“La residenza del personale dell’Oms a Deir al Balah, a Gaza, è stata attaccata tre volte ieri, così come il magazzino principale dell’organizzazione. L’esercito israeliano è entrato nei locali, costringendo donne e bambini a evacuare a piedi verso Al-Mawasi in mezzo al conflitto attivo. I membri maschi del personale e i familiari sono stati ammanettati, spogliati, interrogati sul posto e perquisiti sotto la minaccia delle armi”. Lo ha dichiarato il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Due membri del personale dell’Oms e due familiari sono stati arrestati. Tre sono stati successivamente rilasciati, mentre un dipendente dell’Oms è ancora in detenzione. 32 tra membri del personale e familiari sono stati evacuati verso l’ufficio dell’Oms non appena l’accesso è diventato possibile”, ha spiegato.
“L’Oms – ha proseguito – chiede il rilascio immediato del dipendente detenuto e la protezione di tutto il suo personale. Il più recente ordine di evacuazione a Deir al Balah ha colpito diverse strutture dell’Oms, compromettendo la nostra capacità operativa a Gaza e spingendo ulteriormente il sistema sanitario verso il collasso. Il magazzino principale dell’Oms, situato a Deir al Balah e all’interno della zona di evacuazione, è stato danneggiato ieri quando un attacco ha provocato esplosioni e un incendio all’interno”. “Con il magazzino principale fuori uso e la maggior parte delle forniture mediche a Gaza esaurite, l’Oms si trova in gravi difficoltà nel fornire adeguato supporto a ospedali, squadre mediche d’emergenza e partner sanitari, già gravemente carenti di medicinali, carburante e attrezzature”, ha dichiarato. “L’Oms fa un appello urgente agli Stati membri affinché garantiscano un flusso regolare e sostenuto di forniture mediche verso Gaza. In quanto agenzia leader per la salute, compromettere le operazioni dell’Oms significa paralizzare l’intera risposta sanitaria a Gaza. Un cessate il fuoco non è solo necessario: è tardivo“, ha concluso.
“Voglio esortare ora con grande urgenza il governo israeliano a fermare i massicci bombardamenti, a facilitare un cessate il fuoco e, soprattutto, a facilitare gli aiuti umanitari per la popolazione”. Lo ha detto il cancelliere tedesco Friedrich Merz in conferenza stampa con il primo ministro della Repubblica Ceca, Petr Fiala, a Berlino.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha dichiarato al Consiglio di sicurezza che Gaza è uno “spettacolo di orrore con un livello di morte e distruzione senza precedenti negli ultimi tempi”. “La malnutrizione è in forte aumento. La fame bussa a ogni porta. E ora stiamo assistendo all’ultimo sussulto di un sistema umanitario fondato su principi umanitari”, ha detto Guterres, “a quel sistema vengono negate le condizioni per funzionare. Gli viene negato lo spazio per fornire assistenza. Gli viene negata la sicurezza necessaria per salvare vite umane”. Guterres ha aggiunto che tra l’ultima operazione dell’esercito israeliano a Deir al-Balah e gli ordini di sfollamento forzato emessi, la devastazione si sta “aggiungendo a quella successiva”. Lo riporta Al Jazeera.
Il ministero della Salute a Gaza guidato da Hamas ha pubblicato ulteriori dati sul numero di decessi causati dalla malnutrizione. Un portavoce del ministero afferma che nelle ultime 48 ore sono morte di fame 33 persone, tra cui 12 bambini. Il numero totale di decessi dovuti alla malnutrizione ammonta a 101, di cui 80 bambini, dall’inizio della guerra nel 2023.
Fonti mediche hanno riferito ad Al Jazeera che gli attacchi israeliani a Gaza hanno causato dall’alba la morte di almeno 63 persone, tra cui 26 che erano alla ricerca di aiuti. Secondo il ministero della Salute locale, da quando è iniziata la guerra di Israele contro Hamas, gli attacchi israeliani hanno ucciso almeno 59.106 palestinesi e ne hanno feriti altri 142.511. Più della metà delle vittime sono donne e bambini.
“Ho parlato con l’Alta rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri, Kaja Kallas, della situazione a Gaza. Le ho detto che Hamas sta conducendo una campagna di menzogne, creando deliberatamente attriti tra la popolazione civile, i centri di distribuzione degli aiuti e l’Idf. È Hamas che spara sui civili e li tortura quando cercano di raccogliere gli aiuti”. Lo scrive su X il ministro degli Esteri di Israele, Gideon Saar. “Mentre Israele ha accettato l’accordo per il rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco, Hamas sta temporeggiando e sabotando i negoziati, continuando a trattenere crudelmente i nostri ostaggi. La comunità internazionale non deve cadere nella trappola di Hamas”, scrive Saar.
“I civili non possono essere bersagli. Mai. Le immagini provenienti da Gaza sono insopportabili. L’UE ribadisce il suo appello a favore di un flusso libero, sicuro e rapido degli aiuti umanitari. E per il pieno rispetto del diritto internazionale e umanitario. I civili di Gaza hanno sofferto troppo, per troppo tempo. Bisogna finirla ora. Israele deve mantenere le promesse fatte”. Lo scrive sui social la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
L’esercito israeliano (Idf) ha confermato che ieri le truppe sono entrate in un edificio adibito a alloggio del personale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale, e affermano di aver arrestato diversi membri del personale sospettati di terrorismo. Secondo l’esercito, l’incidente di ieri presso la struttura dell’Oms è iniziato dopo che le truppe hanno individuato degli spari verso di loro e hanno risposto al fuoco. Nell’ambito dell’offensiva, le truppe hanno arrestato “diversi individui sospettati di coinvolgimento in attività terroristiche”. “Dopo l’interrogatorio sul campo, la maggior parte è stata rilasciata ed evacuata dalla zona in coordinamento con le organizzazioni internazionali”, precisa l’Idf, aggiungendo che “i sospettati vengono trattati in conformità con il diritto internazionale” anche se “a volte, durante gli interrogatori sul campo, è necessario che gli individui sospettati di attività terroristica rimuovano temporaneamente parti dei loro vestiti per assicurarsi che non nascondano cinture esplosive o altre armi”. Lo riporta il Times of Israel.
“Da fine maggio sono state uccise più di 1.000 persone affamate mentre erano in cerca di cibo” a Gaza. Lo ha scritto in un post sui social il direttore dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) Philippe Lazzarini. “Medici, infermieri, giornalisti e operatori umanitari sono affamati. Molti stanno svenendo per la fame e la stanchezza mentre svolgono il loro lavoro: denunciare le atrocità o alleviare le sofferenze”, afferma Lazzarini, “nel frattempo, cercare cibo è diventato pericoloso quanto i bombardamenti. Il cosiddetto programma di distribuzione ‘GHF’ è una trappola mortale sadica. I cecchini sparano a caso sulla folla come se avessero il permesso di uccidere. Una caccia all’uomo su larga scala, nella totale impunità”.
Secondo fonti mediche, il numero delle persone uccise oggi dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza è salito ad almeno 43. Secondo quanto riferito dalle fonti ad Al Jazeera, questa cifra comprende almeno 10 persone che erano in cerca di aiuti.
“L’uccisione di civili in cerca di aiuti a Gaza è indifendibile. Ho parlato di nuovo con Gideon Saar” il ministro degli Esteri israeliano “per ricordare il nostro accordo sul flusso di aiuti e ho chiarito che l’Idf deve smettere di uccidere le persone nei punti di distribuzione”. Lo scrive su X l’Alta Rappresentante Ue per la Politica estera, Kaja Kallas. “Tutte le opzioni restano sul tavolo se Israele non mantiene le sue promesse”, aggiunge.
“Con la fame a Gaza ormai a livelli catastrofici, ActionAid chiede un accesso umanitario immediato e senza restrizioni, che consenta la distribuzione su larga scala degli aiuti attraverso le Nazioni Unite – inclusa l’Unrwa – e le agenzie umanitarie con comprovata esperienza e capacità di risposta. I leader mondiali devono agire subito. In tutta Gaza, lo staff di ActionAid e i partner locali continuano a sostenere le comunità, anche mentre sono allo stremo e affrontano loro stessi una condizione drammatica”. Lo si legge in una nota di ActionAid.
“Pur cercando in tutto il vocabolario della lingua araba, non esiste una parola che riesca a descrivere l’orrore che stiamo vivendo. Parlo con il peso della fame sul petto – racconta una mamma ad ActionAid -. È una tragedia reale. Come donna che lavora, la fame mi sfianca più del lavoro stesso. Ogni giorno torno a casa a mani vuote, senza nulla da dare da mangiare ai miei figli. Il pane è irraggiungibile e le lacrime non bastano più a calmare i bambini. La fame non è temporanea: vive con noi”. “Le persone crollano per strada per la fame. Le madri danno ai loro bambini acqua con zucchero al posto del latte. I bambini sono scheletrici – dice Alaa AbuSamra, responsabile della risposta emergenziale di ActionAid a Gaza -. Il cibo è introvabile o ha prezzi inaccessibili. La comunità internazionale è complice. Dove sono i camion degli aiuti? Dove sono le sanzioni promesse? Invece di portare sollievo, hanno firmato una condanna a morte. Gaza è un incubo e tutto questo deve finire”. Faten Abu Shamalah, coordinatrice di progetto per Wefaq, partner di ActionAid, denuncia: “I terreni agricoli sono inaccessibili, i mercati distrutti, gli aiuti bloccati. Le persone sopravvivono con cibo in scatola, quando si trova. Le verdure fresche sono rarissime e comunque inavvicinabili per la maggior parte di noi. Le persone bevono acqua contaminata e le malattie si diffondono. In preda alla disperazione, si cucina con legna, plastica, persino rifiuti, a causa della totale assenza di carburante ed elettricità”.
“Questa – si legge in nella nota di ActionAid – è una carestia deliberatamente e sistematicamente prolungata”. “Nonostante il peggiorare della crisi – si legge ancora -, le autorità israeliane continuano a bloccare, limitare e militarizzare sistematicamente la distribuzione degli aiuti umanitari, in violazione del diritto internazionale. L’attuale sistema mina i principi fondamentali dell’azione umanitaria -imparzialità, neutralità, indipendenza – e contribuisce direttamente alla carestia”. “La scorsa notte i bombardamenti sono stati pesanti a Gaza. Ma è la fame, oggi, la vera arma. ActionAid chiede un cessate il fuoco immediato e l’accesso umanitario pieno e senza ostacoli”.
“Alla comunità internazionale diciamo: il silenzio di fronte alla sofferenza è un tradimento della coscienza”. Così Sua Beatitudine Teofilo III, Patriarca di Gerusalemme, pronunciata in apertura della conferenza stampa sulla visita pastorale a Gaza. “Che questo momento sia un richiamo alla coscienza e che la misericordia di Dio guidi ogni mano che cerca di riparare ciò che è stato strappato”, ha aggiunto.
“Il Patriarca Teofilo III e io siamo tornati da Gaza con il cuore spezzato. Ma anche incoraggiati dalla testimonianza di molte persone che abbiamo incontrato”. Così il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, cardinale Pierbattista Pizzaballa, nel corso di una conferenza stampa congiunta del Centro Notre Dame di Gerusalemme. “Siamo entrati in un luogo di devastazione, ma anche di meravigliosa umanità – ha detto ancora Pizzaballa -. Abbiamo camminato tra la polvere delle rovine, oltrepassando edifici crollati e tende ovunque: nei cortili, nei vicoli, per strada e sulla spiaggia – tende che sono diventate case per chi ha perso tutto. Ci siamo fermati tra famiglie che hanno perso il conto dei giorni dell’esilio perché non vedono orizzonte per un ritorno. I bambini parlavano e giocavano senza battere ciglio – erano già abituati al rumore dei bombardamenti. Eppure, in mezzo a tutto questo, abbiamo incontrato qualcosa di più profondo della distruzione: la dignità dello spirito umano che si rifiuta di spegnersi. Abbiamo incontrato madri che preparavano il cibo per gli altri, infermiere che curavano le ferite con delicatezza e persone di ogni fede che ancora pregavano il Dio che vede e non dimentica mai. Cristo non è assente da Gaza. È lì: crocifisso nei feriti, sepolto sotto le macerie, eppure presente in ogni atto di misericordia, in ogni candela nell’oscurità, in ogni mano tesa verso chi soffre. Non siamo venuti come politici o diplomatici, ma come pastori. La Chiesa, l’intera comunità cristiana, non li abbandonerà mai. È importante sottolineare e ripetere che la nostra missione non è rivolta a un gruppo specifico, ma a tutti. I nostri ospedali, rifugi, scuole, parrocchie – San Porfirio, la Sacra Famiglia, l’Ospedale Arabo Al-Ahli, la Caritas – sono luoghi di incontro e condivisione per tutti: cristiani, musulmani, credenti, indecisi, rifugiati, bambini”.
Un neonato di 40 giorni e un bambino sono morti a Gaza a causa della malnutrizione. Lo riferisce Al-Jazeera, citando fonti mediche. L’emittente riporta che a riferire del bimbo di 40 giorni sono state fonti del complesso medico Al-Shifa, che hanno identificato la vittima come Yousef Al-Safadi, riferendo che è morto nel nord della Striscia. L’altro bambino è morto invece era di Khan Younis, nel sud della Striscia, ed è stato identificato come Abdul Hamid Al-Ghalban.
“Non può esserci futuro basato sulla prigionia, sullo sfollamento dei palestinesi o sulla vendetta. Deve esserci una via che restituisca loro la vita, la dignità e tutta l’umanità perduta”. Così il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, cardinale Pierbattista Pizzaballa, nel corso di una conferenza stampa congiunta del Centro Notre Dame di Gerusalemme. “È tempo di porre fine a questa assurdità, di porre fine alla guerra e di dare priorità assoluta al bene comune delle persone – ha detto ancora Pizzaballa -. Preghiamo e invochiamo la liberazione di tutti coloro che sono stati privati della libertà, il ritorno dei dispersi e degli ostaggi e la guarigione delle famiglie che soffrono da tempo, in ogni parte del mondo.
Quando questa guerra sarà finita, avremo un lungo cammino davanti a noi per iniziare il processo di guarigione e riconciliazione tra il popolo palestinese e il popolo israeliano, a partire dalle troppe ferite che questa guerra ha causato nella vita di troppe persone : una riconciliazione autentica, dolorosa e coraggiosa. Non dimenticare, ma perdonare. Non cancellare le ferite, ma trasformarle in saggezza. Solo un percorso del genere può rendere possibile la pace, non solo politicamente, ma anche umanamente.
Come pastori della Chiesa in Terra Santa, rinnoviamo il nostro impegno per una pace giusta, per una dignità incondizionata e per un amore che trascende ogni confine.
Non trasformiamo la pace in uno slogan, mentre la guerra resta il pane quotidiano dei poveri”.
A Gaza gli “aiuti umanitari non sono solo necessari: sono una questione di vita o di morte. Rifiutarli non è un ritardo, ma una condanna. Ogni ora senza cibo, acqua, medicine e riparo causa un danno profondo”. Così il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, cardinale Pierbattista Pizzaballa, nel corso di una conferenza stampa congiunta del Centro Notre Dame di Gerusalemme. “L’abbiamo visto: uomini che si sdraiano al sole per ore nella speranza di un pasto semplice. È un’umiliazione difficile da sopportare quando la si vede con i propri occhi. È moralmente inaccettabile e ingiustificabile”, ha aggiunto Pizzaballa che ha espresso sostegno per “il lavoro di tutti gli attori umanitari, locali e internazionali, cristiani e musulmani, religiosi e laici, che stanno rischiando tutto per dare vita a questo mare di devastazione umana.
È di 35 palestinesi uccisi a Gaza il bilancio delle vittime di fuoco israeliano dall’alba di oggi. Lo riferisce Al-Jazeera citando fonti mediche, precisando che 8 delle vittime stavano cercando aiuti umanitari. Secondo quanto riferito dall’ospedale Al-Awda, un palestinese che provava a ottenere aiuti è stato ucciso dal fuoco dell’esercito israeliano vicino al corridoio Netzarim, nel centro della Striscia.
“Nei primi sei mesi del 2025, il numero di minori sfollati in Cisgiordania a causa delle demolizioni delle loro case, ordinate dalle autorità israeliane, ha raggiunto il livello più alto mai registrato nello stesso periodo degli anni precedenti”. È quanto emerge da una nuova analisi di Save the Children relativa ai dati sulle demolizioni e sugli sfollamenti raccolti dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA). Secondo l’analisi “c’erano 607 minori tra le oltre 1.200 persone sfollate nella prima metà del 2025 in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. Un numero in crescita rispetto ai 542 registrati nello stesso periodo del 2024, e ancor più rispetto ai 328 della prima metà del 2023”.
“Dal 7 ottobre 2023 – si legge ancora – si è registrato un forte aumento degli sfollamenti di famiglie palestinesi a causa della distruzione delle loro case da parte delle autorità israeliane, che ha colpito oltre 2.850 bambini e adolescenti”.
Secondo i dati dell’OCHA, dal 2009, anno in cui è iniziata la rilevazione del fenomeno, “oltre 10.300 bambini sono rimasti senza casa a causa delle demolizioni in Cisgiordania. Di questi, 8.200 minori, pari a quasi l’80%, hanno perso le proprie abitazioni perché erano prive dei permessi rilasciati da Israele, quasi impossibili da ottenere per i palestinesi”.
Fornire un aiuto umanitario immediato ai più vulnerabili, a Gaza e in Cisgiordania, avviare un percorso di riabilitazione socioeconomica per i tanti che hanno perso il lavoro in Cisgiordania e continuare il percorso di costruzione di un dialogo tra israeliani e palestinesi, per una pace duratura.
Questi i 3 obiettivi del nuovo programma Caritas per il Medioriente. “Questo programma di interventi – si legge in una nota -, per un valore totale di oltre 260.000 euro, avrà un’attenzione particolare, ma non esclusiva, per la comunità cristiana della Terra Santa, che proprio nei giorni scorsi ha subito gravi attacchi. Queste piccole comunità continuano ad annunciare, pur nella distruzione, la ‘buona notizia’ e sono chiamate a ‘cucire trame di pace’”.Il programma si struttura in 3 progetti specifici: ‘Empowerment socio-economico per famiglie e individui vulnerabili in Cisgiordania’. Si tratta di tirocini di re-inserimento lavorativo per 30 disoccupati, per sei mesi. Assistenza con generi di prima necessità per almeno 140 famiglie, sostegno psico-sociale per bambini e genitori (help line e centro di ascolto), assistenza medica (copertura spese per prestazioni) e sociale per almeno 80 anziani.
‘Sostegno ai bisogni urgenti della comunità parrocchiale di Gaza’ Distribuzione di generi per l’igiene personale a Gaza, presso la parrocchia della Sacra Famiglia, per circa 500 persone.
‘Impegno con i giovani nelle università’.
Prosecuzione del progetto di educazione alla pace e al dialogo israelo-palestinese, iniziato circa 30 anni fa dall’ong israeliana Friendship Village e portato avanti ora da School for Peace di Neve Shalom Wahat al-Salam. Si organizzeranno corsi semestrali, a partire da agosto 2025 fino a giugno 2026, in otto college e università israeliane, con formazione teorica e momenti esperienziali che favoriscano una conoscenza approfondita della storia e della cultura dei due popoli, i nodi politici e i punti per un possibile di dialogo.
Questi 3 progetti sono interamente finanziati da Caritas Italiana, con il Contributo di Caritas Ambrosiana e del CSI.
I ribelli Houthi dello Yemen hanno rivendicato il lancio di un missile balistico effettuato stamattina contro Israele e sostengono di avere preso di mira l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Lo riporta il Times of Israel. Precedentemente l’esercito israeliano (Idf) aveva riferito che le difese aeree avevano intercettato un missile proveniente dallo Yemen. Le sirene erano risuonate in diverse zone della parte centrale di Israele.
È salito a 13 morti il bilancio di un attacco israeliano con artiglieria avvenuto nelle prime ore del mattino contro sfollati nelle tende nel campo profughi di Shati, a Gaza City. Lo riporta Al-Jazeera, aggiungendoc he secondo media palestinesi sarebbero inoltre rimaste ferite altre 25 persone.
Nella notte, un raid israeliano ha colpito un accampamento di tende a Gaza, uccidendo almeno 12 persone e ferendone almeno 25. Lo riporta il Guardian, citando fonti sanitarie.
Il sito, nella parte occidentale di Gaza City, ospitava palestinesi sfollati da altre aree a nord della Striscia. L’Idf, secondo quanto riportato, ha sparato sulle tende degli sfollati nel campo di al Shati.
Le forze di difesa israeliane, Idf, hanno intercettato un missile proveniente dallo Yemen verso il territorio israeliano. Lo riferisce Idf sul proprio canale Telegram. Le sirene hanno risuonato in diverse aree di Israele.
Il missile è stato intercettato.

