Sotto accusa Israele che avrebbe piazzato piccole cariche nei dispositivi che erano in uso a membri del movimento sciita libanese

All’indomani dell’attacco subito da Hezbollah con cercapersone fatti esplodere sono ancora molte le domande senza risposte chiare.  In quello che sembra essere una sofisticata operazione a distanza, i dispositivi usati da centinaia di membri del movimento sciita libanese sono saltati in aria quasi simultaneamente in Libano e in Siria martedì, uccidendo almeno 11 persone e ferendone altre migliaia. 

Secondo quanto riporta il New York Times, citando funzionari americani, Israele avrebbe piazzato piccole quantità di esplosivo nei cercapersone che Hezbollah aveva ordinato a un’azienda taiwanese e un altro funzionario Usa, citato da Ap, ha dichiarato che Israele ha informato gli Stati Uniti al termine dell’operazione. L’esercito di Tel Aviv si è rifiutato di commentare. 

Chi aveva subito incolpato Israele era stato già martedì Hezbollah: l’operazione, che ha preso di mira un numero elevatissimo di persone, sembra davvero sofisticata e pianificata da tempo, ma i dettagli sulle modalità di esecuzione restano incerti e gli investigatori non hanno chiarito come sono stati fatti esplodere i cercapersone.

Cercapersone esplosi a distanza, quello che sappiamo

Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, aveva precedentemente avvertito i membri del gruppo di non portare con sé telefoni cellulari, affermando che avrebbero potuto essere utilizzati da Israele per tracciare i movimenti del gruppo. Di conseguenza, l’organizzazione filoiraniana usa i cercapersone per comunicare. 

L’esplosivo nei cercapersone e l’azienda che ha rifornito Hezbollah

Secondo quanto riporta il New York Times, citando funzionari americani, Israele ha piazzato degli esplosivi nei cercapersone che Hezbollah aveva ordinato a un’azienda taiwanese. Una fonte di Hezbollah, che ha voluto restare anonima, ha dichiarato all’Associated Press che i dispositivi esplosi appartenevano a una nuova marca che il gruppo non aveva mai usato prima, senza fare nomi di aziende. Il marchio che compare sui cercapersone coinvolte sarebbe quello di un gruppo taiwanese, Gold Apollo, che però ha dichiarato di averne autorizzato l’uso, sul modello AR-924, a un’azienda con sede a Budapest, in Ungheria, chiamata BAC Consulting, che ha prodotto e venduto quei cercapersone.

Le cariche installate prima della consegna a Hezbollah

Anche se un funzionario statunitense ha confermato che si è trattato di un’operazione pianificata da Israele, restano da capire come l’attacco possa essere stato condotto. L’ipotesi più accreditata, secondo esperti contattati dall’Associated Presse, è quella di un intervento, da parte di chi ha installato gli esplosivi, nella catena di approvvigionamento e distribuzione dei cercapersone. Dispositivi esplosivi molto piccoli potrebbero essere stati incorporati nei cercapersone prima della loro consegna a Hezbollah, e poi tutti innescati a distanza simultaneamente, forse con un segnale radio.

Gli esperti: “Operazione sofisticata, Mossad principale sospettato”

Al momento dell’attacco, “la batteria era probabilmente per metà esplosiva e per metà reale”, ha dichiarato Carlos Perez, direttore dell’intelligence di sicurezza di TrustedSec. Un ex ufficiale artificiere dell’esercito britannico, citato sempre da Ap, ha spiegato che un ordigno esplosivo ha cinque componenti principali: un contenitore, una batteria, un dispositivo di innesco, un detonatore e una carica esplosiva. “Un cercapersone ne ha già tre”, ha spiegato l’ex ufficiale, ora consulente in Medioriente, che ha voluto restare anonimo. “Basterebbe aggiungere il detonatore e la carica”.

“Un attacco così sofisticato suggerisce che il colpevole ha raccolto informazioni per molto tempo“, ha spiegato Nicholas Reese, docente aggiunto presso il Center for Global Affairs della School of Professional Studies della New York University. Richiede la creazione delle relazioni necessarie per ottenere l’accesso fisico ai cercapersone prima della loro vendita, lo sviluppo della tecnologia da incorporare nei dispositivi e lo sviluppo di fonti in grado di confermare che gli obiettivi avevano con sé i cercapersone. 

Elijah J. Magnier, veterano di Bruxelles e analista senior di rischi politici con oltre 37 anni di esperienza nella regione, ha dichiarato di aver avuto conversazioni con membri di Hezbollah e con i sopravvissuti all’attacco con cercapersone di martedì: i cercapersone sarebbero stati acquistati più di sei mesi fa e “hanno funzionato perfettamente per sei mesi”, ha detto Magnier.
“Guardando il video, le dimensioni della detonazione sono simili a quelle causate da un detonatore elettrico o da una carica estremamente piccola ad alto potenziale”, ha dichiarato Sean Moorhouse, ex ufficiale dell’esercito britannico ed esperto di smaltimento di ordigni esplosivi. “Questo indica il coinvolgimento di un attore statale”, ha dichiarato aggiungendo che l’agenzia di intelligence di Israele, il Mossad, è il sospetto più ovvio.

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