Il leader del Ppe vuole sparigliare nella galassia dei partiti di destra e al tempo stesso allargare la maggioranza al Parlamento europeo. Per Manfred Weber si tratta di una missione, quella di accentuare le divisioni già evidenti nel gruppo dei Conservatori e riformisti, dove ci sono i buoni e responsabili, come Fratelli d’Italia, e i cattivi anti-Ue, come il partito populista svedese e quello finlandese, o il potenziale ingresso di Fidesz di Viktor Orban. La scommessa è che subito dopo il voto le carte si mescolino. E’ qualcosa che avviene spesso con fuoriuscite ed ingressi non nel partito Ecr o Ppe, in questo caso, ma nel gruppo parlamentare. La forza guidata da Giorgia Meloni non solo esprime la premier del terzo paese europeo, ma in questi anni ha mostrato responsabilità sui vari dossier come il Patto Migrazione e Asilo, è il ragionamento che si fa in casa popolare.
Von der Leyen unica candidata del Ppe
E’ scontato che il Ppe si confermerà prima forza politica alle Europee ma la vera sfida è trovare i consensi nel nuovo Parlamento per Ursula von der Leyen nel voto a scrutinio segreto di settembre. Cinque anni fa l’ex ministra tedesca era stata eletta per soli 9 voti di scarto, con l’apporto essenziale del M5S. A Bucarest il Ppe vuole mostrare la sua leadership di unica forza in grado di dare le carte ed ergersi a difensore del progetto europeo e argine alle destre euroscettiche. Una platea di 801 delegati accorrerà nella capitale romena, oltre alla presidente della Commissione von der Leyen e del Parlamento Ue, Roberta Metsola, e 12 primi ministri (che forse già a giugno potrebbero essere 14 e che a marzo vedranno l’arrivo di Maria Gabriel alla guida del governo bulgaro). Al congresso dei popolari Ursula von der Leyen, unica candidata del partito alla carica di presidente della Commissione (spitzenkandidat), sarà incoronata con un’amplissima maggioranza, ben oltre il 50% dei voti necessari, anche se il voto sarà a scrutinio segreto, qualcosa che i socialisti e i liberali, ad esempio, non hanno nei loro congressi, e di cui Weber va orgoglioso. Alcune defezioni sono già state messe in programma.
Al momento gli unici ad aver espresso criticità sono stati i Repubblicani francesi, fondati da Nicolas Sarkozy. Les Républicains rappresentano una situazione particolare, legata all’opposizione a Emmanuel Macron. Nel 2019 fu infatti il capo dell’Eliseo a tirare fuori dal cilindro la ministra tedesca, allora sconosciuta ai più, per lanciarla alla guida del Commissione europea. In questi cinque anni, von der Leyen ha mantenuto un legale speciale con il presidente francese e si è recata più volte a Parigi che a Berlino. Il resto dei popolari marcerà compatto dietro le insegne di von der Leyen, che ha già in tasca il secondo mandato, un bis che eviterà alla Germania di dare ai Verdi il commissario Ue, come previsto dall’accordo di coalizione del governo Scholz, e di continuare a occupare la massima carica in seno alla Commissione. E ai popolari di mantenere la guida dell’Esecutivo Ue (che in realtà ha il potere di avanzare le proposte legislative). Non è escluso nemmeno un bis di Roberta Metsola alla presidenza del Parlamento europeo. In quel caso per i liberali di Renew e i socialisti di S&D rimarrebbero solo la presidenza del Consiglio europeo (ovvero la guida degli Stati membri) e l’Alto rappresentante Ue per la politica estera. Oggi l’assemblea politica online del Ppe ha anche finalizzato il manifesto politico che verrà presentato a Bucarest, appoggiato da tutti, senza voti contrari. Di fatto la campagna di von der Leyen è già iniziata: da quanto si apprende, la leader tedesca vuole fare una campagna vivace sui media e social media, ma anche essere sul campo negli Stati membri per presentarsi nel momento principale della campagna.
100 giorni dal voto del 6-9 giugno
L’Eurocamera intanto è già in fibrillazione per la tornata elettorale. Si contano 100 giorni dall’appuntamento del 6-9 giugno. Il Parlamento europeo ha approntato un sito speciale per cittadini e giornalisti, un kit per la stampa e una tabella di marcia con i vari appuntamenti. A marzo saranno finalizzati gli spitzenkandidaten, ovvero i capi lista dei vari gruppi candidati per ricoprire la carica di presidente della Commissione. Al momento sono candidati per il Ppe, Ursula von der Leyen, il commissario lussemburghese Nicolas Schmit per S&D, Terry Reintke e Bas Eickhout per i Verdi. Il 23 maggio dovrebbe tenersi un dibattito televisivo con l’Ebu, l’Unione europea di radiodiffusione, come avvenuto nel 2019 e nel 2014. Dopo la proclamazione dei risultati, il mese di giugno sarà impiegato per la costituzione dei gruppi politici. Il 16-19 luglio ci sarà l’avvio della nuova legislatura con l’elezione del/la presidente del Parlamento, dei vicepresidenti, dei questori e con la composizione delle commissioni parlamentari. Questa volta, invece, per l’elezione del/della presidente della Commissione non si svolgerà a luglio ma a settembre, nella sessione del 16-19. Poi ci sarà la selezione e la nomina dei 27 commissari, un lungo processo che potrebbe far slittare l’inizio della nuova Commissione a novembre/dicembre. Il mandato ufficiale dell’attuale Commissione dura fino al 31 ottobre 2024, ma se a quella data il nuovo Collegio non è ancora entrato in funzione, quello attuale resta in carica per il tempo necessario. E’ già successo nel 2019, quando l’attuale Commissione è entrata in carica solo il 1° dicembre, un mese dopo la data prevista.