Il servizio carcerario ungherese fa una nota: "Diffuse bugie, le respingiamo"
Polemiche sulle condizioni di detenzione di Ilaria Salis, italiana detenuta in Ungheria. Le affermazioni dell’ex compagna di cella di Ilaria Salis, Carmen Giorgio, pubblicate sui media italiani e ungheresi “sono semplicemente bugie, pertanto l’organizzazione penitenziaria le respinge categoricamente”. Lo scrive il Servizio carcerario ungherese in una nota. “Riteniamo triste e immorale che alcuni media riportino il ‘fango’ di un ex detenuto senza consultare la controparte, trattandolo quasi come un dato di fatto – scrive l’organizzazione -. Nel nostro Paese, la legislazione in materia e diversi protocolli professionali regolano le condizioni di detenzione con norme rigorose, che vengono regolarmente controllate dalla Procura, in quanto organo di controllo della legalità, nonché dal Commissario per i diritti fondamentali. I detenuti che ritengono che i loro diritti siano in qualche modo violati hanno la possibilità di sporgere denuncia”.
“Una prigione è una prigione perché non fornisce i servizi di un albergo a più stelle! Negli istituti forniamo ai detenuti tre pasti al giorno, la qualità del cibo non è certo vicina allo standard di un ristorante stellato Michelin, ma soddisfa i requisiti di una dieta sana” scrive il servizio carcerario. “Negli istituti vengono effettuati continui controlli igienici e i detenuti ricevono un’adeguata assistenza sanitaria. La presenza dei ratti è una bugia, i penitenziari rispettano elevati standard igienici. Ciò è supportato dal fatto che, nonostante la comunità chiusa, durante l’epidemia di Covid non si sono sviluppati focolai epidemiologici da nessuna parte nelle carceri ungheresi. Negli istituti il trattamento avviene in conformità alla normativa, l’istituto penitenziario svolge la propria attività professionale nel rispetto della dignità umana. In caso di violazione o trasgressione da parte dei detenuti o della vigilanza, i dirigenti del carcere prenderanno in ogni caso le misure necessarie”.
“Al momento dell’ammissione forniamo ai cittadini stranieri il regolamento interno scritto nella lingua che parlano, in modo che possano familiarizzare con il regolamento dell’istituto il prima possibile e nel modo più accurato possibile, tuttavia non è previsto che i nostri colleghi comunichino in ogni lingua parlata oggi” dice ancora la nota. “Il personale comunica con i detenuti di nazionalità straniera in inglese e tedesco riguardo alla vita quotidiana, tuttavia per le questioni ufficiali utilizziamo sempre un interprete nella lingua madre del detenuto. Le accuse infondate danneggiano gravemente la buona reputazione dell’istituto penitenziario e dei suoi dipendenti, alla quale abbiamo diritto!”, conclude la nota.
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