Kiev: "Colpire i missili balistici in Russia è nostro obiettivo legittimo"

Nessuna conferma, ma neanche una secca smentita. Sulle voci riguardanti la presunta fornitura alla Russia di missili balistici a corto raggio da parte dell’alleato iraniano, Mosca preferisce mantenere un profilo intermedio. “Abbiamo visto questa notizia. Non tutte le volte questo tipo di informazioni sono vere”, ha osservato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, facendo riferimento alle indiscrezioni attribuite a funzionari americani e pubblicate, tra gli altri, sul Wall Street Journal. “L’Iran è un nostro partner importante, stiamo sviluppando le nostre relazioni commerciali ed economiche, stiamo sviluppando la nostra cooperazione e il dialogo in tutti i settori possibili, compresi quelli più sensibili”, ha proseguito Peskov. La cooperazione in campo militare tra Mosca e Teheran non è un mistero, visto che dall’inizio della guerra le forze russe usano i droni kamikaze ‘Shahed’ in Ucraina. La consegna di razzi balistici a corto raggio rappresenterebbe, tuttavia, un pericoloso salto di qualità.

Kiev: “Missili balistici in Russia sono nostro obiettivo legittimo”

Per gli ucraini i sospetti di tali forniture giustificano ancor di più la necessità di poter colpire obiettivi militari all’interno della Russia. “In risposta alla fornitura di missili balistici alla Russia, l’Ucraina deve essere autorizzata a distruggere con armi occidentali i magazzini che conservano questi missili, per evitare il terrore”, ha affermato il capo dell’ufficio di presidenza ucraino, Andrii Yermak. Via libera che i partner di Kiev hanno sinora esitato a concedere nel timore di essere risucchiati nel conflitto. Ma Yermak ha chiarito che “la protezione non è un’escalation”. I rischi di un confronto diretto tra Mosca e la Nato restano vivi, per questo in Occidente, e non solo, si punta a far ripartire la macchina diplomatica per arrivare a una soluzione politica del conflitto.

Il piano di Scholz e la reazione di Mosca

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha già espresso l’auspicio che la Russia possa partecipare alla prossima conferenza di pace. “Credo che ora sia il momento in cui dobbiamo discutere su come uscire dall’attuale situazione di guerra e raggiungere la pace più velocemente di quanto sembri”, aveva detto. Il Cremlino ha fatto sapere di aver appreso solo dai media di un possibile “piano di pace” di Scholz, di cui però “non sappiamo niente di più”. “Non stiamo scartando nessun piano in anticipo, ma dobbiamo capire di cosa stiamo parlando”, ha chiarito Peskov. Berlino, tuttavia, dubita che il presidente russo, Vladimir Putin, abbia la seria intenzione di raggiungere un accordo. Secondo il portavoce del governo tedesco Steffen Hebestreit, le ultime dichiarazioni del Cremlino “non hanno dato l’impressione di una grande disponibilità ad avviare negoziati di pace costruttivi”. Scholz, in ogni caso, ha sottolineato Hebestreit, non avrebbe comunque “alcuna esitazione a tenere una conversazione telefonica” con Putin se ritenesse il momento “appropriato”. L’obiettivo resta quello di un secondo vertice di pace, dopo quello in Svizzera, con la partecipazione non solo della Russia ma anche della Cina, che può esercitare pressioni decisive su Mosca.

Xi Jinping: “Sosteniamo tutti gli sforzi per la pace”

Xi Jinping, leader di Pechino, è tornato a parlare del conflitto durante l’incontro, nella capitale cinese, con il premier norvegese Jonas Gahr Store. “La Cina incoraggia e sostiene tutti gli sforzi che contribuiscono a una risoluzione pacifica della crisi e continuerà a insistere nel promuovere la pace e i colloqui”, ha detto Xi, aggiungendo di sperare che tutte le parti collaborino per creare condizioni favorevoli per una soluzione politica della crisi attraverso il dialogo.

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