Nell’ambito della sua visita a Washington la prossima settimana il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, chiederà al presidente Usa Donald Trump garanzie per un eventuale altro attacco dello Stato ebraico contro l’Iran in futuro, nel caso in cui Tel Aviv dovesse rilevare un rafforzamento del settore nucleare o nel campo della produzione missilistica di Teheran. Lo riporta l’emittente israeliana Kan. La stessa emittente riferisce che, sempre nell’ambito della visita, Netanyahu vuole che Trump presenti un piano regionale per il Medioriente come parte di un cessate il fuoco a Gaza.
L’Iran sospende la cooperazione con l’Aiea
Intanto il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha firmato la legge che impone al Paese di sospendere la cooperazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). Lo riferiscono i media di Stato iraniani. La promulgazione fa seguito all’approvazione della legge la scorsa settimana da parte del Parlamento e poi del Consiglio dei Guardiani. La mossa giunge dopo che, nel corso della guerra di 12 giorni fra Tel Aviv e Teheran, gli Usa hanno bombardato tre siti nucleari iraniani.
L’attuazione della legge andrà supervisionata dal Consiglio supremo di sicurezza nazionale dell’Iran. Il Consiglio stesso non ha rilasciato alcuna dichiarazione pubblica, ma Pezeshkian è a capo del Consiglio, quindi l’ordine che ha firmato segnala che il testo dovrebbe essere attuato. Sotto il governo teocratico iraniano, tuttavia, il Consiglio ha margine di manovra per attuare il testo come ritiene opportuno. Ciò significa che potrebbe essere realizzato non tutto ciò che il Parlamento ha chiesto.
L’accordo nucleare del 2015
L’accordo nucleare del 2015 fra l’Iran e le potenze mondiali, negoziato sotto la presidenza Usa di Barack Obama, consentiva all’Iran di arricchire l’uranio al 3,67%, una percentuale sufficiente per alimentare una centrale nucleare ma ben al di sotto della soglia del 90% necessaria per l’uranio destinato alla produzione di armi. L’accordo aveva anche ridotto drasticamente le scorte di uranio dell’Iran, limitato l’uso delle centrifughe e affidato all’Aiea il compito di vigilare sul rispetto degli accordi da parte di Teheran attraverso ulteriori controlli.
L’accordo nucleare del 2018
Ma nel 2018 il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, nel suo primo mandato, ha ritirato unilateralmente Washington dall’accordo, insistendo che non era abbastanza severo e non affrontava il programma missilistico né il suo sostegno ai gruppi militanti in tutto il Medioriente. Ciò ha dato il via ad anni di tensioni, compresi attacchi in mare e sulla terraferma.
L’Iran ha così arricchito l’uranio fino al 60%, un breve passo tecnico dal livello necessario per la produzione di armi nucleari. Dispone inoltre di scorte sufficienti per costruire diverse bombe nucleari, qualora decidesse di farlo. Teheran ha sempre sostenuto che il suo programma nucleare ha scopi pacifici, ma l’Aiea, le agenzie di intelligence occidentali e altri sostengono che la Repubblica Islamica abbia avuto un programma organizzato per la produzione di armi fino al 2003.

