, un utero che si contrae dopo i nove mesi che ho portato in grembo la mia cara figlia. Neanche io ho mia figlia, mi è stata presa, mi è stata portata via 1 ora dopo che l’ho partorita l’11 agosto 2025…. Mi sento così vuota e sola non avere più mia figlia nella pancia e non averla fisicamente.. Fa così male nel profondo del mio cuore che lei non sia con me quando, io e tutti quelli che mi circondano sappiamo che POSSO essere madre e prendermi cura della mia cara figlia, e una semplice psicologa pensa il contrario ma non lo fa, come pensa anche lei ho potenziale di sviluppo anche se lei mi conosceva solo da 2 mesi e poi la giunta sceglie ancora la rimozione forzata… Ho chiesto di venire a casa Madre-Bambino fino a diverse volte, ma questa richiesta è stata respinta dal consiglio” scrive su Facebook.
“Non c’erano professionisti che erano lì ad afferrarmi, afferrarmi nel più grande trauma della mia vita, la giunta non pensava che dovesse esserci e che noi stessi potevamo contattare PAM o un’ostetrica, un’infermiera o qualsiasi cosa fosse disponibile. Una simpatica infermiera se n’è accorta e ha fatto in modo che il prete dell’ospedale venisse a parlare”.
“Mi sentivo soffocare nelle mie stesse lacrime e singhiozzare” prosegue la donna. “Mamma sente la tua mancanza mia preziosa bambina, mamma lotterà per riportarti a casa ogni singolo giorno per sempre“.
Il caso è finito sui media di tutto il mondo, scatenando proteste e manifestazioni.
La manifestazione indetta dove vive la donna si chiamava ‘Urlare’.

Secondo il Guardian, che si è occupato della vicenda, la donna era stata sottoposta a test di “competenza genitoriale” – nonostante una nuova legge vieti l’uso di queste controverse valutazioni psicometriche sulle persone di origine groenlandese, dice il giornale.
Ivana Nikoline Brønlund, nata a Nuuk da genitori groenlandesi e già giocatrice della nazionale di pallamano della Groenlandia, ha dato alla luce sua figlia, Aviaja-Luuna, l’11 agosto in un ospedale di Hvidovre, vicino a Copenaghen, dove vive con la sua famiglia.
Un’ora dopo, il comune locale ha affidato la neonata a una famiglia affidataria. Brønlund, 18 anni, racconta di aver potuto vedere sua figlia una sola volta, per un’ora, senza poterla consolare o cambiarle il pannolino.
I test di “competenza genitoriale”, noti come FKU (forældrekompetenceundersøgelse), sono stati vietati nei confronti di persone di origine groenlandese all’inizio di quest’anno, dopo anni di critiche da parte di attivisti e organismi per i diritti umani.