Donavano oggetti di lusso e migliaia di euro a una quindicina di eurodeputati, anche due italiani

L’ombra di un nuovo “Qatargate” si addensa sul Parlamento europeo. La giustizia belga sospetta che i lobbisti dell’azienda cinese Huawei abbiano corrotto una quindicina di eurodeputati. La Polizia giudiziaria federale ha effettuato stamane 21 perquisizioni. Lo riportano i quotidiani belgi Le Soir e Knack e la piattaforma di giornalismo investigativo ‘Follow The Money‘, citando informazioni della Procura federale belga. Dopo diversi mesi di indagini, i tribunali hanno arrestato diversi lobbisti che lavorano per il colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei. 

Corruzione Huawei: sigilli in uffici due assistenti al Pe e nuovo arresto

A seguito delle perquisizioni effettuate oggi, nell’ambito dell’inchiesta sui lobbisti legati a Huawei sospettati di aver corrotto ex e attuali eurodeputati, “il giudice istruttore incaricato del caso ha chiesto che fossero messi dei sigilli nei locali del Parlamento europeo, più precisamente negli uffici assegnati a due assistenti parlamentari presumibilmente coinvolti”. Lo riferisce la Procura federale belga in una nota, precisando che “come da procedura, la Presidente del Parlamento europeo è stata informata della situazione e che questa procedura è in corso”. “Inoltre, un sospettato è stato arrestato in Francia a seguito del mandato d’arresto europeo emesso nei suoi confronti”, aggiunge la Procura. “La presunta corruzione sarebbe stata perpetrata a vantaggio della società HUAWEI”, sottolinea l’organo giudiziario inquirente, riferendo che “ulteriori informazioni, compresi i dati personali e/o altri elementi che consentano l’identificazione delle persone coinvolte non possono in nessun caso essere divulgate in questa fase, e ciò nel rispetto della presunzione di innocenza delle persone interessate e dell’indagine stessa”. 

Perquisizioni in Belgio e Portogallo

All’alba un centinaio di investigatori della polizia giudiziaria federale, su ordine del giudice istruttore finanziario e della procura federale, hanno perquisito 21 indirizzi nella regione di Bruxelles, nelle Fiandre, in Vallonia e anche in Portogallo, riportano i tre media. Il nome in codice: “Generazione”. Le accuse rivolte sono di “corruzione”, “falsificazione e uso di documenti falsi“, “riciclaggio di denaro” e “organizzazione criminale“.

Procura Belgio: “Sequestrati documenti per analisi approfondite”

Sono stati “sequestrati diversi documenti e oggetti, che saranno analizzati in modo approfondito”, nell’ambito dell’operazione effettuata questa mattina dalla polizia giudiziaria federale. Stando a quanto riporta la procura federale belga, gli episodi di corruzione sarebbero andati avanti “con regolarità e molto discretamente dal 2021 a oggi, sotto le mentite spoglie di lobbying commerciale e assumendo varie forme, come la remunerazione per assumere posizioni politiche o regali come spese di vitto e alloggio o inviti regolari a partite di calcio”. Tutto questo “per promuovere interessi commerciali puramente privati nel contesto di decisioni politiche”. La procura riferisce che “i vantaggi finanziari legati alla presunta corruzione potrebbero essere stati confusi in flussi finanziari legati al rimborso delle spese di conferenza, e versati a vari intermediari, al fine di nasconderne la natura illecita o consentire agli autori di sottrarsi alle conseguenze delle proprie azioni”. L’indagine “mira anche a rilevare eventuali prove di riciclaggio di denaro”, viene ancora riferito.

Lobbista italo-belga Valerio Ottati al centro di indagini

Secondo le informazioni dei tre media, l’obiettivo principale dell’operazione giudiziaria di questa mattina è l’italo-belga Valerio Ottati, 41 anni, direttore degli affari pubblici dell’ufficio Huawei presso l’Unione Europea dal 2019. Originario di Woluwe-Saint-Pierre, in precedenza ha ricoperto il ruolo di assistente parlamentare di due ex eurodeputati italiani, uno del PPE (a destra) e uno del S&D (socialdemocratico), per 10 anni. “Non era affatto un tecnico. È stato assunto per le sue conoscenze“, ha detto una fonte che ha chiesto l’anonimato al nostro partner Follow The Money, “organizzava molti incontri con i parlamentari europei e poteva invitare le persone agli eventi”.

Eventi e regali

La procura federale – riporta Le Soir – ora sospetta che gli “inviti agli eventi” fossero solo la parte legale delle operazioni di pubbliche relazioni avviate dal dipendente Huawei e dai suoi potenziali complici. Secondo le informazioni di Le Soir e dei suoi partner – e a differenza dello scandalo Qatargate che riguardava valigie di denaro contante – la presunta corruzione in questa vicenda avrebbe assunto la forma di doni di oggetti di valore (tra cui smartphone Huawei), biglietti per partite di calcio (Huawei ha in particolare una tribuna privata al Lotto Park, la casa dell’RSC Anderlecht) o trasferimenti di alcune migliaia di euro. Secondo il codice di condotta dei deputati al Parlamento europeo, qualsiasi regalo fatto da terzi di valore superiore a 150 euro deve essere dichiarato e inserito pubblicamente nel registro dei regali.

Commissione Ue: “No comment su inchiesta lobbisti, Huawei rappresenta alto rischio”

Non abbiamo assolutamente commenti da fare su questa indagine. Vorrei tuttavia ricordare che la sicurezza delle nostre reti 5G è ovviamente cruciale per la nostra economia. Ecco perché nella nostra comunicazione del 2023 la Commissione ha valutato che Huawei rappresenta rischi materialmente più elevati rispetto ad altri fornitori, ed è per questo che la Commissione ritiene che gli Stati membri potrebbero adottare decisioni che limitano o escludono Huawei dalle reti. Ciò sarebbe in linea con il nostro toolbox. Ora esortiamo tutti gli Stati membri, ovviamente, ad agire, perché una mancanza di azioni rapide esporrebbe l’Ue nel suo insieme a rischi chiave”. Lo afferma il portavoce della Commissione europea, Thomas Regnier, nel briefing di mezzogiorno. 

Huawei: “Parleremo presto con inquirenti, tolleranza zero per corruzione”

In serata è poi arrivato il commento di Huawei. “Huawei prende sul serio queste accuse e comunicherà urgentemente con” i responsabili delle “indagini per comprendere meglio la situazione. Huawei ha una politica di tolleranza zero nei confronti della corruzione o di altri illeciti e si impegna a rispettare sempre tutte le leggi e i regolamenti applicabili”, ha scritto l’azienda cinese in una nota. 

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