“L’ora zero” si avvicina. L’attacco dell’Iran in risposta all’assassinio a Teheran del capo politico di Hamas, Ismail Hanyeh, è ormai dato praticamente per scontato da tutte le cancellerie occidentali e potrebbe avvenire già nelle prossime ore. Quello si cui si sta facendo pressione nei confronti di Teheran è soprattutto la portata della rappresaglia, viste le conseguenze che potrebbe portare in tutto il Medioriente.
Che la situazione sia bollente lo dimostra la telefonata effettuata dal presidente americano Joe Biden con i leader di Francia, Germania, Regno Unito e Italia. Secondo alti funzionari di Washington e Gerusalemme, l’Iran avrebbe preparato missili e droni “proprio come aveva fatto prima dell’attacco di aprile”.
La notte fra lunedì e martedì era una delle date cerchiate in rosso dagli esperti in quanto ricorre il Tisha B’av, ovvero un giorno di lutto in cui gli ebrei commemorano la doppia distruzione del Tempio di Gerusalemme, la prima nel 586 avanti Cristo e la seconda nel 70 dopo Cristo a opera dei romani. L’Idf ha fatto sapere di aver approvato piani militari che riguardano “diversi fronti” e ha vietato i viaggi all’estero per i piloti militari in modo che possano essere richiamati velocemente in servizio. Il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, ha annunciato lo spiegamento di un sottomarino con missili guidati in Medioriente e ha ordinato al gruppo d’attacco della portaerei USS Abraham Lincoln di accelerare il suo arrivo nella regione. Segnali inequivocabili di preparazione a ciò che potrebbe accadere.
I tanti contatti avvenuti in queste ore fra il mondo Occidentale e Teheran non sembrano aver avuto effetto. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha chiamato l’omologo di Teheran mentre il Segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, ha fatto altrettanto con il nuovo presidente Masoud Pezeshkian. Entrambi si sono sentiti rispondere che l’Iran ha “il diritto” di difendersi dopo la violazione della sua sovranità territoriale. Un concetto che il Paese degli ayatollah ha espresso anche al ministro degli Esteri cinese, Wang Yi.
Intanto il bilancio delle vittime a Gaza dallo scorso 7 ottobre si avvicina a quota 40mila, di questi oltre 16mila sono bambini. Hamas però ha annunciato che non intende partecipare all’incontro sul cessate il fuoco in programma giovedì. La richiesta dell’organizzazione palestinese è quella di “attuare il piano Biden” piuttosto che effettuare nuovi colloqui. Il presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas, invece si trova a Mosca in visita ufficiale. Nelle prossime ore incontrerà Vladimir Putin. Fra i due – ha spiegato il Cremlino – è previsto uno “scambio di opinioni” alla luce “dell’attuale peggioramento del conflitto israelo-palestinese e del disastro umanitario senza precedenti nella Striscia di Gaza”.