Jeff Bezos, proprietario del quotidiano statunitense, difende la decisione: "Sostenere un candidato non sposta nulla nell’esito di un’elezione"
Più di 200.000 persone hanno disdetto l’abbonamento al Washington Post da quando il quotidiano ha annunciato la sua decisione la scorsa settimana di non sostenere un candidato alla presidenza. Lo riferisce Npr, citando “due persone del giornale a conoscenza di questioni interne”. Il Post ha avuto più di 2,5 milioni di abbonati l’anno scorso, la maggior parte dei quali digitali, il che lo rende il terzo giornale per diffusione dopo il New York Times e il Wall Street Journal.
La redazione aveva preparato l’endorsement per la democratica Kamala Harris prima di annunciare, venerdì, che avrebbe lasciato ai lettori la decisione di farsi una propria opinione. L’ex direttore in pensione del Post, Marty Baron, ha denunciato la decisione di non schierarsi definendola “codardia, con la democrazia come vittima”.
Bezos: “Endorsement non sposta nulla nell’esito di un’elezione”
Il proprietario del Washington Post, Jeff Bezos, difende la decisione, che ha scatenato molte polemiche, di non dare nel giornale l’endorsement a un candidato presidenziale. “Gli endorsement presidenziali non spostano nulla nell’esito di un’elezione”, ha scritto il fondatore di Amazon in un editoriale sul Post. “Nessun elettore indeciso in Pennsylvania dirà: ‘Seguirò l’endorsement del Giornale X’. Nessuno. Quello che fanno realmente gli endorsement presidenziali è creare una percezione di parzialità. Una percezione di non indipendenza. Abolirli è una decisione di principio, ed è quella giusta”, ha spiegato.
La dichiarazione è arrivata poche ore dopo che tre membri del comitato editoriale del Post si sono dimessi a causa della decisione di non sostenere la candidata dem Kamala Harris, e migliaia di lettori hanno cancellato i loro abbonamenti al giornale. “Avrei voluto che avessimo apportato questo cambiamento prima, in un momento più lontano dalle elezioni e dalle emozioni che le circondano”, ha scritto Bezos. “È stata una pianificazione inadeguata, non una strategia intenzionale. Voglio anche chiarire che non esiste alcun tipo di scambio o compromesso. Né la campagna né i candidati sono stati consultati o informati a nessun livello e in nessun modo su questa decisione. È stata presa interamente all’interno della nostra organizzazione”, ha aggiunto.
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