L'annuncio arriva dopo giorni di violenti scontri tra le forze governative e i fedeli dell'ex presidente Assad

Il ministero della Difesa siriano ha annunciato la conclusione delle operazioni militari nella costa ovest del Paese. “Annunciamo la fine delle operazioni militari avviate per gli obiettivi fissati”, ha dichiarato il portavoce del ministero Hassan Abdel Ghani, citato dall’agenzia Sana.

“Le istituzioni pubbliche hanno potuto riprendere il loro lavoro e fornire servizi di base al nostro popolo in preparazione del ritorno alla normalità e impegnandosi per ristabilire sicurezza e stabilità”. Un annuncio che arriva dopo che negli ultimi giorni le forze governative hanno avuto violenti scontri con uomini armati fedeli all’ex presidente Assad che hanno causato la morte di oltre 1.130 persone, tra cui 830 civili.

Damasco: “Continueremo a cercare resti del regime sconfitto” 

 “Ai rimanenti resti del regime sconfitto e ai suoi ufficiali in fuga, il nostro messaggio è chiaro ed esplicito: se tornate, torneremo anche noi, e troverete davanti a voi uomini che non sanno come ritirarsi e che non avranno pietà di coloro le cui mani sono macchiate del sangue degli innocenti”. Lo ha affermato il portavoce del ministero della Difesa siriano, Col. Hassan Abdel-Ghani, dopo aver annunciato la conclusione delle operazioni militari nell’ovest del Paese. Abdel-Ghani ha aggiunto che le forze di sicurezza continueranno a cercare le cellule dormienti e i resti dell’insurrezione degli ex lealisti del governo di Bashar Assad. Sebbene la controffensiva del governo sia riuscita a contenere in larga misura l’insurrezione, sono emersi filmati di quelli che sembrano essere attacchi di rappresaglia contro la più ampia comunità minoritaria alawita, una propaggine dell’Islam sciita i cui aderenti vivono principalmente nella regione costiera occidentale della Siria e di cui fa parte la famiglia Assad. 

Il Presidente siriano ad interim Ahmad Al-Sharaa ha affermato che gli attacchi di rappresaglia contro i civili alawiti e il maltrattamento dei prigionieri sono stati episodi isolati e ha promesso di perseguire i responsabili, oltre a ordinare la formazione di una commissione per indagare sull’accaduto. Abdel-Ghani ha dichiarato che le forze di sicurezza daranno alla commissione “la piena opportunità di scoprire le circostanze degli eventi, di verificare i fatti e di correggere gli errori”. Migliaia di siriani della zona costiera al centro degli scontri e delle rappresaglie sono fuggiti nel vicino Libano, per lo più attraverso passaggi non ufficiali. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, Unhcr, ha dichiarato in un comunicato che, secondo le autorità locali, 6.078 persone sono arrivate in una decina di villaggi della provincia di Akkar, nel nord del Libano, in fuga dai combattimenti. 

Accordo tra governo e curdi

Il governo centrale siriano ha raggiunto un accordo con l’autorità a guida curda che controlla il nord-est del Paese. L’intesa prevede un cessate il fuoco e la fusione della principale forza sostenuta dagli Stati Uniti nell’esercito siriano. L’accordo è stato firmato dal presidente ad interim Ahmad al-Sharaa e da Mazloum Abdi, il comandante delle Forze democratiche siriane, sostenute dagli Stati Uniti e guidate dai curdi, e sarà attuato entro la fine dell’anno: porterà tutti i valichi di frontiera con l’Iraq e la Turchia nel nord-est, gli aeroporti e i giacimenti petroliferi sotto il controllo del governo centrale di Damasco. In cambio, i curdi siriani otterranno diritti, tra cui l’insegnamento e l’uso della loro lingua, vietati per decenni sotto il regime di Bashar Al-Assad.

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